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TMW RADIO - AEK, Verde: "Senza tifosi sono amichevoli, meglio andare a lavorare"

di Dimitri Conti
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
Archivio Stadio Aperto 2020
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Archivio Stadio Aperto 2020
Daniele Verde, attaccante dell’Aek Atene, intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Daniele Verde, attaccante italiano attualmente all'AEK Atene, si è collegato in diretta a TMW Radio, ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini nel corso della trasmissione Stadio Aperto: "Ci siamo, la cosa più brutta sarà giocare senza tifosi, ma anche questo è calcio. Vedremo come andrà la prima giornata, poi ci abitueremo".

Quanto manca in Grecia? Che obiettivi avete in ballo?
"Mancano dodici partite, e sarebbero i playoff. Ci giochiamo la Champions, e saremo concentrati. Dovremo dimenticarci il casino che ci ha seguito finora, ma purtroppo la vita va avanti: speriamo di raggiungere gli obiettivi, compresa la semifinale di coppa, il ritorno dopo aver vinto l'andata".

Carrera vi sta facendo lavorare sodo.
"Non lo auguro a nessuno! (ride, ndr) No, è veramente eccezionale, i suoi metodi ricordano quelli di Conte, con cui ha lavorato. Lui però lo sa: a me la corsa senza palla piace zero, ma porta risultati ottimi, fa fruttare bene".

Come si vive la ripartenza in Grecia?
"Qui ringraziando Dio non c'è stato troppo caos. Ho una app da cui vedere contagiati e vittime del disastro: sono 2000 e un paio di centinaia, su 12 milioni di abitanti. Anche noi abbiamo osservato le precauzioni, e pure qui provano a ripartire con cautela".

In Italia si è polemizzato sulle partite al pomeriggio. Lì?
"Finora ho visto le prime quattro partite e si giocherà alle 21.30. Qui il sole picchia, fa più caldo dell'Italia: già sono stati toccati 33-35 gradi. Oggi abbiamo un'amichevole tra noi allo stadio e giochiamo alle 20,30 così da poterci un po' abituare al clima in vista della ripresa con il Panathinaikos".

Ci racconta come si è arrivati a definire il vostro protocollo?
"Anche qui non tutti erano d'accordo, ho parlato con lo staff, però avevano deciso di continuare e finire, perché nelle squadre non c'era nessun contagiato. Hanno continuato a fare tamponi, optando poi per questa soluzione".

Se venisse trovato un positivo, in Grecia che succede?
"Penso e mi auguro, anche perché non sono d'accordo con la decisione tedesca di far continuare comunque il campionato, che ci si fermi tutti. Si parla di rimanere in vita, non è un gioco. Sarebbe giustissimo a quel punto non proseguire".

Quanto ci vorrà a trovare una forma accettabile?
"Credo sia una questione psicologica. La preparazione è simile a quella estiva, ma mentalmente cambia qualcosa: non ci siamo fermati perché il campionato era finito, ma per tutt'altro".

Che effetto ha fatto la ripresa in Bundes?
"Sono amichevoli, non lo accetto così il calcio: senza tifosi meglio andare a lavorare. Non poter neanche esultare ai gol non ha senso. Anche a noi sono arrivate certe direttive, che si possa dare il pugno senza però mai abbracciarsi".

In area però le marcature strette ci sono.
"Sì, e neanche io trovo un senso".

Con le vacanze come avete deciso?
"Lo staff ci ha detto che avremo tra le due settimane e i quindici giorni prima di riprendere".

Il calcio a Salonicco è tornato in auge...
"Sì, e non solo il PAOK. C'è pure l'Aris: non li avevo mai sentiti, ma è una bella piazza e una bella squadra".

Che campionato ha trovato in Grecia?
"Non è al massimo tra i campionati, ma molte persone potrebbero ricredersi. Devono migliorare tanto, e ci stanno lavorando, però hanno strutture, tifoserie e squadre importanti. Le prime tre-quattro hanno giocatori di livello, anche per i nomi".

Quando pensa di rivedere la sua famiglia? Magari verranno loro a trovarvi?
"Qui ho deciso di fare anche le vacanze, verranno loro qui anche per far stare più tranquilla mia figlia piccola. Appena apriranno i voli diretti negli aeroporti, farò venire loro qua".

Come va a finire la Serie A? La Lazio può davvero vincere?
"Hanno sorpreso un po' tutti, sono una grande squadra e una grande famiglia. Il nome non conta niente, e secondo me qualche speranza ce l'hanno. Anche più del 50%... Sarebbe una bella cosa anche per il campionato italiano veder gioire altre squadre e non sempre le stesse".

Dove si vede tra un anno?
"Spero di chiudere nel migliore dei modi questo campionato, e il mio sogno poi sarebbe quello di tornare a giocare in Spagna. L'obiettivo più grande è diventare tra i calciatori più importanti ad alto livello, e per riuscire bisogna lavorare. Al di là del calcio, ho trovato gli spagnoli come noi, ed è un amore che mi porto dietro fin da bambino".

In Italia no?
"Certo, sono italiano. Non escluderei una buona proposta".

In Italia forse ci sono troppe tensioni.
"Ci sono pressioni alte, la differenza c'è".

Cosa vorrebbe vedere della Grecia?
"Ho già visto il Partenone e sono rimasto veramente a bocca aperta. Hanno tanto da mostrare qui, qualsiasi monumento è spettacolare".

Quanti gol promette da qui a fine campionato?
"Non sono messo male: l'obiettivo principale è segnare nel derby, che mi ha sempre portato bene. Proverò a proseguire in questa mia tradizione qui in Grecia".

Quale esperienza in carriera è stata più adrenalinica?
"Due non potrò mai dimenticarle: la prima, indelebile, aver conosciuto Ronaldo, e poi anche essere arrivato a conoscere Totti in prima squadra. Per me rimarrà sempre quasi una fantasia, non ci avrei mai creduto".

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