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Juve, ormai vincere in Italia non basta. Pecchia e Baroni, i conti non tornano. Sassuolo, il mercato non perdona. Visto Montella? Bastava metterli dentro...

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

La Juventus vince e passeggia in Italia ma, ormai, non basta più. Vedere Dybala segnare e realizzare triplette non fa più un certo effetto perché, anche se il nostro campionato è leggermente migliorato, la Juventus è ancora troppo avanti sulla concorrenza. Certo, il Napoli c'è e anche l'Inter quest'anno si divertirà ma la Juventus contro Genoa, Sassuolo, Chievo e via dicendo non avrà grossi problemi. Dai bianconeri ci aspettiamo di più quando il gioco si fa duro. Quando vai a Barcellona e non crolli, quando vai a Madrid e parti alla pari. Allegri ha una squadra costruita per vincere anche in Europa; in Italia ormai è prassi consolidata. Tutti dicono che quest'anno la Juventus è come lo scorso anno, se non addirittura meglio. Credo che Allegri abbia perso molto e non ritengo la Juve una squadra capace di arrivare fino in fondo in Europa. In Italia facciamo altri discorsi ma non puoi allenarti la domenica e giocare il mercoledì. Sul mercato sono state fatte scelte giuste e sbagliate. La difesa andava rinforzata e in mezzo al campo serviva un giocatore di qualità e quantità. Quando la Juve ha perso Vidal ha fatto uno degli errori più grandi della gestione degli ultimi cinque anni. Higuain è un grandissimo attaccante ma le partite che contano non le vince da solo. Dybala è un talento ma non ancora un fenomeno. Lo può diventare? Credo di sì. Ma solo quando deciderà le gare internazionali. Bisogna essere fenomeno con i fenomeni e non con le squadre di Provincia. Prendete il Sassuolo. Quest'anno la società ha sbagliato tantissimo sul mercato, sottovalutando i pericoli dell'attuale serie A. Servivano un terzino sinistro, due centrocampisti e un attaccante. A fine mercato doveva arrivare uno tra Zapata e Pavoletti. Uno è alla Samp, l'altro a Cagliari. Quando il mercato finisce, tutti ci dimentichiamo di quello che andava fatto e non è stato fatto. Il problema non è il campo ma gli uomini che hai a disposizione. Se ti mancano gli ingredienti, il minestrone non puoi farlo certo con due zucchine e una carota. Fai un passato di carote, buono certo, ma non lo paragoniamo ad un minestrone.
Il minestrone lo stanno facendo Pecchia a Verona e Baroni a Benevento. Squadre senza idee di gioco e in cerca prima della dignità perduta e poi dei punti. Il Benevento era partito benino ma l'attacco può essere considerato buono per la B, neanche minimamente competitivo per la serie A.

Mi metto nei panni del tifoso medio del Benevento: ha aspettato una vita per fare un derby in serie A con il Napoli. Ha sognato questo giorno. Ha visto i derby degli anni '80 alla tv Napoli-Avellino, dove Maradona e Juary si affrontavano per il campanile e per l'orgoglio campano. Era un derby storico anche per il Napoli che in serie A aveva giocato sempre e solo contro l'Avellino. Arriva il Benevento al San Paolo! Chi? Sì, gli Stregoni del Sannio. Salvatore Di Somma, oggi direttore del Benevento, al San Paolo di derby ne ha vissuti tanti con la fascia di capitano dei lupi ma umiliazioni così non ne aveva mai subite. Il derby, insomma, non è mai iniziato. Il Napoli ha deriso il Benevento che con 6 babà in pancia si è confermato vulnerabile e non all'altezza della serie A. Vigorito ha investito tanto in questi anni e avrebbe meritato una partenza diversa. Baroni è alla prima in A, certo, gli va dato tempo, ma ricordiamoci che non è la serie B. Questi punti persi a settembre non torneranno, come in B, nei prossimi mesi.
A Verona l'errore più grande è stato della società. Confermare Fabio Pecchia, dopo che aveva già stentato in B con una squadra nettamente più forte dell'altra, suona come una sfida che ha voluto intraprendere il Verona. Una sfida assurda perché, solo due anni fa, l'Hellas si è bruciato con le proprie mani e quest'anno rischierà di nuovo. Passi per il Benevento che paga gli errori della "prima volta" ma il Verona - con l'esperienza in A che si ritrova e la piazza gloriosa - non può commettere errori così grossolani. Come si risolve la situazione? Guidolin o Di Carlo per Verona e poi subito pronti per il mercato di gennaio, a Benevento Baroni merita ancora due partite altrimenti la scosa potrebbe provare a darla un De Zerbi o Ballardini, allenatori giovani, di carattere e nel caso di Ballardini con grande esperienza in A.
W Montella. L'aeroplanino ha capito che il pilota deve solo guidare e non inventare. Il Milan non deve dare spettacolo ma deve vincere. Quest'anno deve pensare al sodo: quarto posto e buona figura in Europa League. A Roma Montella non aveva capito molto del suo Milan, adesso, gli avranno spiegato che nel calcio non serve a nulla inventare e che se in estate ti hanno acquistato calciatori importanti devi metterli in campo e non in panchina. Purtroppo quando gli allenatori inventano distruggono le società. Kalinic e Andrè Silva sono la base dell'attacco, Suso e Chala ti danno qualità, se gioca Biglia non può giocare Montolivo... Questa è la base del Milan 2017/2018. Montella è furbo e intelligente. Guidi senza inventarsi percorsi alternativi. Per gli esperimenti non c'è tempo. C'è tempo solo per le cose normali e sensate, così il Milan potrà ritornare in Champions League grazie ad un mercato stellare che ha riportato grande entusiasmo nel popolo rossonero.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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