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Duecento milioni ai procuratori nel 2016: così il calcio diventa più povero. Caso Donnarumma: al Milan (forse) la prima battaglia, ma con Raiola il destino è segnato. Vinicius ha tracciato la via: conviene sempre investire sui giovani?

di Raimondo De Magistris
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Comunicazione presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per Tuttomercatoweb.com dal 2008, è il vice direttore dal 2012
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Ci ripetono da anni che noi comuni mortali non dobbiamo scandalizzarci per i lauti compensi ai calciatori. Guai a mostrarsi sorpresi, si verrebbe tacciati di non essere al passo con i tempi, di non conoscere la semplice regola della domanda-offerta e così via.
E' il mercato, bellezza. Non si transige e dobbiamo adeguarci, che ci piaccia o no. Un po' di polverone quando l'asticella ciclicamente viene spostata un po' più in là (l'ingaggio di Tevez in Cina o il trasferimento di Pogba), ma poi tutto rientra nella 'normalità' nel giro di pochi giorni. In fondo - ci viene detto - è la stessa logica che sottende gli altri sport che hanno avuto economicamente successo, come la NBA o MLB. Il football è uno sport che muove miliardi di dollari e i più in vista dei suoi protagonisti - grazie a talento, sudore e tenacia - meritano cifre che diventano sempre più alte con l'aumentare del giro di affari. Tutto etico? Tutto corretto? Chissà. Ma tanto non è questo che interessa a chi muove i fili del gioco.
C'è però un assunto di base, vero e sincero: il talento è democratico. I prescelti, i giocatori destinati a guadagnare di più, possono nascere in un barrio di Buenos Aires, ad Amsterdam o a Ciampino. Non fa differenza, la Dea Bendata decide senza una logica. I giocatori hanno solo avuto la fortuna di possedere il talento giusto nel momento storico giusto e quindi godono dei vantaggi di tutto ciò.

Adesso però, sempre a noi comuni mortali, dovranno spiegarci perché i procuratori - che sono nel mondo del calcio, ma non hanno alcun talento calcistico - possono contare su guadagni pari o a volte superiori a quelli delle loro star. La FIGC qualche settimana fa ha reso noti gli esborsi dei club di Serie A per i procuratori sportivi nell'anno 2016: gli agenti hanno incassato quasi 200 milioni di euro, per la precisione 193.3 milioni. Una enormità, che rende pochissime persone ricchissime e il sistema più povero. Anche perché, a differenza dei soldi che passano da un club calcistico all'altro, questi non vengono reimmessi sul mercato.
Tavecchio in settimana, punzecchiato sulla vicenda, ha parlato in modo generico di compensi immorali e di campo da regolamentare. Senza spiegare come, senza spiegare quando. La verità è che ormai i procuratori fanno ciò che vogliono, muovono il gioco senza che nessuno possa impedire loro di farlo e solo quando la FIFA deciderà di metterci realmente le mani potrà saltare il banco. Perché è giusto che un professionista venga pagato per il lavoro svolto, ma è assurdo che i procuratori più ricchi e furbi fatturino più di diversi club di Serie A.
Qui non c'entra la Dea bendata o il trovarsi col talento giusto nel momento storico giusto, forse c'entra il calcio ma nemmeno più di tanto. Siamo alla pura speculazione finanziaria: vince solo chi ha tanti soldi e tanto potere. Per gli altri le briciole o, forse, nemmeno quelle.

A proposito di procuratori, un accenno al più famoso di tutti: Mino Raiola. C'è da chiedersi se in questi anni abbia sempre fatto la fortuna dei suoi assistiti: economica sicuramente, calcistica chissà. Ibrahimovic e Pogba in questo senso hanno lanciato più di qualche indizio.
Al di là di ciò, Mino si sta apprestando a perdere la prima battaglia col nuovo Milan per il futuro di Gianluigi Donnarumma. Fosse dipeso da lui, dopo il no sbattuto in faccia a Fassone a 'Casa Milan', non ci sarebbe stato alcun passo indietro. Era pronto ad applicare la sua consueta exit-strategy: il club in un angolo e lui a condurre il gioco. Portando Donnarumma nel club che poteva garantire le migliori condizioni economiche. Al suo assistito e a se stesso.
Poi però il giovane portiere è tornato sui suoi passi. Su consiglio della famiglia ha scelto di allentare la morsa, ha capito che non poteva voltare le spalle in modo così indegno a un club che gli ha dato credito a 16 anni, che non sarebbe stato un bene nemmeno per la sua crescita professionale. E ha chiesto al suo procuratore di tornare a trattare, di favorire un rinnovo che dovrebbe permettere al Milan di poter contare sull'estremo difensore classe '99 anche per la prossima stagione.
Se però il Milan pensa di poter fare di Donnarumma la sua bandiera grazie a un rinnovo di contratto si sbaglia di grosso. Perché Raiola è procuratore che il suo lavoro lo sa fare benissimo e l'attività di logoramento nei confronti del calciatore è appena iniziata. Se non produrrà frutti questa estate lo farà la prossima. O quella dopo ancora.
Tutto lascia presagire (anche se in questa vicenda il condizionale è d'obbligo) che alla fine Donnarumma resterà: rinnovo con clausola. Ma tra un anno o al massimo due si sarà qui a discutere delle stesse cose. Raiola è procuratore che ha come obiettivo principale quello di perseguire obiettivi economici, per il suo assistito e sé stesso. E questo non fa rima con la parola bandiera. Solo un cambio netto di Donnarumma col passato e col presente potrebbe cambiare le carte in tavola, altrimenti questo scenario abbastanza prevedibile presto diventerà realtà. Raiola quando si gioca nel suo campo al massimo perde una battaglia, quasi mai la guerra.

Infine, da registrare una tendenza in merito alla valutazione dei giovani. Il trasferimento di Vinicius, classe 2000 costato al Real Madrid 45 milioni di euro che sbarcherà in Spagna solo nel 2019, ha tracciato una strada tutta da seguire. Un caso citato anche da Enrico Preziosi, dopo aver chiuso la doppia cessione Pellegri-Salcedo all'Inter per 20 milioni di euro più 40 di bonus. Si tratta di tre calciatori che il massimo campionato - brasiliano o italiano che sia - l'hanno solo annusato, in qualche caso nemmeno. Eppure già costano quanto calciatori affermati.
In generale, dando un'occhiata ad alcune operazioni chiuse nelle ultime settimane riguardanti giocatori Under 21, si notano valutazioni sempre più importanti per questi giovanissimi. Per un Tielemans valutato correttamente, ci sono calciatori come Kessié e Schick che si muovono per 30 milioni, poco più o poco meno, dopo un'unica stagione discreta/buona in Serie A. Giovanissimi calciatori al prezzo di top player: conviene ancora puntare su di loro?

Pietro Pellegri, classe 2001, dal Genoa all'Inter: 15 milioni di euro + 15 di bonus
Salcedo Mora, classe 2001, dal Genoa all'Inter: 5 milioni di euro + 25 di bonus
Rodrigo Bentancur, classe 1997, dal Boca Juniors alla Juventus: 9.5 milioni di euro più il 50% della futura rivendita
Patrick Schick, classe 1997, dalla Sampdoria alla Juventus: 30.5 milioni di euro
Youri Tielemans, classe 1997, dall'Anderlecht al Monaco: 25 milioni di euro
Federico Dimarco, classe 1997, dall'Inter al Sion: 4 milioni di euro
Vinicius, classe 2000, dal Flamengo al Real Madrid: 45 milioni di euro
Franck Kessié, classe 1997, dall'Atalanta al Milan: 28 milioni di euro

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