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Juve, ecco tutti gli errori fatti a Barcellona. Processo a Allegri. Douglas Costa non serve. Paragonare Dybala a Messi è follia. Donnarumma deve scegliere il Milan o Raiola. Inter, contatto per Chiesa

di Enzo Bucchioni
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© foto di Federico De Luca

Conosciamo troppo bene il calcio per non sapere che tirare conclusioni a settembre è roba da ricovero. Soprattutto quando si parla di Juve e di Allegri. Ricordate l’anno dei dodici punti in dieci partite? E comunque la non brillantezza, le partenze in salita a settembre, sono una specialità della casa.

La disfatta di Barcellona, però, non può essere archiviata senza profonde riflessioni perché gli errori sono stati tanti, dei giocatori naturalmente, ma soprattutto per come questa gara è stata preparata.

Troppa sicurezza, troppa presunzione, quasi leggerezza. Sono arrivato perfino a pensare una cosa impensabile e mi sono chiesto: ma Allegri aveva visto la vittoria di sabato scorso del Barca per cinque zero con l’Espanyol, tripletta di Messi? Temo di no, altrimenti avrebbe notato una squadra in grande forma atletica, tutta altra roba rispetto alla sfida dell’aprile scorso, con un gioco modificato dal nuovo allenatore e un Messi al top della condizione.

Con queste premesse sull’avversario, le assenze di Chiellini, Mandzukic, Khedira e Cuadrado, senza Bonucci che l’anno scorso guidava la difesa e quest’anno un leader ancora non c’è, con alcuni giocatori non in forma (Alex Sandro su tutti, ma anche Barzagli) andava pensata una gara diversa.

Il modulo e gli interpreti si sono rivelati sbagliati. Serviva una Juve più solida e con maggiore esperienza, tanto più che nel girone non devi vincere o far risultato per forza come nella doppia sfida, al limite una gara di contenimento con ripartenze, l’idea del pareggio, poteva essere una strategia più appagante.

Invece del 4-3-3, un più difensivo 3-5-1-1 avrebbe consentito una migliore copertura e una barriera centrale più solida. Immagino Barzagli, Rugani e Benatia; poi De Sciglio, Sturaro, Pjanic, Matuidi, Alex Sandro; Dybala a far da raccordo con Higuain.

Non basta, per me far debuttare Bentancur in Champions proprio nel terribile Camp Nou è stato azzardato. L’uruguagio mi piace, diventerà un giocatore di livello, ma a volte l’esperienza conta. Non ho capito neppure Douglas Costa, ma qui allargo il discorso: non ne ho capito l’acquisto. Di sicuro verrò smentito, ma questo è il classico giocatore che in Italia fa fatica, raddoppi di marcatura, spazi chiusi, tatticismi, potrebbero ingabbiarlo. Non mi ha fatto impazzire neppure in Germania, per la verità. Vale quaranta milioni? Io li avrei spesi per un centrocampista o per un difensore di livello internazionale. Tanto più che hai Cuadrado che può fare quel tipo di lavoro e conosce il nostro campionato.

Ma l’altra sera Allegri non mi è sembrato reattivo neppure nel cambio, dopo l’infortunio di De Sciglio. L’occasione di riequilibrare l’ha avuta, al posto di De Sciglio poteva inserire Rugani, giocare a tre dietro, mettere Douglas e Alex Sandro sugli esterni e passare comunque al 3-5-2 ricompattando il centrocampo dove il fragile Pjanic va protetto. Non mi è piaciuto nemmeno nella tirata a Higuain, l’argentino psicologicamente ha bisogno di un allenatore-babbo che lo capisca, le scosse pubbliche non mi sembrano la medicina giusta.

Comunque non voglio fare le bucce ad Allegri, una giornata sbagliata ci sta. Però, nel ragionare, mi sono chiesto: è stato giusto confermarlo dopo la sconfitta di Cardiff, la seconda in tre Champions, e tutte le polemiche interne (vere o false non lo so) che ci sono state. Con un tecnico nuovo forse questo gruppo avrebbe reagito meglio dal punto di vista motivazionale?

