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Milan, la guerra Leo-Rino rinviamola a giugno. Roma allo sbando. Pallotta "esonera" Baldini. Inter, addio a Icardi. Tra un mese la verità...

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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La seconda sconfitta consecutiva del Milan lancia un mezzo allarme in casa rossonera ma la fortuna è che martedì si torna subito in campo. Il quarto posto è alla portata, per il grande campionato disputato dalla squadra e per la mancanza di vere alternative. Attenzione all'Atalanta: come disse Mirabelli, una sera a Sportitalia, rischia di essere la vera rivale del Milan fino al termine. Con la Sampdoria si poteva non vincere ma non si doveva perdere. Donnarumma, ormai, lo conosciamo. O ti salva la vita o ti spara nelle gambe. Perché nelle gambe? Perché prendere gol dopo un minuto non è come fare una papera a metà partita con il risultato orientato. Le papere le fa quasi sempre decisive. La squadra ne risente ma capiamo che non possiamo dire nulla a Donnarumma perché è un '99, gli altri al suo posto giocano a malapena in serie D e lui ha record di presenze in A per l'età che ha. Tutto vero ma non bestemmiamo se ricordiamo che partire, pronti via, da 1-0 a Genova non è proprio il massimo. Il Milan deve fare un patto. Per il bene dello stesso Milan. Bisogna arrivare quarti e non bisogna pensare tanto ai nemici fuori casa bensì a quelli che hai in casa. Ogni tipo di guerra tra Leonardo e Gattuso sarebbe da rinviare a fine campionato. Gattuso, da un anno e mezzo, sta facendo miracoli con una barca che è stata spesso lasciata in mare aperto. Prima il finto cinese, poi la diatriba Fassone, il mercato affrettato della scorsa estate con un pezzo fatto da Mirabelli e l'altro pezzo da Leonardo e un mercato di gennaio che ha lasciato dei vuoti, colmati solo a livello mediatico da Paquetà e Piatek. A livello mediatico nel senso che loro due vanno benissimo e stanno facendo grandi cose (bravo Leonardo) ma manca pur sempre un difensore e una mezzala mai sostituti. Così come mancherebbe anche un esterno alto perché Paquetà è forte ma non dimentichiamo che è un trequartista; quindi non è né una mezzala naturale né un esterno offensivo. In questi casi un Dirigente che vuole il bene del proprio club deve stare vicino all'allenatore e non seminare zizzania o sparlare di lui. Non è il caso di Leonardo, parliamo in maniera generica. Leo deve seguire Gattuso e fargli fare l'allenatore. Cosa che gli riesce molto bene. Non può pensare di mollarlo sul più bello. Se questa squadra oggi è quarta è tutto merito del suo allenatore che anche nelle difficoltà non ha mai mollato un centimetro. A fine maggio si tireranno le somme e, volendo, anche qualche "vaffa" pubblico è consentito. Perché sono uomini e non soldatini.
A Roma, James Blond sta toccando il fondo. Non solo sta distruggendo una società ma anche l'entusiasmo di una tifoseria folle, innamorata e indistruttibile.... Ad un certo punto, però, anche loro rischiano di allontanarsi.

Puoi perdere con il Napoli, con la Juve, con l'Inter e anche con il Frosinone. Non sarebbe un problema. Il vero problema è la confusione societaria, l'incertezza sul futuro, la lontananza del Presidente, chi comanda veramente c'è ma non si vede e una squadra che in campo passeggia. Il cambio Di Francesco-Ranieri non ha avuto alcun significato. Il Mister ha le sue colpe, come tutti gli allenatori quando le squadre non girano, ma i problemi a Roma sono altri. Pallotta non può governare dall'altra parte del mondo. Monchi non può essere infangato dopo essere andato via ed aver rispettato le volontà della Proprietà ma soprattutto il capo della baracca non può essere Franco Baldini. O meglio: può esserlo ma deve fare il Direttore della Roma ufficialmente. Parlare in tv, parlare ai tifosi, entrare nello spogliatoio e metterci la faccia con la squadra. Altrimenti manca la figura principale. Massara è un ottimo Dirigente, Totti sta crescendo ma non possono comandare meno di un Direttore ombra. Pallota si decida: o affida la Roma, ufficialmente, a Baldini oppure deve iniziare ad "esonerare" proprio lui. Le decisioni su calciatori, allenatore e Monchi sono state sue. Nella vita chi sbaglia paga. Se ha sbagliato è giusto che paghi il conto (salato).
L'Inter il caso Icardi, ormai, dovrà gestirlo (male come fatto finora) da qui al termine del campionato. Se non lo convochi dopo una settimana di relativa pax e con mezzo attacco fuori significa che il vero problema è un altro. Lo sosteniamo da un mese: non è una notizia, non abbiamo informazioni dirette ma è una sensazione. Dietro il caso Icardi si nasconde qualcosa di più profondo. Non togli la fascia al capitano, non ti privi del tuo giocatore più forte e non lo convochi neanche se in attacco ti resta solo Ranocchia perché Wanda è cattiva e antipatica. Marotta conosce il calcio meglio di come io conosca casa mia. Se ci fossero stati i margini avrebbe fatto di tutto per ricucire. Marotta è un grande dirigente di club come non è un sufficiente politico del calcio ma il suo mestiere lo sa fare bene. Se non è riuscito a trovare una soluzione significa che i buoi erano già scappati al suo arrivo. Lui avrà scoperto cosa c'era dietro e per l'Inter era qualcosa di irrimediabile. Non regge neanche lo screzio con Perisic. Molti compagni di squadra si odiano e si mandano a quel paese ma la società non prende posizione, in maniera così drastica, per uno o per l'altro. Di mezzo ci saranno affari ben più grandi. Lo scopriremo solo tra un mesetto e allora tutti diremo "ah, ecco perché..."

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Sabato 27 Aprile 2024
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