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Coppitelli a Gravina: "Il mio Lecce? Se estoni e rumeni battono gli italiani la domanda è un'altra"

di Daniele Najjar
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Dopo l'eliminazione dall'Europeo dell'Italia continua a tenere banco fra opinionisti, media ed addetti ai lavori il tema di quali siano le questioni da risolvere nel calcio tricolore. Fra i riferimenti lasciati intendere dal Presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha fatto discutere quello con il quale ha tirato in ballo, pur senza citarlo, il Lecce Primavera laureatosi campione d'Italia nella stagione 2022/23, con la presenza di molti stranieri ed il 100% di essi titolare all'atto finale.

Dopo la risposta arrivata nei giorni scorsi da Pantaleo Corvino sulla questione, oggi tocca all'allenatore di quella squadra, Federico Coppitelli, che negli scorsi giorni ha firmato un nuovo contratto con l'Osijek in Croazia. Ecco le sue parole sulla questione a Sportitalia, oltre che sul giovane Patrick Dorgu, divenuto uno degli elementi più desiderati in questo mercato in uscita per i giallorossi.

Cosa pensa di Dorgu e cosa potrà fare nella sua carriera?
"Patrick ha delle qualità che lo rendono speciale, come ha spiegato bene Gotti. Unisce tante cose che nel calcio moderno sono importanti e quindi dal mio punto di vista è un ragazzo destinato a fare una carriera secondo me di primissima fascia".

L'Italia è fuori dall'Europeo e Gravina parla del problema degli stranieri nei settori giovanili, citando indirettamente il vostro Lecce. Come l'hanno lasciata le sue dichiarazioni? Si è sentito tirato in ballo?
"Sì, ma questa è una cosa che è già successa l'anno scorso. Sono 15 anni che lavoro nei settori giovanili, chi è dentro i problemi li conosce bene. In Italia ci fermiamo spesso a trattare la superficie dei problemi, veniamo tirati in ballo noi allenatori o questo discorso degli stranieri del Lecce. Gli esempi di sacrifici la fatica che facciamo per stare anche solo nel settore giovanile ed avere la massima professionalità tra i ragazzi sono infiniti. Se si volesse migliorare effettivamente la capacità del nostro paese di produrre talenti gli obblighi che andrebbero messi alle società sarebbero differenti, anche per favorire le possibilità ai giovani. Io credo che il nostro esempio che viene tirato in ballo invece doveva essere un monito".

In che senso un monito?
"Noi come Lecce non è che abbiamo preso un giocatore del Real Madrid, uno dal Bayern Monaco e uno dal Manchester United. Lo scouting grazie al quale abbiamo vinto il campionato è stato fatto portando a casa un finlandese, un estone, due rumeni, un danese come Dorgu appunto, un albanese. Insomma, ragazzi che non arrivavano da chissà quali realtà. Più che quello che dice Gravina, farei la domanda opposta. Il Lecce vince con 10 punti di vantaggio con ragazzi come Dorgu, che non aveva un contratto da professionista in patria. Lui, Berisha, Borbei e Burnete li abbiamo portati in prima squadra: il nostro lavoro è stato fatto bene. Il direttore Corvino ha spiegato benissimo perché vengono presi i giocatori stranieri. Più che pensare a quello mi farei due domande sul fatto che uno debba prendere giocatori stranieri per essere competitivo. E si parla come dicevo di un estone, un finlandese, un rumeno, un albanese, un danese, quindi realtà che in teoria dovrebbero essere, fra virgolette, inferiori alla nostra cultura calcistica oggi. Invece il Lecce stravince il campionato...".

Cosa ne pensa del salto che devono fare i giovani tra la Primavera e la Prima Squadra in Italia? le seconde squadre di Serie C aiuteranno?
"Secondo me bisogna fare un discorso molto lungo, io credo che sia un falso problema. Stiamo parlando di giocatori da Nazionale che devono fare la differenza in un Europeo. In questo momento evidentemente stanno mancando, a noi manca il Yamal di turno. Per quei giocatori non sono i percorsi collettivi a fare la differenza. A noi non mancano i giocatori di buon livello, mancano i campioni. Da un lato è un fattore genetico: bravi la mamma e il papà di Totti e Del Piero a farli nascere così".

Che altro?
"D'altra parte c'è il coraggio e la lungimiranza delle società, con la profondità dei progetti nel far giocare dei giocatori talentuosi. Guardate Dorgu: fa zero presenza di prima squadra l'anno prima, ma l'anno dopo con D'Aversa è titolare. Questo è un passaggio che da noi manca e rende i percorsi dei giocatori più lunghi. Le seconde squadre possono aiutare, ma non so quante prime squadre oggi vedano realmente in un giovane della primavera una risorsa e vedano le sue qualità prima che le dimostri. Donnarumma oggi è una colonna però è stato bravo il Milan a farlo giocare a 17 anni, facendogli fare un percorso da fenomeno. Io ho allenato Frattesi, Scamacca, Buongiorno, adesso sono all'europeo però hanno dovuto fare percorsi diversi molto più tortuosi. Mi chiedo: se su Scamacca si fosse puntato a 16 anni, da parte della Roma per esempio, è chiaro che magari quell'anno poteva essere meno incisivo di chi c'era titolare, ma gli davi la possibilità di fare il percorso diverso. Ci vuole coraggio".

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Domenica 7 Luglio 2024
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