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Il Triplete al contrario della Juve: di chi è la colpa? David Silva è della Lazio. Higuain lascia la Juventus, l’intreccio per Douglas Costa, e Gosens... Mbappé spaventa l’Atalanta

di Tancredi Palmeri
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Doveva e poteva essere Triplete con l’arrivo di Cristiano Ronaldo.
E’ finita che in 20 ore la Juventus ha messo a segno un Triplete al contrario: eliminazione-esonero-nuovo allenatore. Alle 23.00 veniva eliminata, alle 14.00 licenziava Sarri, alle 19.00 assumeva Pirlo.
Di chi è la colpa?
Sarri ha le sue ovviamente, ma altrettanto ovviamente si licenzia l’allenatore perché non se ne possono licenziare venti di colpo. Ma fa molto riflettere che guarda caso il giorno dopo l’esonero di Sarri, escano decine di retroscena su come il rapporto tra lui, lo spogliatoio e la società fosse pari allo zero. Delle due l’una: o appena dato il benservito dalla Real Casa, si è provveduto a dipingere il mostro di modo da far apparire come inevitabile la decisione (come se non bastasse la disfatta di Lione a giustificarla), oppure a molti i retroscena erano rimasti intruppati nella penna, che solo adesso di colpo li sta sputando fuori. Si darebbe il caso però che gli unici padroni dovrebbero essere i lettori, mentre questa sa tanto di verità a orologeria.
Non toglie nulla dalle colpe di Sarri, alla fine l’allenatore è il responsabile tecnico nel bene e nel male, ma non è corretto adesso questo sparare sulla Croce Rossa.
Così come è passata in cavalleria la giravolta sulla scelta di Pirlo: per carità, magari si rivelerà il nuovo Guardiola, ma è un dato di fatto che si tratta di un guizzo decisionale di Andrea Agnelli, che dopo aver fatto come gli avevano consigliato Paratici e Nedved, stavolta ha fatto di testa propria.
E ci mancherebbe che non ne abbia il diritto: la squadra è la sua, i soldi sono i suoi, se non è lui a decidere figuriamoci chi debba farlo allora.
Ma per favore piantatela con la favoletta della Juventus progetto ponderato calibrato e preciso a lungo raggio: l’idea Pirlo è sorta nei giorni immediati prima dell’esonero di Sarri, è maturata in poche ore poco prima della scelta, e non sarebbe stata presa senza il rifiuto di Zidane e senza le riserve finanziarie o tecniche su Pochettino, Simone Inzaghi, Spalletti e Gasperini.
La Juve è stata costretta alla scelta fantasiosa come chi deve approntare la cena con quello che gli rimane in casa. Poi magari viene fuori una cena memorabile, ma non è quello il punto, e che sparisce la pianificazione.
Lo si vede dall’addio di Matuidi: rinnovato ad aprile e non solo per esigenze di spalmare l’ammortamento, e poi lasciato andare perdendoci soldi.


E non solo. Perché lo specchio delle allodole dell’allenatore ha distratto dal tracollo finanziario dell’uscire negli Ottavi di Champions, per di più nell’anno di crisi Covid.
Tutta una serie di scommesse fatte a uso del mettere le mani sulla Champions, e adesso parte la tarantella del fare quadrare i conti, come quando l’anno scorso si provò a vendere Higuain e Dybala a mezza Europa per prendere Lukaku.
Qualcosa però cambia: stavolta Higuain ha accettato di andarsene. La Juve regalerà anche a lui il cartellino e gli pagherà metà stipendio degli 8.5 milioni che gli rimangono ancora da riscuotere, ma il Pipa non ha ancora deciso se sarà Argentina, Qatar o Usa (la più probabile).
La Juve per far quadrare la situazione prova a incastonare uno scambio con l’Arsenal sulla falsariga di quanto fatto con Arthur-Pjanic: migliorare tecnicamente e finanziariamente. E’ stato offerto Douglas Costa in cambio di Lacazette, l’Arsenal ci sta pensando, anche se per ora non quadrano i conti sullo stipendio del brasiliano.
E nel frattempo l’unico acquisto grosso potrebbe arrivare in fascia sinistra dove la Juve boccheggia: contattata l’Atalanta per Gosens, servono almeno 40 milioni, e si prova a trovare una contropartita tecnica che possa smorzare il prezzo.
La Lazio invece fa quadrare tutto: David Silva è nuovo giocatore biancazzurro. Firma apposta prima dei Quarti di Champions, l’annuncio avverrà solo quando il Manchester City avrà finito di competere.
È un acquisto pazzesco messo a segno da Tare che porta un giocatore con ancora molta qualità, come successe con Klose che fu capace di laurearsi campione del mondo nel 2014.
A Lisbona l’Atalanta coltiva un sogno, che sarà ancora più difficile di quanto già non fosse: perché Mbappé ha recuperato a passi da gigante qual è, in panchina pronto a entrare ci doveva andare già, ma Tuchel ha fatto capire che se nulla osta partirà titolare. Può sembra un azzardo, ma dimostra quanto il PSG abbia paura dell’Atalanta: che la Dea allora sogni e basta, perché di paura ce n’è già stata per altre ragioni, e serve solo leggerezza.

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Martedì 16 Aprile 2024
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