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L'ha detto o no? Poco importa, Sarri ha comunque avuto ragione: la Juve è (stata?) inallenabile

di Ivan Cardia
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© foto di Insidefoto/Image Sport

Dicono che la vendetta vada servita fredda. Nel caso di Maurizio Sarri, se arriverà, sarà al massimo tiepida. È ancora fumate la separazione dalla Juventus, con uno scudetto in tasca, qualche mozzicone nell'altra, la valigia fatta due settimane dopo essere arrivato a Torino ma usata soltanto a distanza di undici mesi. Tanti saluti, grazie ma niente arrivederci: la crisi di rigetto è stata evidente, sebbene taciuta per quasi tutta la stagione. Tutti sapevano che covasse sotto le ceneri e in questo, va detto, sono stati tutti eccellenti. A partire dall'allenatore toscano: portare a dama quella stagione, con tanto di lockdown, è stato un piccolo grande capolavoro. Concluso con una parola che ne è stata la perfetta sintesi: inallenabile.

Sarri non l'ha mai detto ufficialmente. Ma aveva ragione. Il toscano, nel frattempo passato per un anno sabbatico e ora approdato alla Lazio, ci ha tenuto a ricordarlo. L'ha derubricato al ruolo di virgolettato giornalistico: nessuna dichiarazione ufficiale attesti che abbia effettivamente pronunciato su quella parola. Al di là dell'autorevolezza di chi l'ha riportata, è però molto credibile che l'abbia fatto. Perché i fatti gli hanno dato ragione: la stagione di Pirlo è stata più nothing che all, una perenne sbandata senza mai trovare il bandolo della matassa. Fatica a inquadrarlo anche Massimiliano Allegri, vissuto da parte di tutta la critica come l'esatto opposto di Sarri: molto concreto e quasi sempre vincente, uno che per principio trova tutto allenabile, perché convinto di doversi adeguare lui alla squadra, e non viceversa. Due filosofie a confronto. Nel mezzo la Juventus, sedotta e abbandonata da Ronaldo, in preda a un centrocampo che negli anni ha perso qualità e ingolfata da stipendi multimilionari senza un rendimento adeguato. Non ha ancora un'identità, la formazione bianconera: l'ultima volta che l'ha avuta gliel'ha messa addosso a forza - e quindi calzava male - lo stesso Sarri. Ha tanti doppioni e oggi non ha neppure più quel solista che pure stonava nell'orchestra. È stata inallenabile, lo è tuttora.

La vendetta perfetta. È quasi paradossale che l'incrocio fra Lazio e Juventus, come ha ricordato Allegri la sfida tra le due società che hanno vinto di più nell'ultimo decennio in Italia, non voglia dire nulla in chiave scudetto. Nessuna dei due è in corsa per il tricolore o ha margini per rientrarvi. Sotto questo profilo, sarà molto più interessante e significativa la sfida tra Inter e Napoli. Lazio-Juve, però, ha il sapore del redde rationem. Sarri contro il suo passato: batterlo sarà chiudere il cerchio. Anche perché complicherebbe in via definitiva una stagione già pericolante. Ma pure Sarri contro Allegri. A proposito di cose dette e non dette, entrambi hanno ridotto a retroscena giornalistici buona parte della rispettiva rivalità, in verità quasi ontologica: vorremmo fare l'esempio di una celebre conferenza stampa del livornese, ma se lo facessimo verrebbe giù tutto.

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Sabato 4 Maggio 2024
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