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Juve: un colpo intelligente, il Var e i retropensieri sulle parole di Buffon. Inter: 2 affari last second e un appunto a Zhang. Milan: quando fare chiarezza non serve. Napoli: la scelta di Pepe

di Fabrizio Biasin
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© foto di Alessio Alaimo

Bene. C’è la Pausa per la Nazionale.
La Pausa per la Nazionale arriva col mercato ancora aperto. Praticamente siamo alla distorsione spazio-temporale, come quando piove col sole. Ma, porca miseria, non possono fare le cose una alla volta? Chiudono il mercato un po’ prima, poi fanno partire il campionato, poi sotto con la Nazionale quando fa un po’ più freschetto. Evidentemente no, non possono, ma questa è la solita inutile battaglia donchisciottesca.
Lasciamo perdere e viva gli azzurri che hanno un bel gattone da pelare chiamato Spagna (entro sabato prevedo: interviste a Tassotti sulla famosa gomitata a Usa ’94, altre interviste a Luis Enrique, forse Di Natale e Prandelli. Titoleremo “Matiamoli!” e se non ce la farà “Italia matata”. Un film già visto).
Ma veniamo a noi.
Siamo in pieno deliro Var. La prima cosa che c’è da dire sul/sulla Var è che siamo di fronte al primo caso di sistema asessuato del calcio. Dici “la Var?”. Ti assicurano che stai sbagliando di grosso. Dici “il Var”? Ti additano come “maschilista!”. Insomma, un puttanaio.
La seconda cosa da dire sul Var è che divide molto. C’è a chi piace e a chi non piace: tipo Scarlett Johansson (anzi no, la Johansson piace a tutti).
Possiamo dire che il Var sia un problema? Per l’amor del cielo, no! È un problema se una partita dura 100 minuti invece di 90? Troviamo degli accorgimenti, ma meglio 100 minuti di settimane passate a mandarci affanculo.
È un problema se andremo avanti a discutere anche con il Var? Forse sì, ma non diamo la colpa alla tecnologia, diamola a noi stessi, affamati di retropensieri e polemiche per motivi ancestrali.
Si poteva studiare meglio l’applicazione dell’ambaradan? Certamente sì, forse sarebbe bastato dare la possibilità ai tecnici di fermare il giuoco due volte per tempo a discrezione degli interessati, ma il dato di fatto è che questa “rivoluzione”, anche così com’è, sta già portando i suoi frutti nell’ottica di un calcio più “giusto”. I giocatori, quasi tutti, l’hanno già capito (complimenti a loro), adesso tocca a noi.

