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Arteta è la chiave dell'Arsenal e vuole costruire la squadra intorno a Vlahovic e Arthur

di Michele Pavese
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Il titolo di campione d'Inghilterra manca ormai dal lontano 2003-04. Nelle ultime otto stagioni sono arrivati comunque otto trofei (quattro FA Cup e quattro Community Shield) ma l'Arsenal resta sempre quel club che, per dirla con le parole del suo più illustre tifoso, regala "una marea di dolori e, una volta ogni morte di Papa, attimi di gioia trascendentale". Condannato ad agire in disparte, nell'ombra del Manchester United, del Manchester City, del Liverpool, del Chelsea e persino del Leicester. Eppure, silenziosamente, i Gunners sembrano aver superato le fisiologiche difficoltà conseguenti all'addio epocale di Arsene Wenger e sono tornati ad avere un senso, come squadra e come simbolo del calcio inglese.

Una nuova prospettiva - Gran parte del merito va a Mikel Arteta e a una società che, per una volta, non ha avuto fretta e non ha preso decisioni drastiche, intuendo il potenziale dell'ex vice di Pep Guardiola e concedendogli tempo per ambientarsi, entrare nella testa dei giocatori e fissare i concetti. E perché no, anche di sbagliare: quando si crede in un determinato percorso, bisogna avere il coraggio di essere pazienti. Al di là dei risultati - giudice supremo -, l'impressione è che il quarantenne di San Sebastián sia già sulla buona strada, nonostante a fine agosto in molti avrebbero scommesso sul suo esonero; nove gol subiti, zero fatti e tre sconfitte nelle prime tre giornate di campionato, nel calcio moderno, basterebbero a tanti presidenti per emettere una sentenza di condanna. Per sua fortuna, però, Stan Kroenke non si è lasciato prendere dallo Zamparinismo dilagante ed è stato ripagato. La crescita, dei singoli e del gruppo, è evidente, le ambizioni sono sempre più grandi. E chissà che il mercato non possa regalare qualche gradita sorpresa per inseguire un posto nella prossima Champions League.

Rinforzi dalla Serie A - Per tornare a competere con i colossi della Premier League, l'Arsenal ha bisogno di investimenti oculati, in linea con quella filosofia che ha sempre privilegiato l'acquisto di giovani di talento. In quest'ottica si inserisce Dusan Vlahovic, l'obiettivo numero uno per rinforzare l'attacco. Un reparto apparentemente affollato ma effettivamente privo di un leader: Pierre-Emerick Aubameyang è separato in casa da settimane, Alexandre Lacazette non è mai riuscito a sfondare il muro delle 20 reti, Eddie Nketiah è il talento in rampa di lancio ma a giugno (con ogni probabilità) farà le valigie e lascerà Londra da svincolato. Così, il serbo della Fiorentina potrebbe risolvere tanti problemi e certificare ancor di più la volontà dell'Arsenal di essere protagonista, nel presente e nel futuro. Un investimento da settanta milioni che la Viola non si lascerebbe sfuggire, ma l'offerta potrebbe non convincere del tutto gli agenti di Vlahovic, ansiosi di ricevere proposte economicamente più vantaggiose.

Ha meno mercato invece Arthur, che ha già detto sì alla proposta, consapevole che Arteta sia pronto a consegnargli le chiavi del centrocampo. Il prestito secco con ingaggio totalmente pagato dagli inglesi, però, non convince la Juventus, che vorrebbe avere la garanzia di una cessione (o quantomeno di un'opzione di acquisto) prima di privarsi subito di un giocatore che, tra l'altro, ad Allegri non dispiace, nonostante non abbia mostrato tutto il suo potenziale. Discorsi aperti, l'Arsenal pensa in grande. Con Arteta alla Wenger - facendo le dovute proporzioni - e con almeno due pezzi da 90 da inseguire fino alla fine.

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Lunedì 20 Maggio 2024
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