E anche Allegri avrà sbagliato a rinnovare? La sensazione è che pure lui abbia bisogno di nuovi stimoli. Ci sono delle storie che finiscono, bisogna essere bravi a capirlo in tempo.

E il Barcellona non è il primo campanello, già in Supercoppa con la Lazio s’era vista una Juve caratterialmente diversa.

Comunque trattasi di riflessioni di settembre, la Juve ha i giocatori (Howedes in difesa sarà importante) e le risorse per fare comunque una grande stagione. Soprattutto in Italia. E se è vero che l’Inter ha personalità, ha Spalletti e non ha coppe, il Milan ha spesso 220 milioni e il Napoli ha come parola d’ordine del gruppo "ora o mai più" la Juve resta la più forte. In Champions lo capiremo strada facendo, non vincere il girone potrebbe già complicare il cammino. Ma c’è tempo per riparlarne.

Parlo subito, invece, di Dybala. Chi l’ha paragonato a Messi, chi ha scritto e detto una valanga di parole inutili, non conosce il calcio e fa male al ragazzo. Messi è forse (per me sì) il più grande giocatore della storia del calcio, se gli va male secondo o terzo. All’età di Dybala aveva già vinto tre Palloni d’oro. Lo juventino è un giocatore di grandissimo talento, destinato a diventare un campione, ma con ancora margini di crescita e lavoro da fare. Ogni raffronto è improponibile.

Tornando alle coppe, il Milan, invece, in Europa League s’è rilanciato. Montella ha fatto l’annuncio giusto: avanti con il 3-5-2. E non può essere che così quando prendi Bonucci nato per giocare a tre, e sugli esterni hai Conti e Rodriguez, due furie. E poi Biglia sempre, Montolivo con lui mai. Se Chalanoglu impara a fare l’interno è un’arma non da poco. Andrè Silva ieri sera ha dimostrato freddezza e capacità di vedere la porta sempre e comunque. Lui e Kalinic sono la coppia. Suso dovrà adattarsi e può essere un’arma per cambiare a gara in corso. La rosa è forte e offre soluzioni all’allenatore.

Più difficile capire come andrà con Donnarumma. Gli attacchi di Raiola al Milan ormai sono quotidiani, come se non bastasse il resto, anche sulla fascia da capitano. E’ chiaro che riproverà a portar via il portiere, in presenza di una clausola rescissoria da 60 milioni, il procuratore farà di tutto per trovare un club (non è difficile) disposto a pagarla a giugno.

Come reagiranno questa volta Donnarumma e la sua famiglia?

Non lo so, ma è lampante che una decisione definitiva vada presa. Donnarumma deve scegliere oggi, subito, fra Raiola e il Milan. Fra partire e restare.

Ma lo deve fare adesso, altrimenti più passa il tempo e più le pressioni interne ed esterne del suo procuratore aumenteranno. Sinceramente continuare così non regala serenità al ragazzo e il Milan non è felice di avere in casa un fronte aperto.

L’Inter non ha giocato le coppe e cerca di capitalizzare l’amarezza dell’esclusione. Giocare ogni sette giorni darà ancora più forza al lavoro di Spalletti. Ma, nonostante il buon inizio, Sabatini eAusilio sanno che a gennaio (cinesi permettendo) un difensore potrebbe servire. Ma anche un giocatore con caratteristiche diverse da Joao Mario o Brozovic, da mettere dietro Icardi. Chi? Piace moltissimo Chiesa. Spalletti lo conosce e lo segue da anni, l’attacco è già partito. L’assedio è cominciato. Ora così, dopo De Laurentiis, in coda c’è anche Sabatini.

Il ragazzo (20 anni) e il padre, grande ex Enrico, resisteranno?

Federico ha un contratto fino al 2021 e tanto amore per la Fiorentina che gli proporrà a giorni di rinnovare fino al 2022 con un ingaggio triplicato subito e poi a salire. Sicuramente firmerà, ma il futuro è un’ipotesi, come dice il poeta. E la vicenda Bernardeschi brucia ancora…

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