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Ecco cosa rischia il Milan dalla Uefa: la scure del financial fair play pronta ad abbattersi sui rossoneri, e il salto all'indietro rischia di essere davvero triplo. Eppure c'era quel dettaglio che rendeva tutto prevedibile…

di Tancredi Palmeri
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E' andata come si sperava non andasse, o come si temeva, o come qualcuno aveva indicato: la Uefa ha rifiutato il settlement agreement, dopo aver in illo tempore rigettato il voluntary agreement, e ha rinviato il caso alla Camera. Decisione che è l'anticamera della sanzione nei confronti del Milan, ed una sanzione molto, molto dura, perché le poche volte che la Uefa decide che non c'è più margine di trattativa, le conseguenze sono sempre molto rumorose.

La speranza è quasi che al Milan possa andare come a City e PSG in passato: una trentina di milioni di multa e rosa ridotta da iscrivere alle competizioni. Il problema però è che il Milan è molto oltre i parametri, in proporzione più di quanto non lo fossero gli altri due club, e soprattutto l'accusa dell'Uefa non è semplicemente "Hai speso troppo", ma è ben più complessa, perché in soldoni il vulnus è che il Milan non avrebbe presentato garanzie accettabili per dimostrare di poter far fronte al prestito di Elliott che scade nell'ottobre 2018 (e che potrebbe essere posposto di alcuni mesi), e ancora peggio che non sia stato ritenuto credibile il piano industriale di crescita del fatturato, il castello di sviluppo finanziario su cui si regge l'intero progetto di Yonghong Li.

Eppure c'era un dettaglio che avrebbe potuto essere rivelatore già 10 mesi fa, quando circolarono varie versioni del piano quinquennale del Milan. Versioni ovviamente mai confermate ufficialmente dal club, ma tutte avevano come comun denominatore i ricavi monstre degli introiti dal mercato cinese. Per intenderci, un incasso dalla Cina che raggiungeva come minimo 5 volte il totale degli introiti cinesi del Barcellona. Si diceva fossero solo esagerazioni giornalistiche, e invece guarda caso proprio quella è stata una delle ragioni principali per cui l'Uefa ha respinto ogni richiesta di soluzione concordata.

E adesso la sanzione sarà pesantissima anche perché la Uefa raramente arriva fino a questo punto, raramente lo fa con club di questo livello, e raramente lo fa dopo aver concesso così tanto tempo per trovare un accordo. Peserà infatti anche l'anno di trattativa per raggiungere una soluzione, un lasso di tempo molto ampio concesso dalla Uefa e che non ha prodotto nessun passo avanti nell'accettazione.

E le sanzioni sono di quattro tipi, nell'ordine a scalare: multa salata; multa salatissima con restrizione della rosa (come successe con City e PSG); sospensione della finestra di mercato; esclusione dalle coppe.
Per certi versi, sarebbe quasi più auspicabile una esclusione dall'Europa League piuttosto che una multa salatissima, il problema però è che il piano di crescita milanista è legatissimo ai risultati europei, dunque la decisione estrema andrebbe ad inficiare anche molte altre voci di entrata in prospettiva.

Il salto all'indietro rischia di essere triplo: non puoi più spendere, non puoi più competere in Europa, non puoi più crescere. Eppure, 10 mesi fa gli elementi per rendersi contro che la questione non quadrasse c'erano già. Bastava analizzarli.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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