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Tre partite restano abbordabili, la salvezza dipende dal... Genoa

di Redazione Genoa News 1893
per Genoanews1893.it

Parliamoci chiaro: se il campionato iniziasse oggi o se Crotone ed Empoli fossero affiancate ai rossoblù in classifica, sarebbero i giocatori di Juric a seguire Pescara e Palermo all'inferno. Il divario attuale di condizione e convinzione tra il Grifo e le altre due pericolanti è abissale. Vero che toscani e calabresi sono spinti da un vento estremamente favorevole – avversarie demotivate e jellate – ma il furore agonistico col quale affrontano questo convulso finale di stagione è ben lontano dall'atteggiamento remissivo che in troppe circostanze hanno esibito Burdisso e compagni.

Si dirà: Crotone ed Empoli erano mentalmente preparate sin da agosto a sputar sangue per strappare la quart'ultima piazza, mentre il Genoa, accreditato inizialmente di un decimo posto, mai avrebbe pensato di doversi guadagnare la salvezza sino in fondo, ma questa constatazione non deve suonare come attenuante.

Nessuno si attendeva una repentina accelerata di formazioni che apparivano lontanissime in graduatoria, ma la realtà e questa e ci si deve adeguare al più più presto. I rossoblù difficilmente riusciranno ad evitare il sorpasso dell'Empoli, favorito da un calendario in discesa, ma rispetto al team di Davide Nicola vantano un tesoretto di sei punti... e mezzo che non garantisce nulla ma almeno per ora mantiene distanti i pensieri più neri.

Parecchie formazioni in questa scombiccherata serie A ormai hanno tirato i remi in barca: tra esse un Chievo in caduta libera, un Palermo che becca da chiunque sonore scoppole ed un Toro che vale ben più di siciliani e veneti ma non appare animato dal sacro fuoco. Tocca al Grifone – che consideriamo battuto in partenza da Inter e Roma, le altre due rivali da fronteggiare - sfruttare la loro carenza di stimoli per agguantare i punti necessari a non affondare.

Sulla carta il Crotone è atteso da partite terribili, ma non c'è da fidarsi troppo di un Milan involuto e forse voglioso di sfuggire ad un sesto posto non troppo sconveniente, di una Juve che arriverà in Calabria con lo scudetto cucito sulla maglia e di una Lazio che nel turno conclusivo potrebbe anche trovarsi senza più necessità legate alla classifica. Certo, tutto dovrebbe continuare ad andare benissimo ai pitagorici, ma sarà meglio provvedere autonomamente ad assicurarsi la permanenza in A senza fare troppi calcoli legati all'altrui andamento.

Di sicuro occorre che il Genoa si cali rapidamente nella nuova realtà e capisca che il vantaggio di punti non è più tranquillizzante. Fortunatamente di Juve ce n'è una sola, sicché non soffermiamoci più di tanto sulla sconfitta nel posticipo serale, ma sarebbe ingiusto ignorare che i bianconeri si sono presentati con parecchi rincalzi, hanno segnato quattro gol, colpito due legni e in certe circostanze hanno offerto l'impressione di non voler infierire. Il Grifone, nulla più che un morbido sparring partner, è stato in partita per una ventina di minuti, prima di sparire ai primi colpi inferti dai piemontesi. Ci sta di perdere in quello stadio, non di fare la comparsa. Le incertezze del portiere Lamanna, i crescenti affanni di Burdisso, la pochezza dell'attacco, l'assoluta impalpabilità di Lazovic preoccupano a prescindere dalla rivale di turno.

L'obbligo tassativo di tutto l'ambiente Genoa è di mettersi alle spalle, da qui a metà maggio, qualsiasi polemica o protesta, rinviando una resa dei conti peraltro inevitabile. Questi ragazzotti in casacca rossoblù che non spiccano per saldezza di carattere hanno bisogno di trovare, già domenica prossima, tutto uno stadio che li spinga, dal primo al 95°, ad una vittoria fondamentale. D'altronde, la salvezza è un bene prezioso anche per la tifoseria e non solo per una società che merita soltanto aspre critiche per la pessima campagna di indebolimento attuata a gennaio. Non concediamo alibi di natura ambientale: il Joker saprebbe come sfruttarli a proprio vantaggio.

PIERLUIGI GAMBINO


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