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PICCOLO MANIFESTO DI MEDIOCRITÀ E PRUDENZA. MA OGGI PARLA IL CAMPO

di Stefano Prizio
per Firenzeviola.it
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Sebbene Rocco Commisso non abbia ancora fatto ritorno dal suo New Jersey a Firenze, il 15 aprile scorso, rigorosamente tramite l’house organ del club, come è ormai abitudine per la comunicazione ad una sola voce del club viola, ha esternato dettando una sorta di manifesto d’intenti per il futuro prossimo della Fiorentina. Il proclama viola è un inno alla prudenza, un salmo alla parsimonia che lascia ben intendere come sarà la modestia la cifra che caratterizzerà i prossimi tempi della squadra viola. ‘Non faremo promesse che non potremmo mantenere’, dice Commisso, che garantisce solo ‘piedi per terra e conti in ordine’, dando il bando ai sogni ed alle ambizioni superiori. 

Anche per risistemare l’organigramma societario dopo la dipartita di Barone, Commisso ha scelto di percorrere la via della soluzione interna, malgrado palesi carenze di esperienza, infatti se è vero che Pradè può vantare un esercizio trentennale del ruolo di guida tecnica di un club, svolge infatti tale compito già da prima degli anni 2000, e così Burdisso il quale ha un passato notevole da calciatore e svolge il ruolo di Ds dal 2018.

Diversa invece la situazione di Alessandro Ferrari nominato da Commisso Direttore generale, prima ad interim, dopo la morte di Barone, ed ora riconfermato nella mansione. Un esordio per lui che ha svolto solo l’ufficio di responsabile della comunicazione, prima nella Fiorentina  dei  Della Valle ora con Commisso. 

Ma al di là dei nomi confermati e dei loro curricula, Commisso sembra aver chiuso a futuri inserimenti di nuove professionalità nell’organigramma, insomma se taluni coltivavano la speranza che un giorno potessero approdare in viola manager che hanno fatto le fortune sportive delle squadre che hanno diretto e costruito, come Giovanni  Sartori, protagonista del miracolo Chievo agli albori del millennio, poi dell’Atalanta in versione europea ed ora dello straordinario Bologna. O come Pantaleo Corvino che a 74 anni continua a macinare calcio col Lecce in serie A, tutto con 15 milioni lordi di monte ingaggi. Ecco, se qualcuno sperava, adesso potrà mettersi l’animo in pace.

La mediocritas poco aurea e depurata dall’illusione di raggiungere grandi obiettivi nella quale la Fiorentina naviga e continuerà a navigare, è certificata plasticamente  dalla circospezione con cui procede, anzi ristagna, la ricerca del prossimo allenatore, l’ordine di scuderia sembra essere rifuggire da candidati prestigiosi e pretenziosi, ma anche da tecnici emergenti che coltivino troppi sogni di gloria, per rifugiarsi in scelte poco ardite di allenatori talmente lusingati di essere il prescelto, dall’accettare ogni scelta societaria, senza polemiche o mal di pancia. Identikit che porta direttamente all’ex tecnico della Primavera viola Aquilani

Intanto i numeri impietosi documentano come le presenze di tifosi allo stadio scemino sempre più e, tra appelli ad andare allo stadio c’è persino chi ne dà la colpa ad un presunto imborghesimento dei tifosi viola.

Un’analisi più attenta del fenomeno dovrebbe tuttavia prendere in considerazione gli effetti dell’inibizione di ogni sogno e ambizione da parte di un club che non perde occasione per ricordare i soldi che ha investito nella squadra e deprime la fama di vittorie dei tifosi, senza considerare  che un conto è spendere cifre quasi mai popolari per entrare in un impianto obsoleto e scomodo per ammirare Rui Costa, Batistuta ed Edmundo che se la giocano per la Champions. Un altro conto per assistere alle gesta di Ikonè, Belotti e Sottil decimi in classifica.

Ma, c’è un ma, infatti se è vero che, come dice Battiato, l’etica è una vittima della storia. E’ vero anche che nel calcio ogni giudizio è subordinato ai risultati e la Fiorentina in questa stagione ne ha ancora in ballo due di sicuro prestigio. Risultati decisivi, come la possibile vincita di due trofei. Il primo dei quali passa dal ritorno della sfida col Plzen che Italiano alla vigilia del match sintetizza con tre parole: ‘segnare, vincere e passare il turno’. Lo slogan non fa una piega, anzi  ha poco da invidiare al veni, vidi, vici di Caio Giulio Cesare, ora non resta che passare all’azione.

La settimana che i viola hanno dinanzi è di quelle cruciali che fanno tremare le vene dei polsi. Oggi c’è la Conference, poi si va a Salerno per il campionato e infine a Bergamo, per la gara di ritorno della semifinale di Coppa Italia con l’Atalanta. Non ci si annoierà.


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Martedì 30 Aprile 2024