Qui Inter
Inutile girarci attorno, lo sa anche mia zia: all’Inter mancano due giocatori. Per qualcuno ne mancano una ventina, ma questo è un effetto collaterale del “mercato sempre”. Si può definire la campagna di rafforzamento dei nerazzurri “soddisfacente”? Sì, ma solo e soltanto se arriveranno un centrale difensivo e un esterno “alto” degni dei titolari. La società aveva fatto intendere che sarebbero arrivati profili di caratura superiore? Non direttamente, ma non si può neanche far finta di nulla: Zhang ha scelto di “invertire la marcia” e il discorso sul fair play finanziario vale fino a un certo punto. Giusto “non esagerare” in vista del bilancio 2018 (da chiudere in pareggio), sbagliato perdere delle possibilità importanti per una manciata di milioni.
L’Inter, per scelta presidenziale, può trattare solo prestiti e “onerosi” solo da ieri (grazie agli 11 milioni di Jovetic). In questo modo tutto è chiaramente assai più complicato. Il club ci ha provato per Schick e si è dovuto arrendere (anche per una legittima questione di “rincari senza senso”, per carità), tenta un miracolo per Keita (in quanto “miracolo”, assai complicato), chiede al Tottenham il prestito di Sissoko e cerca disperatamente il centrale che possa dare man forte agli indispensabili (in quanto “unici spendibili”) Skriniar e Miranda. Mustafi è un sogno difficilmente raggiungibile, Mangala non scalda i cuori di nessuno, Toloi un’opzione percorribile con l’Atalanta e comunque da valutare attentamente.
Un disastro? Per nulla. La squadra non è stata costruita con i milioni dell’anno passato, ma neppure con gli stessi inutili eccessi. Ogni giocatore ha “un senso” e il resto lo sta facendo Spalletti. A Roma si è visto un gruppo certamente fortunato, ma anche capace di correre fino al 90’ (12,493 km per Borja Valero, frettolosamente definito “bollito”) e di reggere mentalmente nei momenti di difficoltà. L’anno scorso, di questi tempi, i nerazzurri si fermavano dopo un’ora scarsa.
Esiste, in definitiva, una “squadra”, per questo motivo non completarla sarebbe “peccato mortale”, così come sarebbe sbagliato definirla “totalmente inadatta”. In molti, troppi, si sono fissati sull’incapacità di “questo e quello”, ma “questo e quello” sono attualmente in nazionale: 15 convocati in giro per il mondo valgono un po’ di fiducia in più.
Qui Milan
Siamo all’ennesimo capitolo della questione “nessuno si fida dei cinesi”. Vale la pena tornare sull’argomento? Anche no, ognuno ha le sue convinzioni e se le tiene. Ci limitiamo ad un’unica osservazione: chi traduce le dichiarazioni di Fassone (“Nella peggiore delle ipotesi il Milan passerà ad Elliott”) in “ammettono che c’è qualcosa che non va”, si dimentica che, forse, il dovere di un buon amministratore in questo momento non è convincere chi non vuole essere convinto, ma tranquillizzare una tifoseria che quotidianamente viene sommersa da un messaggio sotteso (“Arriverà l’Apocalisse e vi travolgerà!”). Il dato di fatto è sempre lo stesso: ogni singola parola, ogni concetto, ogni euro speso o investito sarà analizzato nell’ottica del “mistero” e del “terrore”. Per certi versi è giusto avere e porre dei dubbi (in fondo stiamo parlando delle sorti di un club tra i più importanti al mondo), per altri sembra quasi che ci sia chi non vede l’ora che una tragedia sportiva si abbatta su Milano. Ecco, questo è meno comprensibile.
Ma veniamo a una questione forse ancora più centrale e molto “comune” tra i tifosi di tutte le razze e religioni: l’incapacità di riuscire ad accontentarsi. Qualche mese fa lo scenario rossonero più probabile era: “Il Milan resterà nello stallo della vecchia proprietà”. Poi si è passati a: “No, il Diavolo diventerà cinese, ma non farà mercato perché non c’è il grano”. Ora si è arrivati a: “Il mercato è monco, quindi non soddisfacente”.
Fassone e Mirabelli potevano “fare meglio”? Sì, certo, tutti nei rispettivi campi possono “fare meglio”, ma è giusto che vengano valutati per il rispettivo “punto di partenza”. Il Milan è stato stravolto come raramente è capitato a un club. È vero, alcuni giocatori sono stati pagati oltre il dovuto, altri avranno bisogno di tempo per inserirsi e Montella avrà un lavoraccio da fare. Sono gli effetti collaterali tipici di chi è costretto alla cura antibiotica: puoi fregartene e continuare a curarti con le caramelline, oppure spazzi via tutto e provi a star meglio.

Qui Juve
L'ottima vittoria della Juve sul Genoa è passata in secondo piano dopo che Buffon si è espresso sul Var e sulla questione "gli arbitri ne abusano". A prescindere dal fatto che abbia ragione o torto, era scontato che la tempistica con cui è arrivato il suo parere - ovvero dopo il secondo rigore assegnato contro la Juve in due giornate di campionato - avrebbe agitato gli animi dei tifosi, immediatamente divisi tra chi "Buffon si lamenta ora che gli fischiano i rigori contro!" e chi "Buffon ha ragione perché il Var è una congiura nei confronti dei bianconeri!". Tutto questo è illogico, non è il succo della questione ed è esattamente ciò che la tecnologia invita a non fare. Semmai dovremmo accogliere il parere "tecnico" del capitano della Juve e della Nazionale e considerarlo un punto di vista credibile di un calciatore importante nei confronti del Var per migliorarne l'utilizzo. Fare cagnara, scusate, non serve a un fico secco.
A pensarci bene, tra l'altro, al momento il Var fa la felicità di tutti, juventini compresi, capaci di dimostrare la loro superiorità tecnica a prescindere dalle innovazioni e dai retropensieri.
E intanto, mentre noi perdiamo tempo in futili discussioni, Marotta e Paratici lavorano per completare la rosa con le famose "occasioni" di mercato degli ultimi giorni. Howedes è proprio una di queste e dimostra che la dirigenza bianconera è abile a cogliere certe opportunità: tappa due buchi in difesa - può giocare sia come centrale che come terzino - e arriva dallo Schalke con la formula del prestito per 3 milioni con diritto di riscatto fissato a 12. Non bisogna per forza spendere i miliardi per fare cose intelligenti.

