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Il livello del campionato, l'assenza di eredi: ecco perché in Italia gli over 35 fanno la differenza

di Raimondo De Magistris
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Il nostro è un campionato di 'vecchi'? Perché nel 2020 a fare la differenza sono ancora Zlatan Ibrahimovic, che ha compiuto 39 anni il mese scorso, e Cristiano Ronaldo? A vedere l'ultima giornata di campionato, il tempo sembra essersi fermato. Si potrebbe riavvolgere il nastro di 15 anni, perché in fondo i protagonisti sono calciatori che anche nel 2005 facevano la differenza. In quella stagione, CR7 era già una stella dei red devils di Sir Alex Ferguson mentre Zlatan era in Italia e si apprestava a vincere uno Scudetto poi revocato dallo scandalo Calciopoli. Quindici anni dopo, i nomi sono sempre i loro. Ibrahimovic - fin qui un gol ogni 51 minuti in questa Serie A - ha risolto la trasferta di Udine praticamente da solo. Mentre a Cristiano Ronaldo sono bastati tre minuti per spiegare un concetto: vanno bene gli schemi, l'organizzazione, la chiarezza tattica, ma poi un campione è un campione. E se la Juve a Cesena prima del suo ingresso sembrava squadra smarrita, in difficoltà anche nel difendere l'1-1, dopo l'ingresso di CR7 era semplicemente un'altra squadra. Ma perché fanno ancora così tanto la differenza?

Il livello della Serie A - Non esistono spiegazioni semplici, né verità inconfutabili. Ma non c'è dubbio che i fattori siano molteplici. Il primo è probabilmente da ricercare nel nostro campionato. Tatticamente complicato, spigoloso, ma non c'è dubbio che se guardi una partita di Serie A e la confronti con una di Premier League - ma anche di Bundesliga - il ritmo e l'intensità siano inferiori. Si gioca a una marcia in meno, e questo permette a questi campioni di poter fare ancor di più la differenza.

La cura di sé - Fateci caso, a riuscire in questa impresa sono soprattutto giocatori che hanno fatto del culto del proprio corpo, della cura di sé, un fattore imprescindibile. Giocatori come Cristiano Ronaldo o Zlatan Ibrahimovic, ma anche Fabio Quagliarella, Rodrigo Palacio o Giorgio Chiellini, sono giocatori maniacali nella cura del corpo. In questo modo, riescono a spingerlo oltre. Tutt'altro che esempi di genio e sregolatezza, insomma.

Chi sono gli eredi? C'è poi da fare un confronto anche tra questi grandi campioni e quelli che, in teoria, dovrebbero prendere il loro posto. Chi sono? Ci sono? La Serie A che 20 anni fa era la casa dei grandi campioni da tempo non è più l'epicentro del calcio e in Serie A è totalmente venuta meno una fascia di giocatori di altissimo livello che oggi militano in altri campionati. Per intenderci, i migliori giocatori che oggi hanno tra i 27 e i 32 anni (ma anche quelli più giovani) oggi non giocano in Italia.

Tecnica di base - Finalmente, si sta riprovando a mettere il pallone al centro di tutto. Però la tecnica di base per troppi anni è stata sacrificata nel calcio giovanile sulla base di un atletismo che era l'unico fattore di scelta. L'unico parametro utile per decidere chi mandare avanti e chi no. Anche qui, l'impressione è che si sia saltata una generazione, forse anche due, e le doti tecniche di chi è emerso 20 anni fa difficilmente le ritrovi nei giocatori protagonisti degli ultimi 10-15 anni.

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