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Milan, Loca e Pessina insegnamento per tutti i club. Fiorentina, telenovela finita. Catania, il fallimento (da anni) l'unica soluzione. Zeman? Si ma Karel

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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Questo Europeo ci sta insegnando molto ed è più bello di quello che pensavamo. La prima riflessione è la follia della Uefa che insiste con Wembley per questioni politiche quando tutte le partite si dovrebbero giocare in Ungheria. La desolazione dello stadio gigantesco, ma vuoto, di Italia-Austria seguito dal tutto esaurito di Olanda-Repubblica Ceca. Cambiare le sedi non è normale ma in tempo di covid bisogna navigare a vista e se c'è una Nazione più "aperta" delle altre deve essere premiata soprattutto perché è interesse dell'Europeo stesso vedere stadi pieni. L'Italia ha capito, con l'Austria, che per andare avanti bisogna soffrire e soprattutto che i record di vittorie di questi ultimi due anni sono record che non valgono nulla perché abbiamo giocato con squadre inesistenti e appena abbiamo trovato una formazione abbastanza organizzata quasi le prendevamo. Bisogna avere equilibrio. La nostra è una buona Nazionale, un'ottima squadra ma adesso che si alza il livello della competizione dovremo saper anche soffrire. Siamo forti ma non i più forti, almeno sulla carta. Locatelli e Pessina sono un insegnamento per tutti i club italiani. Erano del Milan ma, il problema è comune e non dei rossoneri, in Italia non sappiamo aspettare i giovani calciatori. Li bruciamo troppo presto o peggio ancora li infiliamo in trattative assurde giusto per far quadrare i conti a bilancio. Invece dobbiamo valorizzarli i nostri giovani. Non è un caso che, in Nazionale, Pessina e Locatelli siano arrivati non dal Milan ma da Atalanta e Sassuolo. Un 97 e un 98. Il Milan aveva le mezze ali dell'Italia in rosa grazie al lavoro del settore giovanile e dello scouting e ha perso un patrimonio. Stesso discorso di Donnarumma. Attenzione alla scadenza di Kessie. Non è un vizio del Milan ma di tutti i club che da questi giovani vorrebbero tutto e subito. Un ragazzo va aspettato, deve sbagliare una o anche due stagioni ma se ha qualità e se le società gli danno fiducia, alla lunga, ripaga con gli interessi. Vedete la Juve, in passato, con Immobile. Anche con Kean. Potremmo fare una lista lunghissima ma non è il caso; volevamo solo rendere il concetto.
La notizia della settimana, del mese, del secolo è che la Fiorentina ha trovato la soluzione per la panchina. Vincenzo Italiano è il nuovo allenatore viola ma il buon Italiano ha sudato le 7 camicie la scorsa settimana quando la Fiorentina gli stava facendo un bel servizietto. La stagione dei toscani, così come quella della Sampdoria, non nasce sotto una buona stella. La stessa della chiarezza e della programmazione. La vicenda Gattuso, a Firenze, ha lasciato il segno e il club ha avuto anche un importante danno di immagine. I tifosi volevano liberarsi dei Della Valle e Commisso, tra fuochi ed effetti di luci, era stato accolto come una star americana. In due anni, però, il calcio non gli ha dato ragione e questa estate non è ripartito benissimo. Per ora un bravo se lo merita perché porta a casa un grande allenatore come Italiano. Adesso bisogna fargli la squadra. Ci penseranno Burdisso, Pradè, Commisso padre e figlio e Joe Barone. Se ne prendono uno a testa, in due giorni la squadra è fatta.


Pochi giorni alle iscrizioni del prossimo campionato. La situazione più drammatica è quella del Catania. Pulvirenti, in questi anni, ha fatto i danni peggio della lava. Dopo il divorzio dal primo Lo Monaco e il matrimonio con Cosentino ha distrutto gli anni d'oro della serie A. Retrocessioni, processi, arresti e milioni di euro spesi male. Oggi il Catania ha solo una soluzione, la stessa di 3-4 anni fa: fallire e ripartire dalla serie D. Andava fatto molto prima perché è meglio fare un anno di D, costruire uno squadrone e ripartire che vivacchiare, tra debiti e contenziosi, in serie C. Catania è stata una storia bellissima. In serie A ci ha fatto divertire e abbiamo apprezzato una piazza e una tifoseria che quella serie A la meriterebbero già oggi. Però i dirigenti spesso fanno disastri e appena Pulvirenti ha voluto il giocattolino tutto per sé ha combinato solo guai. Oggi non ci sono i presupposti per una cessione o per l'iscrizione. 50 milioni di debiti non sono ammissibili per nessuna società, figuriamoci per un club di C che non ha introiti se non derivanti dal gioiellino di Torre del Grifo.
In chiusura una parentesi su Foggia. Capiamo la nuova proprietà che cerca il consenso popolare e capiamo anche che si vuole regalare l'effetto scenico a stampa e tifosi. Prendere Zeman, però, non ha alcuna logica. Il calcio è cambiato, ora il calcio è degli Italiano e dei De Zerbi. Prendere un mister, bravo con idee innovative risalenti a 20 anni fa, non è la mossa giusta per la rinascita del Foggia. I gradoni erano una novità a fine anni '90. Zeman è uscito dal giro da anni, non conosce mezzo giocatore di serie C o serie D e vive di ricordi. Bellissimi, certo, ma sono ricordi. Piuttosto, la dirigenza del Foggia avrebbe dovuto fare un'altra scelta, nel 2021. Zeman a Foggia, sì, ma il figlio Karel. Quella si, sarebbe stata una decisione saggia e intelligente. Karel, quest'anno, ha allenato il Lavello in serie D e ha fatto un grande lavoro. E' giovane e innovativo. Parte dall'idea del padre, ci mancherebbe, il 4-3-3 ma è un tridente evoluto ai giorni nostri e soprattutto non esaspera il concetto del 4-3-3 e della preparazione fisica. Karel è il "nuovo", studia e conosce C e D. Zdenek è rimasto a Signori, Baiano e Rambaudi che con tutto il rispetto per la storia, ormai, è un calcio che non esiste. Il Foggia deve andare a fare la "guerra" a Bari, Taranto, Avellino e Palermo giusto per fare qualche nome. Bisogna avere le forze. In bocca al lupo Zdenek ma avremmo preferito l'idea Karel.

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