Qui Napoli
Solo tre righe, tutte dedicate a tal Pepe Reina, pelatissimo portiere. Mentre scriviamo non sappiamo se verrà ufficialmente scritto il lieto fine alla vicenda “resto o non resto”, ma tutto sembra portare a una decisione per certi versi “storica”. Nell’estate dei Neymar e dei Dembelé che si tuffano nei milioni, un “anziano” numero 1 sceglie di rinunciare a un contratto da nababbo per “non tradire” e continuare a “credere in un progetto” e soprattutto in se stesso. Non sappiamo se il Napoli quest’anno vincerà qualcosa o nulla, sappiamo che – tifosi o non tifosi – ci sta emozionando. In teoria il calcio esiste anche per quello.

Chiudo con una puttanata. Sabato mattina sono tornato dalle vacanze. È successo un casino al bar (dovesse mai fregarvene qualcosa, la drammatica foto dello scontrino la trovate sul mio profilo Facebook).
Alla prossima (Twitter: @FBiasin @ilsensodelgol Mail: ilsensodelgol@gmail.com)

Per la serie "Biasin per il sociale" (sottotitolo "atti di ribellione che non servono a un cazzo"), va ora in onda "Bicchieri d'acqua a 0,60 euro".
Rientro in Italia dalle ferie.
Aeroporto di Malpensa.
Ore 8 del mattino.
Bar.
Io: "Buondì signora. Due caffè, due bicchieri d'acqua e una focaccia, perché anche alle 8 del mattino sono molto ghiotto di salato".
Lei: "Guardi che il bicchiere d'acqua si paga, glielo dico perché c'è chi si lamenta".
Lascio scivolare il tono accusatorio della signora come a dire "non pensare di fare il mortoinculo perché l'acqua a Malpensa non scorre dai ruscelli" e memore della vacanza appena terminata rispondo in tono spagnoleggiante "Claro!".
ANDIAMO ALL'ANALISI DELLO SCONTRINO, TIPO RIS DI PARMA
Caffè al banco, costo al consumatore: 1.10 euro. Ci sta, il rincaro sarà del 27274848323% ma siamo in drammatica media nazionale.
Focaccia "come quella di Genova": 3 euro.
Ci sta, il perimetro del farinaceo è di 15x6 cm (13x4 al netto dell'unto) ma al palato fa la sua porca figura.
Arriva il momento dell'acqua.
La gentile incaricata estrae una bottiglia di Guizza senza tappo e versa il culo* della stessa in un bicchiere formato "analisi delle urine".
Esce la mia parte wallaciana (da William Wallace, l'impavido)
Io: "Mi scusi, per 0.60 centesimi non chiedo una scaglia di iceberg del Titanic, ma neanche uno sputazzo di lama".
Lei: "Ormai ha pagato, le consiglio di bere".
Inappuntabile
Io, fingendo di sapere cose che in realtà non so: "Lo sa che in molte parti d'Italia il bicchier d'acqua è gratis? A Napoli per dire!".
Lei, sarcastica: "Ma che bella notizia che mi sta dando! Beh, allora faccia così, vada a Napoli, se si spiccia c'è un'Alitalia che sta imbarcando. Tra l'altro leggende narrano che lì il caffè sia delizioso".
Io: "...".
Lei: "...".
Io: "Lo sa che lei ha dei tempi comici straordinari?".
Lei: "Lo sa che lei è un gran rompicoglioni, sono in piedi dalle sei e soprattutto i prezzi non li faccio io?".
Ma le scappa un mezzo sorriso e in qualche modo diventiamo "amici".
Che bella razza gli italiani.
* per "culo" s'intende la parte finale di un prodotto: l'ultimo sputazzo della bottiglia d'acqua, la fetta di Pan Carrè spalmabile solo su un lato e che nessuno vuole mai, il fondo della vaschetta di gelato che in origine era alla vaniglia ma a furia di cucchiaiate "contaminanti" evidenzia tracce di Nutella, miele, biscotto Oreo, bruschette, sugo alla puttanesca, cimeli, segreti di Fatima.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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