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Finire ad ottobre? Follia! Non roviniamoci anche il futuro. Tre mosse per superare la crisi... che verrà

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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L'obiettivo di questo editoriale, ogni lunedì, è creare una discussione. Nuovi spunti. Non mi aspetto che tutti si alzino in piedi per battere le mani. Anzi, molte proposte non sono populistiche e mi prendo volentieri insulti social. Stare dalla parte dei più forti è semplice. E' semplice anche non esprimere giudizi e parlare dopo, quando siamo tutti bravi. Mi fa piacere ricevere, quasi tutti i lunedì mattina, sms di gente di calcio. Dalla parte politica del pallone a dirigenti e calciatori. Non sono messaggi "bravo, sono d'accordo" o cose così... Si creano discussioni, prendendo spunto da quello che scrivo. E quello che scrivo è quello che penso. Quello che penso non è per forza giusto o la verità. Proviamo, in questo periodo, a salvare il salvabile anche se di questo passo ci sarà poco da salvare. Oggi, giustamente, l'attenzione è rivolta solo alla crisi sanitaria. Quando avremo risolto questo dramma, speriamo presto, ci sarà un altro dramma da affrontare che oggi crediamo sia lontano anni luce. Come lo era, apparentemente, il virus. Il dramma dell'economia. Noi parliamo di calcio, e lo facciamo volentieri, ma le aziende, i ristoranti, le PMI non stanno in piedi. Già molte erano in crisi, dopo questa tempesta andare avanti sarà un lusso per pochi. Piaccia o no al Governo, o da Roma tirano fuori la bacchetta magica oppure la disoccupazione schizzerà alle stelle. Anche nel calcio. Parliamo tanto di calciatori e allenatori ma nessuno ricorda che dietro alla macchina perfetta ci sono dirigenti da 1.200 euro al mese, magazzinieri, cuochi, segretari e steward. Anche la cassa integrazione non farà miracoli. L'ipotesi di ieri sera è terrificante. Pur di chiudere questa stagione possibile che andremo avanti anche a settembre e ottobre. Follia! Assurdità! Questa stagione, ormai andata a farsi benedire, deve (se si può) finire entro e non oltre il 31 luglio. Poi bisognerà voltare pagina e di questo campionato 2019-2020 non vorremo sentire più parlare. Stiamo ragionando troppo su questo campionato ma poco sul prossimo. Scusate, sui prossimi. Il calcio non lo salviamo con questo campionato che, se tutto dovesse andare liscio, lo finiremmo tardi e senza pubblico. Creiamo una strategia per risolvere i problemi che verranno. Cosa ne sarà del calcio 2020-2021? Silenzio totale. Gli investitori dello sport sono due settori su tutti: betting e automotive. Per quanto riguarda il betting Di Maio, con il decreto dignità del luglio 2019, ha deciso che i bookmakers dovevano portare i soldi all'estero e non farli investire in Italia. Premio geniale per risolvere il problema della ludopatia. Ora sono guariti tutti. Non capendo che la scommessa sportiva è abilità, mentre, la ludopatia sono i malati nelle sale buie che giocano alle slot.

L'automotive è crollato. FCA è la Juve, Dacia è il naming di uno stadio in Italia, Suzuki è sponsor del Toro, Audi per anni ha messo i soldi nel Milan e potremmo continuare a lungo. Il mercato delle auto è fermo. Bloccate le produzioni e le campagne pubblicitarie. La gente non ha soldi e certamente non compre le auto. Di conseguenza crolla anche il mercato assicurativo, altro settore che sponsorizza molto nel calcio. Ricordate la Serie B Conte.it? Tre ipotesi per provare a ripartire, guardando al domani e non all'oggi:
1) Incontro con Sky-Dazn e Img per evitare battaglie legali. La sesta rata, molti club, l'hanno già scontata in banca. Forse tutti. Se non pagassero sarebbe un danno ben superiore a 240 milioni di euro. Bisogna trovare un accordo con le tv per far pagare la sesta rata ma proporre qualcosa in cambio sulla prossima stagione. Azzardo: rinviare di un anno il bando sui diritti tv, inserire in questo bando anche la stagione 2021-2022 al costo dell'ultimo anno (stagione 2020-2021) e nel frattempo parlare con il Governo per cambiare la Legge Melandri. Un anno in più per discutere e bloccare tutti i diritti tv allo stato attuale. Stesse condizioni economiche e produttive. Una guerra legale farebbe morti e feriti nel sistema economico del calcio italiano. La Juventus, lo scorso anno, ha avuto introiti per la parte commerciale pari a 186 milioni, dal botteghino 65 e dai diritti tv 200 milioni. In Europa è al decimo posto. In Italia al primo.
2) Liberalizzare e abolire la burocrazia per i club che vogliono costruire un proprio stadio. Senza stadi di proprietà il calcio italiano non ha futuro. E soprattutto non sarà mai attraente per nuovi investitori. Non possiamo vivere sempre sulla vendita collettiva dei diritti tv. Dobbiamo costruire, quanto prima, gli stadi e bisogna prevedere degli incentivi per i club. Sarebbe la vera svolta. Anche qui serve il Governo. Abolire le leggi che bloccano le iniziative dei Presidenti. Certamente bisogna rispettare le leggi. L'esempio non è Cagliari e non è Cellino ma gli esempi sono la Juve, l'Udinese e il Frosinone. Dovranno essere, in futuro, Napoli, Roma, Lazio e Fiorentina.
3) Abolire il decreto dignità, non chiedere una tassa ulteriore ai bookmakers e incentivare le aziende a sponsorizzare nello sport con agevolazioni fiscali del 30% su credito di imposta. Il prossimo anno, il calcio, le tv e l'editoria non si possono permettere ancora il decreto dignità. Che di dignitoso non ha nulla. Anche lo Stato non si può permettere di perdere ulteriori soldi. Bisogna riportare i capitali in Italia e convincere le aziende internazionali come Bwin, Eurobet, Planetwin365, William Hill, Starcasinò, Unibet, Pokerstars e le nazionali Snai e Sisal ad investire nello sport. Questi soldi servono a tutti, senza fare falsi moralismi che non servono neanche in campagna elettorale.

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Lunedì 20 Maggio 2024
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