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Il presidente non c’è, il CdA neanche: rimane solo il campo. E che succede?

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

Le vicende di casa Juventus non si sono ancora sedimentate. Il vortice che ha accompagnato le dimissioni in blocco del CdA bianconero ha - evidentemente - coinvolto anche l’area sportiva, sebbene appena 24 ore dopo la comunicazione lo stesso John Elkann ha voluto sottolineare come al centro del progetto sportivo rimanga Allegri.
La Juventus-squadra ora deve fare quadrato intorno a sé stessa, lasciar passare il momento complesso e complicato. Pensare soltanto al campo. Molto facile a dirsi, molto più complicato a farsi.
La decisione di lunedì sera ha azzerato completamente la dirigenza degli ultimi 12 anni. Agnelli e Nedved non ci saranno più. Arrivabene sì, ma con il compito di traghettare la società e probabilmente sarà preso anche da situazioni diverse da gestire. I nuovi membri del consiglio d’amministrazione, come le prime due nomine, saranno paragonabili al governo tecnico. Personalità della società civile (e non sportiva) in grado di poter guidare la Juventus in questo momento estremamente delicato, visto che a breve arriveranno anche i rinvii a giudizio e si aprirà una partita sul fronte processuale, piuttosto impegnativa.

Da un punto di vista sportivo (giustizia sportiva, intendiamoci) la Juventus non dovrebbe rischiare molto. Lo spettro della retrocessione è sventolabile soltanto se la Procura di Torino (e quindi anche la procura sportiva) dovessero certificare che le eventuali falsificazioni di bilancio hanno permesso l’iscrizione al campionato della Juventus. In caso contrario multe e possibili penalizzazioni.
Rimane però certamente lo smarrimento - soprattutto per Allegri e Cherubini che si occuperanno della gestione della squadra - per come sono andate le cose. Tutti gli uomini del presidente, una volta appresa la volontà di Agnelli di lasciare il CdA, hanno fatto un passo al suo fianco. Agnelli ha apprezzato il gesto ma non lo ha ritenuto necessario. Con estrema concretezza: ben più importante che Allegri e Cherubini continuino a fare il loro lavoro, piuttosto che testimoniare la vicinanza all’ex presidente bianconero. La vicinanza ci ha pensato Allegri poi a mostrarla, ringraziando Elkann per la fiducia, senza dimenticare l’amico Andrea.
Ora da qui all’inizio del campionato manca ancora più di un mese. In cui magari ci sarà un quadro ancor più chiaro della situazione. Un mese in cui la Juventus la squadra però comincerà a vedersi, a parlare e a prendere coscienza. Un mese di lavoro completamente nuovo per Allegri: lavorare in una bolla.
La Juventus-squadra non deve lasciarsi influenzare dall’esterno. Questo sarà il compito più difficile per Allegri e per il suo staff. E paradossalmente il fatto che non si giochi per così tanto tempo, potrebbe essere un elemento in più da dover gestire. Magari il campo avrebbe distratto i pensieri, avrebbe allontanato le chiacchiere. La Juve - da sempre - attira (come è giusto che sia) una serie di attenzioni fuori dal comune. Per il prestigio del club, per i tanti tifosi che la seguono, per i tanti “avversari”. E di Juve in questo mese sarà inevitabile parlare.
Allegri magari pensava di dover pensare soltanto al recupero di Pogba, a come far coesistere Kostic e Chiesa, al rientro di Di Maria o al distacco dal Napoli. E già erano pensieri rilevanti, di non poco conto e problemi di difficile soluzione. Ora si aggiunge un versante in più. Una responsabilità in più

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