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Juve: l’errore (grave) che non ti aspetti. Inter: il Natale (quasi) perfetto e due arrivi (attenti all'"isolano"...). Milan: c’è una cosa che spaventa più del 5-0 (e su Ibra...). Atalanta e Lazio: filosofie diverse, stessa "pasta"

di Fabrizio Biasin
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© foto di Alessio Alaimo

Le acciughe sott’olio su crostino imburrato, l’insalata russa a badilate, mio padre che puccia i mandarini nella grappa Berta, zia Nella che arriva a spendere anche 8 euro per la carta “La donna barbuta” al Mercante in fiera (“Con questa vinco”. Ma poi non vince mai), la sera passata a cancellare le catene del cazzo su Uozzapp che ti occupano la memoria, l’elevatissimo rischio spoiler sulle serie tv perché tutti vogliono far intendere che la serie che hanno visto loro è più bella di quella che hai visto tu (“hai visto BOSONE NOVE?”. “No…”. “E’ bellissima, finisce che muoiono tutti”. “Zia Nella, maledetta, quest’anno ti rilancio “la donna barbuta”). Questo, per me, è il Natale. E voi direte: “Embé?”. Ci tenevo a farvelo sapere. Buon Natale a voi e famiglia. 

E ora il calcio, ma una cosa veloce che alla Vigilia non c’ha voglia nessuno di perder tempo.

E allora partiamo dall'Inter, che si gode le feste e pensa al mercato. Attenzione alla filiera: Vidal è il prediletto per il centrocampo ma l'affare è complicato, l'alternativa si chiama Nandez del Cagliari, ma solo se i nerazzurri accetteranno di "concedere" Nainggolan anche la prossima stagione. A sinistra, invece, l'obiettivo è sempre lo stesso e si chiama Marcos Alonso: si può fare.

Quindi il Milan e il massacro di Bergamo. È sempre sbagliato esaltare i vincitori oltre il buonsenso e condannare gli sconfitti oltre i loro demeriti. È sempre sbagliato… ma non in questo caso. Domenica a Bergamo abbiamo assistito a una specie di mattanza. Soprattutto abbiamo visto due squadre all’opposto. Una è una meraviglia, funziona praticamente sempre, fa divertire, gioca in un impianto rinnovato, si affida a un allenatore capace (Gasperini) e a un presidente (Percassi) che con il calcio riesce persino a guadagnare. Questa squadra si chiama Atalanta. L’altra è senz’anima, rappresentazione di un gruppo costruito tirando i dadi sul tavolo del mercato, una squadra i cui proprietari paiono interessati unicamente alla costruzione del nuovo stadio (campa cavallo…), un club guidato da dirigenti inesperti e affidato a giocatori inadatti, costati tra l’altro una montagna di denaro. Questa squadra si chiama Milan.
Quella dei rossoneri sembra una stagione già terminata: sono 14 i punti di distacco dal quarto posto e 14 punti non riuscirebbe a recuperarli neppure il Milan di Sacchi, figuriamoci questo.
Dice così il dirigente dal grande nome - ma dalla poca esperienza - Zvonimir Boban: "È stato veramente imbarazzante. Non pensiamo che in un anno o sei mesi si possa ricostruire il gruppo di Berlusconi, ma i miglioramenti ci devono essere. Cercheremo di rinforzarci, di più non posso dire. La squadra è molto giovane, ma questa è la politica della società". Questa-è-la-politica-della-società, che è come dire "oh, non guardate me, è il fondo Elliott che vuole così". Gattuso (3-1 per il suo Milan a Bergamo un anno fa) lo ha capito per tempo e ha salutato la compagnia, altri sono rimasti. Con il fondo il Milan va a fondo. E questo finale, forse, è l’unica cosa più brutta del Milan.
Ps. Torna calda (diciamo tiepida) la pista Ibra, ma un mese abbondante di chiacchiere sono francamente troppe anche quando si parla di un campione come lo svedese.

Poi la Lazio. Non capita spesso di vedere la Juve perdere in una qualche competizione nazionale. Merito dei biancocelesti, la squadra di Lotito (criticatelo quanto volete, ma rendete merito a uno dei pochi presidenti capaci di vincere senza buttar via denaro), di Tare (direttore sportivo illuminato, l’11 sceso in campo l’altro giorno è costato circa 100 milioni in cartellini, un’inezia a certi livelli), di Inzaghi e dei suoi giocatori. Ecco, andiamo sul campo. La domanda che tutti si fanno è: può questa squadra rompere le balle a bianconeri e Inter anche in chiave scudetto? Sì, questa squadra può crederci eccome.

Sotto con l’elenco di argomenti a sostegno della tesi. 1) La Lazio è l’unica squadra che ha battuto la Juventus nella stagione 2019-2020 e ci è riuscita per ben due volte, con merito, praticamente senza soffrire. 2) La Lazio non ha la rottura di maroni europea. È uscita dall’Europa League senza troppi rimpianti e – a differenza di Inter e Juve – può concentrarsi sul campionato e solo sul campionato. 3) È allenata dallo stesso tecnico per il quarto anno di fila. E fa sorridere se si pensa che Inzaghi Simone, in realtà, neanche doveva sedere su codesta panchina (ci arrivò per la rinuncia in extremis del “loco” Bielsa). 4) Gioca un gran calcio, moderno e sfacciato. 5) Lotito ha importato e reso “credibile” il “modello-famiglia”: alla Lazio ci si viene non per mettere in risalto se stessi, l’esaltazione del singolo deve passare attraverso il gioco collettivo e bla bla bla. E il più delle volte il “bla bla bla” è stucchevole, ma alla Lazio funziona. La riprova è negli ingaggi: guadagnano tutti più di un lavacessi del McDonald, ma nessuno oltre la logica. 6) Il resto lo fanno loro, i giocatori, che, oh, sono cazzuti nel senso migliore del termine. E non stiamo qui a celebrare i fenomeni, semmai i rincalzi. L’altro giorno a Riad Sarri ha buttato dentro Duglas Costa e Ramsey, Inzaghi ha risposto con Parolo e Cataldi. Tutti hanno pensato: “Ecco, i biancocelesti sono fottuti” e invece tutt’altro, si sono esaltati ancor di più.

Conclusioni. La Lazio può credere nello scudetto, che non significa “vincerà lo scudetto” (la Juve su lungo periodo ha forze sufficienti per dare la biada a tutti, l’Inter di Conte è squadra che più quadrata non si può), ma già dire “può crederci” è la riprova che noialtri esperti siamo bravi a salire “sui” carri all’occorrenza, ma in fondo non ci capiamo moltissimo. Alzi la mano chi la scorsa estate aveva inserito la Lazio tra le potenziali prime quattro del campionato. Ora le abbassino i fedelissimi laziali. Ecco, non rimane praticamente nessuno. Bravo Inzaghi, bravissima Lazio.

Infine la Juve. Badate bene, non esiste alcuna crisi, ma un dato di fatto sì: i dirigenti bianconeri la scorsa estate si sono incartati. Quali sono i titolari acquistati nell'ultima sessione di mercato? Danilo? Rabiot? Ramsey? De Ligt o Demiral (giocano per l'assenza forzata di Chiellini)? Paratici e Nedved hanno commesso diversi errori, molti di più del criticatissimo Sarri che è arrivato da troppo poco per poter essere bollato come "inadeguato" e comunque è primo in classifica ed è arrivato serenamente agli ottavi di Champions.

Buon Natale a tutti voi amici, perché se siete arrivati fin qui siete "amici" per forza.

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