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Inter domina il derby e vince la coppa (con vista A). E alla Juve parte una nuova era

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

Era il derby che valeva una stagione. E l’Inter torna da Riyadh con la coppa, il Milan no. Vincere ti cambia comunque l’umore, ma soprattutto perdere te lo cambia. Soprattutto se tutto questo accade in un derby, fra due squadre che nell’ultimo periodo proprio nei derby hanno vissuto le loro stagioni. Un derby, a livello emotivo, lo scorso anno, ha spianato la strada al Milan nella vittoria del campionato, un derby oggi ha consegnato la supercoppa all’Inter.
Un derby che l’Inter praticamente ha avuto sempre in mano, senza mai soffrire, senza mai perdere la testa, giocando con consapevolezza, con maturità, con un’energia ritrovata. Inzaghi considera questo 2023 dell’Inter un percorso netto: il pari con il Monza non gli va giù e lui, in cuor suo, lo considera una vittoria. Per insidiare il Napoli ci vorrebbe un filotto straordinario e sarebbe necessario anche che il Napoli rallentasse questa sua grande corsa (e non sembra davvero averne intenzione!), ma questa Inter sta ritrovando quello spirito che aveva avuto per buona parte della passata stagione. Qualità di gioco, attenzione ai dettagli. Lo scorso anno non bastò per vincere il campionato perché il Milan riuscì addirittura a fare meglio, approfittando proprio di alcuni momenti di mancanza di lucidità nerazzurra. Stasera è stato l’esatto contrario. Un Inter senza sbavature contro un Milan che è sembrato meno convinto, meno concentrato, meno attento.
Riuscire ad essere sempre al top, sempre lucidati a specchio non è affatto scontato né semplice.

Lo sa l’Inter che non è riuscito ad esserlo nel corso di una stagione, ma dimostrando vette di un potenziale non espresso al massimo, lo sa il Milan che non è riuscito quest’anno a ripetere la stagione trascinante dello scudetto. Per riuscire a far girare tutto bisogna partire dall’alto: dalla proprietà, società, fino ad arrivare al campo. Nell’ultimo periodo il Milan se non ha la sindrome della pancia piena (come dice Pioli) sembra avere un altro atteggiamento: porta praticamente sempre aperta e non è solo una questione di forma dei difensori. Come sempre sottolineano gli allenatori. Va messo sempre però davanti un ragionamento che Pioli non sottolinea mai: gli assenti a partire da Maignan.
Prova a ripartire invece la Juventus. Primo atto di un nuovo percorso che sarà tanto impegnativo in campo per cercare un riscatto di una stagione fin qui deludente, quanto (se non più) fuori. Visto che praticamente già da domani la società sarà impegnata a difendersi dalle accuse della Procura di Torino e vedremo (fra poche ore) anche se ci sarà di nuovo il processo sportivo sulle plusvalenze, che era stato già celebrato ma che potrebbe essere di nuovo ripreso in mano dalla procura se le carte, che ora sono a disposizione anche della giustizia sportiva, presentano nuovi elementi probatori.
Si chiude un’era. Certamente vincente, certamente ambiziosa, certamente visionaria. Al netto del tifo e di come la si pensi in merito alla vicenda processi, ci sono a prescindere degli spunti di riflessione interessanti sul futuro del calcio che non possono essere ignorati. Si deve assolutamente aprire un confronto e proporre soluzioni per non rischiare la polarizzazione estrema, per non rischiare che la famosa generazione Z non si interessi al calcio. Per offrire delle soluzioni al calcio italiano che vive in un momento di recessione economica e che da due Mondiali non riesce a qualificarsi.

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