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La Champions ha dato risposte, anzi verdetti: ma ne manca uno. L’Europa mette a nudo le italiane

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

La Champions ci ha distratto un po’ dalle vicende giudiziarie che stanno in questo momento attraversando il mondo del calcio. Ne torneremo a parlare perché ripercussioni ci saranno, anche indirette.
Intanto però si è giocato, a dir la verità non dappertutto. La sfida più attesa, almeno in Italia, quella fra Atalanta e Villareal non si è disputata. La neve non ha permesso lo svolgimento della gara, che sarà recuperata fra poco. Al momento al pomeriggio. Rimane comunque una partita da dentro o fuori, il ritardo certo non può aiutare i nervi (dall’una e dall’altra parte ovvio): un giorno in più per pensarci, per bruciare energie, che potevano essere dedicate per recuperare e buttarsi sul campionato (indipendentemente da come sarebbe andata a finire). Rimane certamente una grande partita, una di quelle che aspetti certamente, per continuare questa avventura straordinaria per l’Atalanta. Che - dobbiamo ricordarcelo - in questa competizione è alla terza partecipazione e ai turni successivi ai gironi è sempre approdata. E si trova contro chi invece lo scorso anno una coppa internazionale l’ha portata a casa e una buona esperienza (e storia) internazionale ce l’ha. Certo non sta vivendo un periodo felice, ma gli italiani lo sanno benissimo, in coppa ci si può trasformare.

Come la Juventus che vince anche con lo Zenit e grazie a un harakiri nell’ultimo minuto disponibile del Chelsea, si qualifica come prima nel suo girone. Chi poteva immaginarselo, qualche tempo fa, anche forse un paio di settimane, dopo la sconfitta netta in Inghilterra e il processo sulle plusvalenze che è appena iniziato? La Juve arriva ora da tre vittorie consecutive: senza subire gol con avversarie non certo di prima fascia. Ma vincere aiuta a ritrovare il sorriso e aiuta a crescere. Ora non sappiamo se questo primo posto porterà dei vantaggi: qualcuno certamente sì (non il PSG, ovvio), e quindi la Juventus potrebbe anche ambire a entrare nelle migliori 8 d’Europa e poi giocarsela da “sorpresa”. Prima però deve ritrovare un suo equilibrio, una sua identità precisa, che possa andare oltre l’estemporaneità dei suoi giocatori più importanti. La sfida più difficile di Allegri è proprio queste e non giocare bene o giocare male, quello arriva di conseguenza.
Le milanesi, in modo diverso, in Champions hanno scoperto alcuni propri limiti. L’Inter ha capito che la crescita esponenziale di queste ultime settimane è servita per raggiungere in testa Napoli e Milan, in Italia, ma ancora non è abbastanza per insidiare una squadra che punta alla vittoria in Champions, in maniera aperta, come il Real Madrid. Niente di male anche questo fa parte del processo di crescita. Ma è giusto non illudersi. L’Inter era già qualificata e dopo 10 anni giocherà un ottavo di finale: sarà determinante il sorteggio per capire quali chanches ci saranno di passare il turno ma le avversarie sono di primissimo livello (City, Liverpool, Bayern, United, più Lille e Ajax che forse sono le meno blasonate ma non per questo meno difficili da affrontare). Certo comunque la serata (e il momento) sono particolari visto che salutiamo il Barcellona che non si qualifica agli ottavi dal 2000-01, ovvero più di 20 anni fa, quando finirono terzi anche in quel caso alle spalle però di Milan e Leeds. In realtà anche nella stagione 2003-04 il Barca non era presente agli ottavi ma in quel caso non aveva proprio partecipato alla Champions. Ecco dicevamo… in una serata in cui saluti il Barcellona sapere che Juve e Inter erano già a posto ti consola. Le difficoltà ci sono per tutti, ma almeno dalle nostre latitudini sembrano meno gravi.
Forse anche così conviene guardare la mancata qualificazione del Milan. Il bicchiere, a differenza di quello del Barcellona, è mezzo pieno. Nel senso che dopo un rientro in Champions difficoltoso, ci si poteva al massimo aspettare un girone meno complicato. Con quelle avversarie si poteva fare di meglio, ma non troppo. Lo spirito in generale a Pioli è piaciuto e anche a noi. Ma non è bastato. Soprattutto si è pagato quello non certo perfetto contro il Porto. Qualcuno nel calderone ci butta anche gli episodi arbitrali, ed è evidente che nella competizione dei dettagli tutto conta. Ma se il Milan non avesse fatto un punto contro l’avversario più alla portata avrebbe forse giocato prossimamente in Europa League. Avrebbe comunque dovuto - magari - trovare un risultato positivo contro il Liverpool. Entriamo nel campo delle ipotesi, meglio tenersi ai fatti. Bene: la risultante di questo cammino europeo del Milan è che i rossoneri hanno fatto bene, ma non abbastanza. Spesso rimontati (è successo con Liverpool andata e ritorno e con Atletico all’andata), spesso battuti, ma con uno spirito giusto. Il battesimo poteva essere migliore: questo girone ha messo in evidenza i limiti rossoneri. Ma anche questo serve per crescere. E l’importante è continuare a farlo.
Nelle prossime ore toccherà al Napoli (Lazio e Roma già qualificate) non sarà facile ma anche il Leicester è pieno di problemi. Il Napoli ha bisogno di vincere e non basterà. Il Napoli ha bisogno di vincere a prescindere dall’Europa perché la partita contro l’Atalanta ha mostrato una grande squadra ma non è servita a tenere a distanza gli avversari. C’è bisogno di punti e di vittoria per ambiente e morale. Perché questo Napoli è stato colpito ma non è stato mai affondato. E lo ha sempre dimostrato.

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Giovedì 2 Maggio 2024
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