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Juve regina ma per il futuro serve altro. Sarri, cambia aria. Verona, l'ha voluto tu. Un giorno con Tavecchio...

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Ha vinto la più forte, non la più bella. Ha vinto anche se si iniziano ad intravedere le prime crepe nel palazzo. Scricchiola. La Juventus trionfa ancora, in Italia, ma questa volta è un successo sudato. Forse anche più bello, anche se i tifosi bianconeri sono abituati a questo tipo di vittorie e al sistema non fa bene. Almeno quest'anno ci siamo divertiti. Grazie al Napoli e alla stessa Juventus. Non sappiamo se il ciclo di Allegri sia finito oppure no. Sarebbe difficile dirlo, anche se la mia idea resta la stessa di un anno fa. Era finito a Cardiff il ciclo, non oggi. Con scudetto e Coppa Italia, la Juve salverebbe la stagione ma per il futuro serve altro. Lo sanno anche Marotta e Paratici che, dopo Berlino, hanno perso pezzi da 90. Se non sappiamo quando finirà il ciclo Allegri, invece, sappiamo che il ciclo degli italiani a Torino è bello che finito. Finisce con Buffon che è stato un poeta tra i pali, sta finendo con Barzagli e forse anche con Marchisio che ne gioca una su venti. Resta la bandiera di Chiellini a sventolare, in difesa, ma quando le cose si mettono male (come quest'anno) lo zoccolo duro deve essere italiano. E Rugani non è una soluzione per il futuro. Nello spogliatoio si deve parlare una sola lingua (la nostra). In campo se volete, anche, cento. Prendete il caso dell'Udinese. Ha sempre avuto mille stranieri in rosa per business ma si è sgonfiata quando ha perso Di Natale, Pinzi e Domizzi. Di Natale faceva 102 gol a stagione, starete pensando voi, è vero ma nello spogliatoio comandavano gli italiani. La Juve ha bisogno di rifondare il gruppo non la squadra. Sono due cose diverse. I leader non possono essere Benatia, Gonzalo o Khedira. Bravi ma certamente la base italiana che sta abbandonando Torino sarà una grande perdita. La Juventus ha vinto lo scudetto a Milano. In quella pazza partita di due settimane fa. La follia di non far giocare in contemporanea le ultime 4 gare, neanche quando in palio c'è lo scudetto, ha ammazzato un Napoli che era già scaricato fisicamente. Il resto l'ha fatto la testa che è arrivata dove il fisico non ci arrivava più. Come accaduto, in casa, con Chievo Verona e Udinese.
Se il ciclo di Allegri potrebbe anche continuare, per Agnelli e Marotta, quello di Sarri dovrebbe finire qui. Non è una notizia ma un invito. Non si può parlare di ciclo Sarri. I cicli si definiscono tali se vinci. Sarri, a Napoli, ha fatto vedere grandi cose e ha fatto sognare un popolo intero ma i grandi risultati li ha visti solo da vicino. Continuare con De Laurentiis, e a Napoli, non è facile. Più di quello che ha fatto non può fare. Inoltre perderà molti pezzi pregiati dello spogliatoio. Si deve andare via da vincenti e ora, anche se è triste dirlo, le strade di Sarri e il Napoli dovranno separarsi per il bene di entrambi. Il prossimo anno per gli azzurri non sarà facile. Ripetersi è sempre molto più complicato che affermarsi e, prima o poi, le milanesi dovranno darsi una svegliata generale. La Premier nel futuro di Sarri? Sinceramente non vedo molto bene Sarri in Inghilterra. Non ho elementi per dare questo giudizio.

E' solo a pelle. In Premier, Sarri, arriverebbe ad una età adulta. Vivere e lavorare in Inghilterra significa non cambiare luogo di lavoro ma cambiare vita. Se lo fai a 40 anni è un conto, per Sarri sarebbe tutto diverso. Meglio un'italiana in cerca di rilancio che una scommessa estera. Le parole di De Laurentiis vanno, infine, sempre decifrate. Ci lamentavamo del silenzio del Presidente, poi, quando parla preghiamo per il futuro che il silenzio sia ancora più lungo la prossima volta.
La lotta salvezza è la più bella in serie A. Tremano tutti. Dalla Spal al Cagliari, fino a Chievo, Crotone e Udinese. Attenzione alla sorpresa. L'Udinese ha un calendario per amico ma questa stagione è stata la peggiore dell'era Pozzo. Mai così male. Crotone e Spal è giusto che siano lì a lottare con i denti fino all'ultima giornata. Le vere delusioni sono Chievo Verona e Cagliari. Soprattutto i sardi hanno fatto un mix di disastri. A partire dal prematuro esonero di Rastelli alle continue conferme di Lopez. Per non parlare del potere concesso ai capetti dello spogliatoio. Il calciatore è un dipendente e non il capo, o dirigente, dell'azienda. Per fortuna di tutte queste squadre c'era Pecchia a Verona. Dispiace per la città e la tifoseria ma sono 9 mesi che imploriamo Setti di mandare a casa Pecchia. Lui è rimasto, simil Ventura con l'Italia, e questo è stato il risultato finale. Un allenatore che doveva essere esonerato già in B non si è capito da chi fosse protetto per non essere sollevato dall'incarico in serie A. Per come ha trattato Pazzini e Bessa gli andava stracciato il tesserino vinto con i punti di Benitez a Coverciano.
Infine vi racconto un sabato mattina trascorso con Carlo Tavecchio nella sua Ponte Lambro. Da 168 giorni non parlava con la stampa. Faceva caldo e ha preteso di fare l'intervista su un campo da calcio e non dietro la scrivania. Mia ha mostrato la Montagna che giganteggiava sul campo e mi ha spiegato del passato di Napoleone. Gli ho chiesto di Conte. E' impazzito. Ha rotto il silenzio e questa sera andrà in onda una lunga esclusiva, alle 22.30, su Sportitalia. Vi dico la mia sensazione. Tavecchio e Malagò non avrebbero dovuto, politicamente, litigare ma andare avanti insieme a braccetto e governare chi il calcio italiano e chi lo sport. Si sono rotti e ci hanno perso tutti. Tavecchio ha idee, ragiona come un quarantenne anche se a volte avrebbe bisogno della tutela di 3 addetti stampa perché è un fiume in piena e, in alcuni casi, serve maggiore diplomazia. Lo ha dimostrato il passato non il presente. Dalle seconde squadre al var, dai centri sportivi al rapporto con il Coni, da Opti Pobà alle lesbiche nel calcio. Gli ho chiesto tutto quello che mi passava per la testa, mi mancava che dicesse anche a quanti anni ha dato il suo primo bacio da adolescente e poi siamo a cavallo. Tavecchio dice cose giuste e interessanti ma il suo errore più grande è stato non aver trovato un'intesa con Malagò. Parla di Ventura, Conte, Mancini e di chi farà il tifo ai prossimi Mondiali... Va bene, un'anticipazione ve la dò: tiferà per l'Inghilterra. Alle 22.30, su Sportitalia, saprete il perché.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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