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Troppe Serie A, il calcio sia riformato subito: chi ha la memoria corta non è De Laurentiis. Juve schiacciasassi e Higuain non è diventato un brocco mentre il Torino è ancora vittima degli eccessi di Mihajlovic.

di Marco Conterio
Nato a Firenze il 05/05/1985, è caporedattore di Tuttomercatoweb.com. Già firma de Il Messaggero e de La Nazione, è stato speaker e conduttore per Radio Sportiva, oltre che editorialista di Firenzeviola.it e voce di TMW Radio.
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I campionati di Serie A vanno avanti. No, non c'è refuso e neppure stortura in questo attacco ma la pura e semplice, nonché amara, verità. La Juventus, il Napoli e la Roma sono da Champions. Inter e Milan degne di una lega d'alto spessore e perché no pure una Lazio mai doma nonostante errori e sfortune. Però il divario tra sorellone, sorelle, sorelline e sorellastre sta aumentando sempre più e in modo preoccupante. La Juve ha strapazzato un Torino che è stato come altre volte in passato impropriamente caricato eccessivamente da Sinisa Mihajlovic. Quello di Cairo e Petrachi è un Progetto, vero, concreto. Con idee e basi ma tra una spinta, un'iperbole, una citazione colta e un gioco che latita, il serbo sembra ad oggi sempre più la parte che offre meno garanzie di successo tra proprietà, dirigenza, calciatori e guida tecnica. Il suo Toro non è stato solo preso per le corna dalla Juventus ma strapazzato e atterrito, atterrato, e non si dica che è stato solo per l'espulsione forse puntigliosa ma comunque legittima di Baselli.

Breve parentesi su Gonzalo Higuain. Non è diventato un brocco, anzi. E' un grandissimo attaccante, solo vittima di un calo mentale, dunque fisico, dunque realizzativo. Il problema delle punte è che meno segni e meno segnerai. Meno hai fiducia e meno la troverai. Meno ti vedi e senti in forma e meno lo sarai. Da qui i problemi e il nervosismo. Allegri sbaglia a riprenderlo ancora davanti ai microfoni: il segnale, forte, glielo aveva già dato 'regalandogli' i fischi del Camp Nou. Una partita ai box ci sta, Mandzukic è la Meraviglia del tecnico toscano ma ora sia ridata la chiave dell'attacco al Pipita e la fiducia non sia solo una parola. Una volta che Gonzalo tornerà a segnare, lo farà come agli antichi splendori. Che, in fondo, risalgono solo a qualche mese fa...

Intanto la Roma dimostra che anche lei è di un'altra, netta e decisa categoria rispetto a un'Udinese sempre più in picchiata verticale. Tra tanti portieri ha forse fatto affidamento a quello che poteva offrirle meno garanzie tra presente e futuro, Scuffet, e l'utilizzo di Bizzarri coi giallorossi è decisamente nomen omen. Una Babele di stranieri ma stavola con poco esito, una Maxi Lasagna e poc'altro. I giallorossi intanto dimostrano agli scettici che Di Francesco è tecnico di grande spessore, che Dzeko è tra i migliori 9 del globo ma che, al contempo, è forse ancora un gradino sotto rispetto alla Juve e al Napoli. Già, gli azzurri, Con la Spal una gara di discreto livello con la certezza che dall'altra parte sfidava una squadra con uno dei Sarri che verranno, Leonardo Semplici. Tecnico di valore assoluto, il toscano, che è quasi riuscito a ingabbiare uno dei migliori d'Europa al momento. Poi, le giocate dei singoli, garantiscono ancora la vittoria, ma occhio ai primi campanelli: le alternative, seppur sparute, non stanno incidendo, Milik rischia un grosso e nuovo stop e Hamsik può diventare un caso se continua su standard al di sotto degli abituali.

Il problema, dicevamo, è che è una Serie A fatta da troppi campionati. Il Verona ha fatto un gol in 5 partite. Il Crotone idem, il Benevento pure. 3 reti fatte in 14 partite complessive (una è il modestissimo 0-0 nello scontro diretto), 36 subite. Un'enormità, che racconta di un livello bassissimo per la categoria. De Laurentiis ha tutte le ragioni del mondo a chiedere la riduzione del campionato. A 16 aumenterebbe a dismisura la competitività ma l'orticello di tutte le medio-piccole le spingerà a dire di no. A 18 è medicina necessaria, immediatamente, e fa sorridere che sia Tavecchio a tacciare il presidente De Laurentiis di memoria corta. Ricorda, il presidente FIGC, il suo programma? Ci pensiamo noi. "Nel rispetto della volontà più volte espressa dalla maggioranza delle sue società e anche dalle componenti tecniche, non sembra attualmente percorribile la riduzione del numero di squadre – si legge nel programma elettorale di Tavecchio -. Occorre lavorare su una Serie A a 20 squadre, almeno sino alla stagione 2020/21". Chi ha la memoria corta, forse, non è De Laurentiis...

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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