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Il calcio italiano riparta dalla coreografia dei tifosi del Milan prima del derby

di Marco Conterio
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Cercando di fuggire quanto possibile da ogni bassa retorica, il derby di Milano l'ha vinto il pubblico. Perché c'è qualcosa che va oltre, in questi tempi disgraziati, al semplice elogio dell'amore incondizionato e sperticato per i colori di sempre. L'ultima volta era un teatro vuoto, e noi chiusi a vederlo da lontano. E nessuno sugli spalti, il gioco per i giocatori ma senza l'ombra di uno spettatore. Per questo la coreografia della Curva Sud, la dedica agli operatori sanitari, alle vittime del Covid, sono più che un omaggio. Sono vita nella sua essenza più pura. Il tifo come veicolo straordinario, e lo imparino pure i facinorosi, i violenti, i razzisti, ma anche chi crede che gli spalti siano fatti sono di quello e poc'altro. Lo stadio può essere un mezzo per un'emozione non solo personale, non solo per i propri colori, ma collettiva, unica.

Quando il tunnel finirà
San Siro coi tifosi in festa, e nel derby di Milano quelli dell'Inter al fianco di quelli del Milan sono uno spettacolo purtroppo altrove raro ma lì bellissimo, è ricordarci com'eravamo, vedere quel che saremo, quando il tunnel finirà. Novanta minuti di festa pura, anche di veleni sportivi, di rabbia, di disperazione, di proteste, di abbracci. E' finita pari, avrebbe meritato a larghi tratti l'Inter, ad altri il Milan, la retorica vuole che in serate così di vincitori non ce ne debbano essere e così è stato. O forse festeggiano più i rossoneri perché il distacco resta immutato e la fuga salda e duratura. Inzaghi vede il bicchiere mezzo vuoto, Pioli quello mezzo pieno, salute.

Una rivoluzione per il tifo e per il calcio
Il calcio italiano riparta da qui. Perché navigando in questo mare crudele, ci siamo imbattuti in onde più alte delle nostre paure. In qualcosa di infinitamente invisibile e grandemente terrificante. Prima umani, poi uniti, prima insieme, poi divisi. La Sud del Milan ha insegnato che c'è un tempo per avere paura, uno per reagire, uno per riflettere. Per il tifoso la coreografia è lo strumento laicamente più sacro per rendere omaggio. E sull'altare più importante, il Milan ha deciso di dire grazie. Di dedicarsi a qualcosa di più alto. Di dimostrare che c'è luce, oltre la siepe. Che il calcio riparta da qui. Da questa notte, da questa cornice che non ha nulla di retorico ma tutto di vero e puro. Che sia una rivoluzione per il tifo. Che sia la copertina del nostro calcio per gli anni a venire.

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