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ATENE E LA CHIUSURA DI UN CICLO IN OGNI CASO STORICO

di Alessandro Di Nardo
per Firenzeviola.it
www.imagephotoagency.it
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All'indomani dalla sbornia di gioia e festeggiamenti vissuti a cavallo tra lo Jan Breydel Stadium di Brugge e l'aeroporto di Peretola, il popolo viola si è risvegliato con un pensiero. Cinque lettere, un universo di significati e di storia racchiuso dentro: Atene. La culla della civiltà greca, uno dei centri nevralgici del passato. La patria dei grandi pensatori. Ed è proprio lì che Vincenzo Italiano chiuderà con ogni probabilità la sua epopea viola. 

PER LA STORIA -  Recupero di campionato con l'Atalanta a parte -si concluderà tutto lì, ai piedi del Partenone. Sarà per Italiano la 161esima gara sulla panchina viola, la più importante della storia recente di un club che grazie a lui ha centrato due finali europee consecutive per la seconda volta dal suo anno di fondazione (l'unico precedente è del biennio 1960-62, doppia finale di Coppa delle Coppe prima vinta coi Rangers e poi persa con l'Altetico Madrid). Basterebbe questo per imprimere il suo nome nel libro delle leggende viola. Perché va bene, si tratta di Conference League, ma anche la gara di ieri ha dimostrato che nulla è scontato. Che questa, che piaccia ai più o no, è la dimensione della Fiorentina attuale. Una squadra che deve festeggiare (ed è giusto così) un traguardo alla portata ma non per questo dovuto. Se lo sono conquistati con le unghie e coi denti, Biraghi e i suoi, nel catino del Jan Breydel Stadium di Brugge come accaduto dodici mesi fa nel St. Jakob-Park di Basilea. Con lo stesso dramma, il medesimo pathos per una sceneggiatura degna di una tragedia greca.

IN TESTA PRAGA - L'ultimo atto sarà degno delle premesse. Stasera la Fiorentina conoscerà chi sfidare sotto al Partenone. Intanto tutto l'ambiente si prepara per una sfida che sarà la chiusura del cerchio sia per la gestione Vincenzo Italiano ma anche per diversi protagonisti dell'ultimo triennio che saranno destinati a partire in estate. Negli occhi di tutti c'è quella serata del 7 giugno scorso all'Eden Arena di Praga. Quel gol di Bowen al 92' e quelle lacrime che ancora non si sono asciugate. Dopo quella "scottatura", come l'ha chiamata Biraghi, non era facile avere la forza di ritornare all'atto finale. Combatterà anche coi fantasmi di Praga questa Fiorentina insieme al suo condottiero Vincenzo Italiano, che se in quest'annata ha dimostrato ancora limiti caratteriali e di gestione delle partite, ha altresì fatto capire a tutti di essere un uomo da gran gala, un tecnico da coppa, capace di passare 18 turni a eliminazione diretta in tre anni e di diventare l'unico allenatore della storia a portare per due volte in una finale europea la Fiorentina. Sui social continuano a chiamarlo ironicamente Vincenzo "Iraniano" per una sua visione "rigida" del calcio. C'è chi lo posiziona nel mucchio dei sedicenti filosofi del calcio. Per tutti loro, per il ricordo di Praga, per una piazza che non festeggia  da ventitré anni, per una generazione di giovanissimi che nonostante non conosca cosa vuol dire sollevare un trofeo stanotte alle 1.30 lo ha acclamato, Vincenzo Italiano ha l'occasione di fare qualcosa che prima del suo arrivo a Firenze pareva impensabile: vincere e farlo proprio lì, nella patria dei grandi pensatori.


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