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La Juve, la Champions, i cicli e il futuro

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

Ora tutti si aspettano di capire cosa cosa succederà nei prossimi mesi alla Juventus. Non abbiamo la capacità di prevedere il futuro, peraltro la stagione non è ancora finita, anche se è chiaro che un’obiettivo se n’è definitivamente andato e un altro (il campionato) non è affatto semplice, anzi. E non può bastare la supercoppa Italiana e l’eventuale vittoria della coppa Italia (contro l’Atalanta) per giudicare soddisfacente la stagione.
E’ evidente però che per capire quello che succederà in casa bianconera bisogna guardare al passato, alle ambizioni e alla progettualità della Juventus. Che l’eliminazione dalla Champions bruci è banale dirlo. Ma analizzare soltanto questa stagione sarebbe riduttivo e non ci aiuterebbe nel nostro intento.
La Juventus arriva da 9 anni di trionfi in Italia, da due finali di Champions e una semifinale di Europa League. Arriva da una crescita dei ricavi, dalla volontà di cercare di entrare a pieno diritto al tavolo dei grandissimi. Arriva dall’acquisto di Cristiano Ronaldo e dalla voglia di alzare finalmente la Champions per coronare questo straordinario periodo. Estremamente positivo da tutti i punti di vista: risultati e crescita societaria (stadio compreso).
La Juventus, quando è arrivato CR7, ha provato ad alzare il tiro. Lo aveva sempre fatto in precedenza, andando a migliorare sempre la squadra dell’anno precedente. Tanto per citare degli esempi ed essere estremamente sintetici si è passato da Matri a Vucinic, a Tevez, a Higuain per arrivare a CR7 e poi DeLigt e parametri zero.
La Juventus in questi 10 anni ha avuto almeno 4 cicli. Il ciclo di Conte, quello dei primi anni di Allegri (fino alla finale di Berlino), poi quello della finale di Cardiff. E poi quello del post Allegri. Cambiare (squadra o allenatore) e continuare a vincere non è né scontato né facile. Neanche se hai la squadra più forte. E per mantenere alta la qualità, le motivazioni e per poterti permettere di crescere la Juventus si affidata non solo alla crescita commerciale ma anche a una sostenibilità sul mercato. Vende e compra. Trovare l’equilibrio per 10 anni di seguito non è affatto semplice. Anzi, per certi versi, è stato addirittura stra-ordinario. Anche perché la voglia di continuare a crescere comporta acquistare giocatori sempre più cari e quindi sostenerli diventa ogni anno sempre più difficile, dovendo operare principalmente con compravendite.
Ipotizzare che si potesse continuare a vincere in eterno era francamente improbabile, considerando che anche gli altri sono cresciuti.
Il 4 ciclo, quello più profondo (e difficile) non è andato come la Juventus avrebbe voluto. Sarri non ha attecchito nel mondo bianconero. Ha vinto, è vero. Ma non è bastato il campionato. Ha pesato più il rapporto con l’ambiente che l’eliminazione in Champions. E così si arriva a Pirlo. Che ha iniziato la stagione più difficile di sempre, senza esperienze precedenti in panchina, costretto a fare delle prove durante la stagione e subendo anche una serie di infortuni importanti (Covid incluso). Pensare che potesse fare molto meglio di quello che ha fatto era da superottimisti.

Forse nessuno alla Juve si aspettava di vincere, a tutti i costi. L’ambizione era certamente quella di vincere. Ma non era così “scontato” come gli altri anni. Per tutti questi motivi e perché le concorrenti (Inter, Milan, Atalanta, Roma, Napoli e Lazio) avevano anche mantenuto lo stesso allenatore dell’anno precedente cercando anche (in fase di mercato) di correggere eventuali errori. Nella stagione più incerta di sempre, forse per la prima volta, la Juventus non partiva da assoluta favorita. E infatti non è stato così. Se c’erano delle perplessità (sempre fugate dalla società) su Pirlo da parte della tifoseria e degli addetti ai lavori, non è possibile pensare che non siano state prese in considerazione anche dalla dirigenza bianconera.
La Juve sapeva che avrebbe potuto passare questi periodi. Questo non significa che fa piacere. O che fa meno male. Ma che in una fase di ricostruzione, dopo 9 anni di trionfi, non può essere un dramma. Questo dal lato sportivo.
Poi è ovvio che l’impegno economico assunto in questi ultimi anni (acuito dalla crisi economica) avrebbe invece portato verso un’altra conclusione: vincere. Perché nessuno in casa Juve ha parlato di ricostruzione, di ridimensionamento. Si è comunque cercato di vincere. Su tutti i fronti.
Il campo è certamente l’ultimo giudice. E il campo dice che la Juve non è all’altezza, oggi, dei propri obiettivi di sempre. Rispetto soprattutto alla capacità di spesa, alla quantità di investimenti fatti, al monte ingaggi dei giocatori. Alla storia della Juventus.
Ma rileggendo la storia da questo punto di vista il nuovo ciclo della Juventus aveva previsto un worst case: non vincere né Champions, né campionato. E un progetto tecnico può essere messo in discussione se vinci, ma non sei integrato. Non è detto che sia messo in discussione se sei integrato e non vinci. Quindi la domanda è: Pirlo ha fatto e sta facendo quello che gli ha chiesto la sua proprietà e la sua dirigenza, per il periodo in cui è stato messo sotto contratto?
Questa Juve ha avuto problemi di assenze e di equilibri che piano piano Pirlo ha provato a correggere (come aveva fatto Sarri). Avrebbe avuto bisogno magari di una punta in più, con il senno di poi anche di qualche ricambio in più. Ma - soprattutto in era Covid - non è possibile arrivare a tutto. Ci sono altre priorità.
E lo stesso discorso vale per i dirigenti che hanno reso possibile nel corso degli anni questo tipo di crescita (e queste vittorie): fine ciclo o ciclo nuovo, visto che i cicli precedenti hanno funzionato.
Di sicuro l’investimento CR7 non ha prodotto i risultati sperati: sicuramente non in campo dove la Juventus non è riuscita a superare i quarti di finale (uscendo peraltro con squadre almeno alla propria altezza) e altrettanto sicuramente non economicamente visto che (anche causa pandemia, in un anno e mezzo sui 3 di CR7 in Italia) i benefici sono arrivati soltanto in parte.
La Juventus avrà certamente voglia di ripartire. Essendo consapevole che una bella parte del lavoro (in mezzo ad enormi difficoltà) è stata fatta. Quindi: il nuovo ciclo è già finito o è appena iniziato (anche se non nel migliore dei modi)?

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