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Anti-juventini ok, ma Napoli ha esagerato. Meret, il "castigo" di Donnarumma. Il ministro Lotti e la Lega, Berlusconi e Galliani

di Mauro Suma
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L'onorevole Taglialatela in fondo fa tenerezza. Tenta di dire cose terribili sulla Juventus, ma gli vengono fuori così approssimative e superficiali che alla resa dei conti non fanno male. Uno dei problemi del Paese, semmai, è che la commissione Antimafia, una commissione su cose molto serie, sia divenuta il palcoscenico di un Napoli-Juve extracalcistico fra l'onorevole azzurro-partenopeo e l'onorevole juventino. E' semmai quello che è arrivato dopo Taglialatela, che lascia basiti. Uno su tutti, il sindaco De Magistris. Un primo cittadino plebiscitato ormai al secondo mandato che viene scoperto con le mani nella marmellata della ricerca del consenso fra gli ultrà come un politico alle prime armi, genera tristezza. Anche fra chi considera l'anti-juventinismo una possibilità. Da coltivare con intensità ma con educazione, con convinzione ma anche con rispetto. Dopo tanti Scudetti juventini, gli anti non possono mancare, fanno parte del gioco e vanno accettati. E' stato così anche per il Milan, per l'Inter, per lo stesso Maradona. A maggior ragione per la Juventus dopo Rizzoli e dopo Massa, dopo che lo Stadium è diventato l'antro della Sibilla per l'Inter prima, per il Napoli poi e per il Milan dulcis in fundo in questo inquietante inizio di 2017. Ma all'anti-juventinismo becero di De Magistris e di tante iniziative contro Higuain, preferiamo un anti-juventinismo pervicace, orgoglioso, a testa alta, senza cadute di tono e senza estremismi che lo fanno scadere a burletta facilmente attaccabile. L'unico risultato ottenuto da De Magistris è non a caso che, al suo riferimento inopportuno alla n'drangheta, hanno fatto eco le rievocazioni delle commistioni con la camorra di alcune stagioni del Napoli tristemente passate alla storia della vulgata e del luogo comune. E Napoli non merita di essere usata. De Magistris è un pubblico ufficiale e non può, mai, rischiare di contaminare l'atmosfera dell'ordine pubblico nell'attesa di una partita già carica e già tesa per conto suo. Napoli è stata splendida contro il Real Madrid, in campo e fuori. Capiamo perfettamente che Higuain faccia male, ma lo spirito di Napoli non deve avere come punto di riferimento la rabbia del Luglio del 2016 ma proprio lo spettacolo fornito contro i Campioni d'Europa in carica. Forza Napoli, ce la puoi fare.

Gigio Donnarumma non si è cosparso il capo di cenere e infatti in Nazionale è stato messo a mollo. Dopo la partita con l'Albania, è iniziata una spettacolare campagna a favore di Alex Meret. Dal momento che Gigio e la sua famiglia, protettiva nei confronti del ragazzo con tutto l'amore e tutta la spontaneità di una famiglia normale, vogliono sentire il Milan e parlare con il Milan, ecco Meret. Quello che dice che Meret è più completo, quello che ribadisce che Meret è più forte tecnicamente. Quell'altro che attento Gigio, se non ti decidi la Juventus ti molla per Meret. E rischia di andarci di mezzo anche la Nazionale. Dal momento che Buffon e tutti i media (eh eh eh...) molto vicini a Buffon hanno subodorato che la titolarità di Donnarumma ad Amsterdam non è un puro e semplice episodio nella testa e nei pensieri di Ventura, ecco che esaltare Meret significa normalizzare Donnarumma. Intento perfettamente in linea con le parole dello stesso Buffon all'indomani dell'Amsterdam Arena: ma sì dai, non esageriamo con Donnarumma, il senso non virgolettato, è capitato anche a Sirigu, Perin e Marchetti di giocare qualche volta. Che ambientino...hanno provato a marciare anche sulla candida ingenuità con cui un padre di famiglia, ammesso nel ritiro della Nazionale, ha proposto un gagliardetto juventino a Gigio per la firma di un autografo che lo stesso portiere del Milan ha educatamente accettato. In realtà il sorriso di Donnarumma merita di rimanere intonso da questa tela del ragno. Libero e incontaminato. Gigio non è un ragazzo che sta godendo di una libera uscita, non sta facendo la ricreazione nel Milan. Donnarumma è riuscito a tirar fuori amore anche da una tifoseria rossonera, fiaccata da anni di delusioni e di divisioni. E' già quel che è rimasto del sacro fuoco rossonero è più che sufficiente per far venire i brividi a Gigio ogni volta che entra in campo per il riscaldamento. Lui sta giocando con grande cuore, con lo stesso cuore che ha avuto il Milan nei suoi confronti, portandolo in palmo di mano in un momento storico in cui nella rosa dei portieri c'erano due come Diego Lopez e Christian Abbiati. Insomma caro Gigio, gli anni iniziano ad essere tanti e abbiamo ancora nelle orecchie la telefonata di Sheva dell'estate 2007: era a Milano, era lontano dal Milan da un anno e aveva il nodo in gola, "non ce la faccio più a stare lontano dal Milan"... Anche Kakà è riuscito a tornare al Milan, dopo averci provato altre 3 volte in 2 precedenti finestre di mercato. Caro Gigio, guarda gli occhi di Franco, di Paolo, sono la tua genia, il tuo naturale punto di riferimento. Dopo la numero 6 e dopo la numero 3, non c'è un solo motivo al mondo per cui fra 20 anni il Club delle 7 Champions non ritiri anche la numero 1, la maglia di un grandissimo che avrà saputo resistere alle ipocrisie, alle trappole, agli ambientini creati ad arte, ai sorrisini finti di persone a lui estranee. La maglia di Gianluigi Donnarumma.

