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Roma padrona, adesso le scuse a Di Francesco e Monchi. Quello che Paratici non dice: l’asse di scambio Isco-Dybala è più di una possibilità per la Juventus. Lo spogliatoio vuole Sarri fuori: Inter, Roma o Milan se lo prenderebbero?

di Tancredi Palmeri
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Roma padrona, in Champions non perdona. Visto che bisogna adeguarsi a chi c’è al governo, allora si può riattare uno slogan politico usato da quella parte nell’epoca Tangentopoli per fotografare i giallorossi in Europa.
Tanto parlare, tanto condannare, e poi la Roma è stata una potenza all’Olimpico, con un risultato che le va strettissimo, e che non garantisce minimamente la qualificazione, anzi, è il più infido possibile nel doppio confronto.
Ma sarà quel che sarà, al Dragao si può benissimo perdere e uscire, ma intanto c’è questa serata che fa vedere cosa è questa Roma quando gioca da squadra. Che certo, non è avvenuto troppo spesso quest’anno. Ma tolta l’umiliazione di Coppa Italia, a ben vedere nonostante la crisi continua la Roma è pur sempre a solo 1 punto dalla zona Champions, ed era transitata confortabilmente agli Ottavi. E dunque, le peste e corna dette su Di Francesco, non può essere che fossero un’anticchia esagerate? Perché a ben vedere ancora più da vicino, la Roma in Champions non ha mai svaccato con Di Francesco, anzi è sempre stata all’altezza: in quasi due anni di campagne europee, è stata completamente messa sotto sul piano della prestazione solo al Bernabeu e all’Anfield Road, e ammetterete che lo si possa concedere. Per il resto, sempre come minimo dignitosa.
E visto che siamo in clima di conti da stilare, una domanda è lecito porsi: non passa settimana che non si tessano le lodi di Zaniolo, del futuro del calcio italiano per i prossimi 10 anni.
Ma se è così - ed è così - perché non se ne riconosce il merito a Monchi? Il direttore spagnolo è crocefisso da un anno e mezzo nella Capitale, con accuse inesatte su Salah prima, e poi sugli acquisti in generale. Ma era lui che l’anno scorso scovò un Under che nessuno conosceva. E le cessione milionarie non sono certo un vezzo, ma una direttiva a cui ha assolto al meglio delle possibilità.
E soprattutto, nessuno ma proprio nessuno aveva visto Zaniolo arrivare. Perché allora non dare atto a Monchi di aver messo a segno un colpo epocale, e per due spiccioli?

Nella ricca intervista di Walter Veltroni a Fabio Paratici sulla Gazzetta dello Sport abbiamo imparato molte cose su un personaggio lui sì lodato, e giustamente, dagli addetti ai lavori.
Abbiamo imparato che quindi, nonostante le smentite delle ancelle del potere, i foglietti trovati nel ristorante erano stati vergati da Paratici stesso con gli obiettivi di mercato (ma del resto lo immaginavamo che il buon Fabio fosse come noi, uno che si scrive le strategie come noi facciamo con quelle per l’asta del fantacalcio - ché il fantacalcio è cosa serissima).
E dunque si può evincere che prima o poi la Juventus ci proverà per Zaniolo, ma i 40 milioni segnati sul foglietto sembrano già approssimati per difetto. Così come dovremo aspettarci qualcosa per Milinkovic-Savic (perché quel Savic segnato accanto a Pjanic non ce la conta giusta, hai voglia a convincerci che si tratti di Stefan Savic, per 50 milioni poi, come no).
Ma è interessante aver appreso anche una dettaglio cui nessuno stranamente ha dato risalto: Paratici, e dunque la Juventus, ritengono Cristiano inferiore a Messi.
Per forza: il direttore della Juventus ha affermato che Dybala è migliorabile solo con Messi (aggiungendo ‘forse’), magari si riferiva solo a quelli esterni della Juve, magari no…
Ma provocazioni a parte, c’è una cosa che non ha detto: ovvero che il Real Madrid sta tentando di intavolare uno scambio tra Dybala e Isco. Lo spagnolo ormai è fuori dal Madrid, esautorato da staff tecnico e dirigenziale. Lui guarda all’Inghilterra sponda City, ma Florentino ha interesse verso Dybala, e vorrebbe fare uno scambio secco. Alla Juve interessa Isco, ma continua a valutare Dybala sui 110 milioni, un prezzo che oggi nessuno è disposta a sborsare (più facile prendere 18 milioni per Sturaro…), e allora per ora si rimane nel vorrei ma non posso.

Come i senatori del Chelsea: hanno fatto fuori Sarri. Non lo vogliono più, non lo seguono più, sperano che anche Marina lo licenzi. Il mister troppo presto ha cominciato a criticare la squadra, eppure non ha tutti i torti visto che il livello della rosa non è da oltre il quarto posto, pericolo di cui aveva già avvertito Conte. A questo punto, è altamente improbabile che Sarri il prossimo anno sia ancora l’allenatore del Chelsea.
E in una stagione così incerta, non si può certo essere sicuri in Italia di chi andrà e chi resterà. Anche se Di Francesco e Spalletti sembra difficile possano essere confermati (ingiustamente), mentre il destino di Gattuso è appeso al quarto posto o alla vittoria della Coppa Italia.
Con Sarri a disposizione, chi dovrebbe affrettarsi a prenderlo? La Roma piena di giovani come piace a lui? L’Inter ricca e ambiziosa come finalmente potrebbe volere? O il Milan 4 anni dopo, visto che nel marzo 2015 Galliani aveva già stretto un accordo informale con Sarri, salvo poi virare su Mihajlovic, che a sua volta aveva dato la sua parola al Napoli ma che De Laurentiis lasciò al palo proprio per prendersi Sarri? Tra 4 mesi avremo risposta…

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