Menù Notizie

Lentezza e paura di vincere, terz'ultimo posto meritato

di Redazione Genoa News 1893
per Genoanews1893.it

Il Genoa era e resta un illustre ammalato. Si confidava nella gara col Chievo per un'inversione di marcia, ma l'ennesima rivoluzione targata Juric – mezza squadra cambiata rispetto al match con la Lazio - non ha sortito che il brodino di un punto, utile soltanto a scongiurare l'ultimo gradino della classifica ma non sufficiente a garantirsi una provvisoria salvezza.

Basta ed avanza, purtroppo, un esiguo numero di capitoli di campionato per capire che il Grifo – almeno sino al mercato invernale – sarà condannato a permanere nelle acque limacciose della graduatoria. Juric ha ammesso che mancano all'appello – per infortunio o condizione fisica carente - giocatori importanti, la gran parte di coloro che dovrebbero essere deputati alla segnatura o alla rifinitura, ma a ben vedere la sola assenza di Lapadula si deve alla jella. E non è così scontato che con l'ex rossonero al posto di Pellegri, trasformatosi in tre giorni da eroe eponimo a pulcino bagnato, la sfida avrebbe assunto altri connotati. Il titolare, ben più navigato, difenderà meglio la palla, forse suggerirà qualche passaggio in più, ma quando non arrivano palloni in prima linea, pure il Van Basten dei tempi d'oro avrebbe seri problemi a compiere una giocata decisiva.

Se Centurion è impresentabile e sia Bertolacci, sia l'inguardabile Lazovic, in teoria i più virtuosi in organico, appaiono lontanissimi da una forma accettabile, forse si deve anche chiamare in causa la loro “gestione” da parte di mister e preparatore atletico. Ieri “Berto”, impiegato come trequartista, è parso spaesato per tutto il primo tempo e Brlek, alle sue spalle, ha svolto il compitino di centrocampista puro con titubanza, prudenza e paura di sbagliare. Juric avrebbe dovuto invertire la loro posizione dopo un quarto d'ora al massimo, ma non l'ha fatto.

Vero che sino all'intervallo il Genoa ha fatto registrare una netta supremazia territoriale, ma così era successo anche nel secondo tempo a Reggio Emilia, con identici risultati. Inutile girare palla con precisione ma a velocità lumachesca, secondo i dettami di un Veloso didascalico sì ma “moviolistico”: per cogliere di sorpresa uno schieramento avveduto come quello clivense, sarebbe occorso ben altro ritmo. Senza contare che è inutile liberare qualche esterno quando maturano cross sbilenchi e non sfrettabili come quelli calciati da Laxalt o incursioni sterili come quelle, rarissime, tentate da Lazovic, il peggiore in campo.

Sarà un caso, ma è stato sufficiente, nella ripresa, lasciare negli spogliatoi il serbo e Brlek a pro di Rosi e Taarabt per ammirare un Genoa più volitivo, imprevedibile e ficcante. Il gol di Laxalt è stato il legittimo coronamento di un forcing non sempre ordinato ma costante e gagliardo. Il più pareva fatto, ma nel prosieguo della ripresa i rossoblù hanno accusato dapprima la classica paura di vincere e poi incassato il pari, una crescente paura di perdere, che ha ulteriormente frenato la squadra, incapace di riproporsi in avanti e, anzi, costretta a rischiare una seconda capitolazione.

Juric, forse sin troppo clemente verso i suoi giocatori, ha evidenziato in sala stampa che il gol di Hetemay è scaturito dal primissimo errore difensivo di Biraschi e compagni. Sarà anche vero, ma nella circostanza la difesa rossoblù si è aperta come un libro, favorendo l'assist di Castro e la stoccata vincente di Hetemay: uno svarione collettivo davvero imperdonabilde, che segnala vieppiù l'incapacità – già palesata con la Lazio – di mantenere in risultato positivo per più di quache minuto.

Il continuo turn over adottato in quest'avvio di stagione da Juric è servito a misurare pregi e difetti di gran parte dei giocatori, ma alla fine il bilancio è inquietante: su quanti calciatori si può fare affidamento per lasciarsi alle spalle in graduatoria almeno tre team? Senz'altro meno di undici anche contando un Lapadula ancora lontanissimo dal rientro. La lentezza e la prevedibilità del centrocampo e la scarsa pericolosità delle punte, d'altronde, non vanno pià letti come difetti momentanei ma costituzionali, che solo sul mercato di riparazione potranno essere eliminati.

Due parole, infine, su Rigoni, il cui innesto in corso d'opera dopo il periodo di accentonamento e il confronto polemico con l'allenatore, è stato accolto dal popolo genoano con un boato più assordante di quelli dedicati in passato a giocatori di ben altra caratura. La piazza, insomma, ha preso decisamente le parti del giocatore, come se si trattasse di un fuoriclasse. Al di là della scelta tecnica operata dal mister (discutibile come qualsiasi altra), è parso assai intempestivo l'intervento pubblico di Andrea D'Amico, procuratore dell'atleta, prodromo della piccata replica di Juric. Una stucchevole schermaglia che una società organizzata – con un assetto dirigenziale funzionante – avrebbe certamente scongiurato.

PIERLUIGI GAMBINO


Altre notizie Genoa
Giovedì 28 Marzo 2024
 05:30  Il buongiorno
Mercoledì 27 Marzo 2024
 05:30  Il buongiorno
Martedì 26 Marzo 2024