Quello che pensa Adriano Galliani ci è molto chiaro. Quando a inizio settimana è trapelato un suo confronto con Silvio Berlusconi, la reazione è stata immediata: sto con il mio proprietario, non scappo, se non ci sarà più il mio proprietario andrò via con lui, ma sono sul ponte di comando del Milan dal 20 Febbraio 1986, e ci resto fino all'ultimo giorno. Quando, ieri, è trapelato un riavvicinamento di Adriano Galliani alla presidenza di Lega Serie A, la posizione è stata la stessa: nessuna decisione sul mio futuro, prima del closing. Insomma Milan, Milan, solo e sempre Milan. Ma la scansione può e deve essere interpretata: tra la versione di inizio settimana di un Silvio Berlusconi che "stoppa" Galliani verso la presidenza della Lega fino alla versione di ieri dell'ok dello stesso Presidente al doppio incarico di Galliani presidente di Lega e consulente Fininvest a contratto fino al 30 Giugno 2019, non c'è di mezzo il mare. C'è invece di mezzo niente meno che Luca Lotti. Proprio le parole del ministro dello Sport sul possibile commissariamento della Lega e di una Lega imbarazzante potrebbero aver determinato il cambiamento di orizzonte. Dal momento che Galliani è l'unico dirigente in grado di tornare a sintetizzare le fratture della Lega, ci sta che dopo le parole di Lotti siano aumentate le pressioni su di lui e di conseguenza su Silvio Berlusconi. Ricordiamo ancora oggi l'amarezza e il dispiacere di tutti i dipendenti e collaboratori di via Rosellini quando, nell'estate 2006, Adriano Galliani fu costretto a dimettersi dalla presidenza della Lega a causa dell'infame arancia meccanica, con il Milan penalizzato sia in campo che fuori, di Calciopoli. Non sappiamo cosa accadrà il 14 Aprile e attendiamo la data senza retorica e con grande rispetto, ma se il closing del Milan dovesse portare Adriano Galliani in via Rosellini piuttosto che in via Aldo Rossi, sappiamo perfettamente cosa lascerebbe l'attuale dirigenza giunta quasi al termine di una stagione nella quale ha potuto lavorare fra tante difficoltà ma attorniata da una maggiore serenità complessiva. Una spina dorsale vera, sana, di progetto e di prospettiva, sulla quale continuare a lavorare e a seminare: Donnarumma rimasto al Milan nonostante nel 2015 ci fosse stato il forte rischio di perderlo, i quattro terzini cresciuti nel Settore Giovanile rossonero, Romagnoli (smettiamola di rivangare Kondogbia e Jackson Sì, se fossero arrivati il francese e il colombiano, non sarebbe arrivato Romagnoli, certo che non sarebbe arrivato, e oggi lui è titolare della Nazionale e vale almeno 45 milioni sul mercato), Locatelli, Bonaventura (arrivato a costo zero, girando all'Atalanta il ricavato di Cristante), Suso e Deulofeu, per il quale il Milan ha già iniziato a dialogare con il Barcellona. E vogliamo aggiungere anche il controverso Bacca, che non tutti i milanisti amano, che sarà anche costato 30 milioni, ma che da quando è arrivato al Milan ha stravinto 33-7: 33 i gol suoi in partite ufficiali di Club, 7 i gol di Jackson Martinez sempre in partite ufficiali nell'ultimo anno e mezzo. Insomma, Lega o non Lega, il lavoro rossonero c'è e si vede.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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