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Debiti: Yonghong Li libera tutti. Bonucci, Torino è alle spalle. Una volta era il Milan che "cambiava". Mino chiama alle armi

di Mauro Suma
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Il nostro amico Doriano Baldassin, tifoso rossonero, quindi di parte, ma al solito preciso con le cifre, ci ha inviato come sempre i suoi specchietti. Fra cui spiccano due righe in coda alla semestrale, sia della Juve che del Milan. Eccole: Juve, indebitamento finanziario netto 279,7 milioni di euro; Milan, indebitamento finanziario 165,3 milioni di euro. Dal canto suo Il Sole 24 Ore (la cui autorevolezza, rispetto al New York Times o a Milena Gabanelli, è stata sostanzialmente sottaciuta nella lettura sorpresa del suo articolo sui debiti dell'Inter), ha scritto di prestiti erogati al club dall'azionista di riferimenti, passati da 40 a 221 milioni di euro. L'Inter ha preannunciato querele ed essendo stati in settimana a nostra volta, per gravi motivi familiari causa social, impegnati sia con la Polizia Postale di Milano che con la Procura milanese, non vogliamo dare altro lavoro agli inquirenti. Ma, una domanda sarà lecita: va tutto bene se ci sono dei soldi prestati, quindi dei debiti, con una proprietà che da Luglio 2017 ad oggi, "cambia spesso idea" (cit.) e non appare in primissima linea nell'impegno sugli investimenti? Non sono affari nostri, ma la domanda resta. Coinvolgendo in questo caso il confronto dell'indebitamento fra quello bianconero e quello rossonero, senza alcuna pretesa di confrontare il grande ciclo bianconero di questi anni rispetto agli anni difficili da cui proviene il Milan, la sensazione è ben altra. E cioè che il fuoco di fila sul presidente Yonghong Li sia utile, quindi strumentale, quindi produttivo. A tenere accesi i riflettori solo sul Milan e a troncare e sopire tutto il resto, a partire dai numeri bollenti di bilanci, rendiconti e parametri di altri club dai colori diversi da quelli rossoneri. Sarà l'abitudine a parlarne, fatto sta che sul Milan c'è una conoscenza finanziaria delle virgole, su tutto il resto facce stranite, boh, non si sa, andiamo avanti. La stessa protesta dei tifosi cinesi nerazzurri verso Suning è stata emblematica. L'avessero fatta i milanisti cinesi, avrebbe preoccupato le alte sfere istituzionali italiane. Fatta con tanto di striscioni da quelli interisti, è stata preceduta dal silenzio e seguita dal silenzio. Sono le mode e le onde mediatiche, a cui i tifosi del Milan hanno ormai fatto il callo.

Leonardo Bonucci, il capitano del Milan, è stato lasciato solo dalle circostanze nel momento in cui era più vulnerabile. Aveva bisogno più di altri di partire bene. Perchè la linea editoriale che lo inseguiva è balzata agli occhi in maniera abbastanza chiara: sminuirlo, ridimensionarlo, ingigantirne le eventuali difficoltà. Proprio per questo, lui doveva partire bene. Ma le gambe che giravano così così per tanti motivi a inizio stagione, i vari cambi di modulo, l'identità ibrida e la fragile compattezza del gruppo a inizio stagione, lo ha esposto. Al fuoco di fila dei titoli indotti e degli sfottò social. I due mesi terribili del Milan, ottobre e novembre 2017, Leone, come lo chiama Rino Gattuso, li ha subiti, patiti e pagati il doppio. Per questo che adesso che la squadra è assestata, che le gambe girano e che lui è tornato Bonucci, è il primo a meritarsi di goderselo questo momento. Tenendo conto di quel che significa godere per Bonucci, e cioè non avere mai pace, continuare a picchiare sul tasto dell'impegno e degli obiettivi. Un minuto dopo aver vinto, perchè lui si nutre di adrenalina positiva e ne ha bisogno ogni volta che va in campo. Per qualsiasi allenamento e per qualsiasi gara.

Eusebio Di Francesco ha cambiato molto la Roma, in funzione del Milan. E qualche cambiamento, stando ai rumors dei giornali, potrebbe farlo anche Luciano Spalletti nel derby di domani sera, con qualche sorpresa nello schieramenti dei singoli e delle loro rispettive funzioni. Come cambiano le stagioni. Nell'autunno difficile e inespresso, era il Milan che cambiava formazione di partita in partita e sistema di gioco fra una sostituzione e l'altra. Oggi il Milan è quello, una squadra in cui tutti sanno cosa fa il compagno e in cui non si corre a vuoto, organizzando così anche le energie. Tocca agli altri adeguarsi. E' proprio per questo che la squadra costruita da Gattuso sta entusiasmando i tifosi rossoneri. Comunque sia e comunque vada.

Mino Raiola va capito. Il suo cavallo di battaglia nei confronti di Gigio era evidente e mai taciuto, ma che ci fai lì, non vedi che squadra, non vedi che risultati, non vedi che società. E fino a metà dicembre aveva ragione lui. Adesso che però la squadra vince, convince ed è sempre squadra, che la società tira dritto rispertto a qualsiasi illazione, in qualche modo SuperMino doveva reagire. E ricordare a Gigio il suo pensiero. Soprattutto perchè, il problema non solo solo le vittorie in campionato e la qualificazione alla finale di coppa Italia, ma anche la rinascita, la ripartenza di un clima umano e intenso da vero Milan in quel di Milanello. Oggi Raiola non ha più come propria alleata la vaghezza e l'impalpabilità di inizio stagione. Suoi avversari sono i nuovi punti di riferimento che ha davanti agli occhi il giovane Gigio, nella sua crescita, e cioè il cuore di Rino Gattuso che lo guarda negli occhi, e la lealtà di Leonardo Bonucci che, consolandolo da uomo, nella serata più difficile, lo ha restituito alla causa che per Gigio è ancora la più bella di tutte, quella rossonera.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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