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LA LAVAGNA - Il presente è (quasi) tutto nero, ma aspettiamo metà ottobre...

di Bruno Rosati
per Tuttocesena.it
DiLeonforte/TuttoCesena.it
DiLeonforte/TuttoCesena.it

Il Cesena non perdeva con quattro o più gol di scarto dal 31 maggio 2015, si giocava l’ultima del campionato di serie A; allo stadio Olimpico di Torino i granata si imposero con una rotonda manita. Al Tombolato, prima di questa giornata, il Cesena aveva perso solo una volta. Nell’aprile del 2014, in quel Venerdì santo fu Claudio Coralli ad ergersi a croce dei bianconeri. Un 1 a 0 che comunque non impedì al Cesena di raggiungere a fine campionato il quarto posto in classifica.

Per rendere bene l’idea, nel corso di un campionato tribolato, come quello dell’anno scorso, il Cesena è stato in grado di battere il Cittadella sia in Romagna che in Veneto. E stiamo parlando di un Cittadella non particolarmente differente da quello odierno che riesce a passeggiare su undici giocatori che sembrano capitati lì per caso.

Tutti hanno ben presente quanta fatica abbia fatto lo scorso campionato il Cesena per salvarsi e chiunque può ben ricordare che a fine marzo si era sempre lì, a ridosso dei play out, salvo poi allontanarsi definitivamente tra aprile e maggio. È stato necessario arrivare a due giornate dalla fine per avere la matematica certezza di permanenza nella serie cadetta; eppure nello scorso girone di ritorno il Cesena ha perso solo tre partite. Bene, in questa stagione le sconfitte sono tre già dopo cinque giornate appena (due di queste con un passivo pesante). Queste considerazioni servono per delineare in maniera precisa quale sia il quadro attuale e quanto pericolosa possa essere questa situazione nonostante ci si trovi soltanto all’inizio.

Da queste cinque partite emergono due aspetti particolarmente gravi. Il primo di questi è il numero di reti subite: sono già nove i gol al passivo, praticamente due a partita; di questi nove gol, due sono arrivati nei primi quindici minuti delle prime frazioni di gioco ed altri due nei primi quindici minuti dei secondi tempi; ciò è indice di scarsa attenzione e superficialità quando si scende in campo, un atteggiamento pressappochista che fa sì che ci si trovi sempre in balia dell’avversario di turno. Solo in una giornata su cinque il Cesena ha mantenuto la porta inviolata e in quell’occasione i demeriti degli attaccanti del Venezia sono stati ben maggiori della bravura della squadra bianconera.

A fare da contraltare a questi numeri tutt’altro che lodevoli ci sono i dati relativi ai gol segnati: in quattro gare su cinque i giocatori scesi in campo non sono riusciti a segnare una rete. Ed i contendenti sono stati sinora squadre di media fascia, non da primi posti.

Guardando queste due lacune da un’unica prospettiva, emerge un’evidente incapacità di reazione: al primo gol subito si tirano già i remi in barca e non si trovano soluzioni efficaci con le quali controbattere il punteggio sfavorevole.

Dopo la partita contro l’Avellino sarebbe stata una pia illusione ipotizzare che i problemi del Cesena fossero finiti. D’altra parte, una debacle del genere non era facilmente pronosticabile. Un così grande passo indietro è ben più preoccupante della miseria vista una decina di giorni fa a Terni. Vero è che a Cittadella non ha giocato Cacia (inizialmente a riposo perché non ancora al meglio della condizione) e, ad oggi, l’attaccante calabrese è la sola nota di speranza intravista in questo scorcio di stagione.

Ora, la rosa a disposizione è stata completata solo nelle ultime ore di mercato in cui sono giunti calciatori tutti potenzialmente titolari. Prima che gli ultimi arrivati si inseriscano del tutto nella squadra ci vuole ancora un po’ di tempo. Bisogna prendere atto che non vedremo ciò che effettivamente il Cesena è prima di metà ottobre. Possiamo dunque essere ottimisti, pensare che di lì in avanti il peggio sarà passato e che la squadra si risolleverà in breve tempo. Oppure no, si è liberi di credere che di qui al prossimo mese la classifica sarà già talmente compromessa che una squadra apparentemente carente di carattere (come il Cesena sta dando prova di essere) non saprà porvi rimedio. Ad oggi, non c’è dato saperlo.

Quello che sappiamo bene e che ci viene continuamente ripetuto da più campane è che Cesena è una delle piazze più seguite in assoluto come pubblico, tanto da non sfigurare al cospetto dei club di serie A. Tifosi così fedeli alla squadra che sostengono non meritano di vedere la regressione pressoché totale in cui la squadra è finita da tre anni a questa parte. Non può esistere alcuna attenuante: nessun infortunio, nessun problema ad operare sul mercato per difficoltà economiche, nessuna voce che dice “da altre parti stanno peggio”. Nulla. Perché sarebbe un inno alla mediocrità. Ed una città che svetta in maniera così preponderante per affetto ed attaccamento a quello che è un suo patrimonio non può permettersi di essere mediocre.


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