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Chi di soldi ferisce, di soldi perisce. La Juventus viveva lo Scudetto come assegnazione divina, il Maccabi rischia di rompere gli argini

di Andrea Losapio
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

Chi di soldi ferisce, di soldi perisce. Dovrebbe saperlo bene Andrea Agnelli e, sicuramente, avrà imparato la lezione. Quanto è costato alla Juventus un regno di nove Scudetti, senza mai perdere un'annata in Champions, alzando sempre il tiro e cercando di diventare il Paris Saint Germain d'Italia? Tanto, troppo, infatti ora sta perdendo tutto quello che aveva guadagnato. La sua è stata una presidenza illuminata fino a che non ha provato a essere quello che, di fatto, non può diventare. La Juventus, nelle idee del presidente, doveva diventare il Milan di Berlusconi, il Real Madrid di Bernabeu e Perez. Vincere e dominare in lungo e in largo, per questo ha preso Cristiano Ronaldo. Volare con un elicottero e andare in Grecia, come avrebbe fatto l'altro Agnelli, l'avvocato, per prelevare il calciatore che solo qualche mese prima aveva ammutolito lo Stadium con una rovesciata.

Non c'è una crescita perenne e non è uccidendo la competizione che si ha un ritorno. Perché le parole del marzo 2020 se le ricordano un po' tutti. "Ho grande rispetto per quello che sta facendo l'Atalanta, ma senza storia internazionale e con una grande prestazione sportiva ha avuto accesso diretto alla Champions. Giusto o meno, penso poi alla Roma, che ha contribuito negli ultimi anni a mantenere il ranking dell'Italia, ha avuto una brutta stagione ed è fuori. Con tutte le conseguenze del caso a livello economico. Bisogna proteggere gli investimenti e i costi". L'antitesi dello sport, insomma, come se la Juventus, la Roma, il Milan, l'Inter, non avessero il fatturato per essere già meglio di una squadra provinciale, che galleggia tra il sesto e il quindicesimo posto in classifica, solitamente.

Agnelli voleva privatizzare i guadagni infischiandosene di quello che, nello sport, è il motivo di interesse. Tutti possono vincere contro tutti. Nel calcio è questa l'epica. Il Maccabi Haifa che fa a pezzi la Juventus, ma anche l'Inter che fa quattro punti con il Barcellona oppure il Bruges che passa nel girone di Atletico Madrid, Porto e Bayer Leverkusen. Le storie fanno bene, la Superlega è noiosetta. A meno di non fare come la NBA che ha draft, tetti salariali, possibilità di vincere per chiunque. Ad Agnelli probabilmente, in un quadro dove "gli investimenti sono protetti", andrebbe anche bene, perché altrimenti non vincerebbe (quasi) mai. Invece il bello, come ha detto Tiago Pinto giovedì sera, è che il mercato e i soldi fanno il 20-30% di una squadra. Perché il Paris Saint Germain e il Manchester City si giocherebbero la finale di Champions ogni anno, invece è successo solo una volta per uno, perdendo.

Nel corso degli anni la Juventus ha cannibalizzato il campionato, ha speso fior di quattrini per calciatori, arrivando ad averne 14 su 20 fra i più pagati. Non si sa bene per quale motivo, peraltro, se non quello di essere sopra la linea di demarcazione, continuamente sopra il proprio status e oltrepassando le possibilità economiche. La proprietà ha immesso 535 milioni negli ultimi anni e la speranza di avere un bilancio positivo, come spiegato nell'ultima relazione, appare davvero come un miraggio, una chimera quasi impossibile. Quando qualcuno si pone al di sopra del club, come ha fatto Agnelli, ma anche Mbappé al Paris Saint Germain oppure Ronaldo al Manchester United, tutto declina rapidamente in problemi.

Ora il nome sballato è quello di Massimiliano Allegri, ma sembra che sia una catena di comando abbastanza complessa. Più che il tecnico è la dirigenza ad apparire in difficoltà cronica, anche cambiando gli addendi il risultato rimane quello, non migliora e anzi peggiora. La Juventus si è abituata a vincere lo Scudetto come fosse un'assegnazione divina, arrivare fra le prime quattro non è neanche in discussione altrimenti senza Champions si va a peggiorare ancora. Non è tutto scontato nello sport. E per fortuna.

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Lunedì 3 Giugno 2024
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