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Caro Sant’Elia, quanti ricordi...

di Pietro Piga
per Tuttocagliari.net

Un’intera Isola, per 47 anni, si è seduta sui gradoni prima e sui seggiolini poi, con la maglia del proprio idolo, la sciarpa rossoblù, la trombetta, la radiolina e gli smartphone, sognando di rivivere momenti come quelli del 12 aprile 1970, quando un gruppo di eroi mise fine al dominio – almeno per una primavera – delle squadre di Milano e Torino. Quelle figure mitologiche, vestite in casacca bianca con doppio rosso e blu nel colletto e nei bordi, resero felice un popolo che s’innamorò di loro. Questo sentimento, incondizionato ed esondante, scombussolò i piani di Antonio Sulprizio, architetto che si occupò, a partire dal 1964, della costruzione del Sant’Elia. L’impianto, che sostituì l’Amsicora, inizialmente prevedeva una capienza di 30.000 posti e alla fine, con l’aggiunta del secondo anello superiore, raggiunse quota 69.972.

IL BATTESIMO. Il 12 settembre 1970, il Sant’Elia, per la prima volta, ospitò il Cagliari e i suoi tifosi. Col tricolore sul petto, fresco di conquista, la formazione guidata da Manlio Scopigno sfidò, nel primo turno di Coppa Italia, la Massese. In 30.000 esultarono per quattro volte: alla punizione carica di potenza scoccata da Riva; al calcio di rigore piazzato sotto l’incrocio da Gori; all’autorete di Zana; e allo slalom di Riva, che lasciò impietriti gli avversari e disegnò un diagonale preciso. Finì 4-1, con Albanese che rese meno amara la sconfitta bianconera.

I MOMENTI INDELEBILI. Quattro giorni dopo l’esordio in Coppa Italia, il Sant’Elia aprì le porte all’Europa e si presentò. In 54.918, sulle gradinate in cemento armato di forma ellittica, assistettero alla Coppa dei Campioni, col Cagliari che si abbatté come un uragano sul Saint-Etienne: 3-0, col doppio mancino di Riva e il destro di Nené. Se quella con i francesi si tramutò in una notte indimenticabile, il pomeriggio del 9 gennaio 1972 non fu da meno. Sempre in completo bianco, l’undici guidato da Scopigno si trovò faccia a faccia con la Juventus, capolista del campionato. L’incontro, che fece registrare il record d’incasso (142 milioni di lire) e di presenze (67.000), vide il Cagliari portarsi in vantaggio con Domeghini, il quale venne «annullato» da Bettega; però, al 90’, un’uscita da libro dell’orrore di Carmignani consegnò il pallone sui piedi Gori, che segnò il 2-1 e portò a -3 le distanze in classifica dalla Vecchia Signora. Andando avanti di sedici annate, siamo nel 1988, il Sant’Elia divenne palcoscenico di una cavalcata trionfale: in quattro anni, con Antonio Orrù presidente e Claudio Ranieri in panchina, il Cagliari compì un enorme salto in avanti, dalla serie C alla A. Fu un altro Cagliari-Juventus, questa volta del 1° marzo 1994, ad entrare nella memoria dei tifosi. Nella gara d’andata dei quarti di finale di Coppa Uefa, i rossoblù, con Bruno Giorgi in panchina, non lasciarono scampo all’undici di Giovanni Trapattoni. Sul cronometro scoccò il 15’ del secondo tempo, Dely Valdes, in seguito ad un rimpallo in area di rigore, incrociò la conclusione e siglò l’1-0. Un gol importantissimo, che valse, insieme al successivo 1-2 al Delle Alpi firmato Firicaro-Oliveira, l’accesso alla semifinale. Il penultimo atto della Coppa Uefa, datato 30 marzo 1994, vide di fronte il Cagliari e l’Inter. In un Sant’Elia «ringiovanito» dai lavori per il Mondiale del ‘90 – capienza di 46.000 posti con seggiolini nuovi, copertura della Tribuna Centrale e la presenza, all’esterno, dei parcheggi –, il Cagliari del capitano Matteoli ebbe la meglio, in rimonta, con Oliveira, Criniti e Pancaro, che resero inutili le reti di Fontolan e Sosa. Più recenti, invece, i momenti magici vissuti il 29 maggio 2004, con la promozione in serie A a distanza di quattro anni in virtù del successo contro la Salernitana (3-1, in gol due volte Suazo ed Esposito); il 9 febbraio 2005, quando la maglia di Riva col numero 11 venne ritirata prima di Italia-Russia, match in cui giocarono Esposito e Langella; e il 23 maggio 2016, con la “Coppa Ali della Vittoria” alzata al cielo da Daniele Dessena per la vittoria della serie B. Lo stesso giorno, in occasione del “Conti Day”, il Sant’Elia omaggiò un altro capitano e Daniele, Conti, che diede l’addio al calcio giocato. Le lacrime davanti alla Curva Nord, insieme ai suoi figli, sono una delle immagini più commoventi della serata dedicata al «5».

I FATTACCI. Il primo, il 20 settembre 1971, quando sul terreno di gioco non scese il Cagliari ma la Nazionale di Ferruccio Valcareggi. Gli Azzurri, alla «prima» al Sant’Elia, disputarono un’amichevole contro la Spagna e persero (1-2). Il commissario tecnico, che non poté contare su Riva – ancora convalescente dal grave infortunio rimediato nell’ottobre del ‘70 a causa dell’entrata da bollino rosso di Hof –, convocò Cera, Domenghini e Gori. Tutti e tre non vennero schierati, così scoppiò l’ira del pubblico, che si esibì in un violento lancio di arance. La punizione fu la squalifica dello stadio, con la Nazionale che tornò a giocarci nel 1989. Tra gli episodi più gravi c’è, senza dubbio, quello del 17 novembre 2002. Infatti, al 35’ del secondo tempo di Cagliari-Messina, gara valevole per 12ª giornata della serie B 2002/2003, Emanuele Manitta, portiere dei siciliani, venne colpito sulla nuca da un pugno. L’autore dell’increscioso gesto fu un tifoso, che invase il campo dalla Curva Nord, e ciò portò alla squalifica dell’impianto per tre turni. Così, i ragazzi di Giampiero Ventura furono costretti ad emigrare al Nino Manconi di Tempio Pausania.

LAVORI E ARRIVEDERCI. In quasi mezzo secolo, oltre agli interventi per la costruzione e di rimodellamento per “Italia ‘90” sopracitati, il Sant’Elia fu oggetto di demolizioni (parziali) e ristrutturazioni. Le quali costrinsero il Cagliari, per diverse stagioni, a giocare altrove. Prima dell’inizio della serie B 2002/2003, il club di Massimo Cellino sborsò 3 milioni di euro per ottenere l’agibilità – c’era il rischio crolli nelle Curve e nei Distinti – e il via libera dalla Lega Calcio. I lavori consistettero nel piazzare tribune Dalmine, che comportarono l’eliminazione della pista d’atletica leggera, la diminuzione delle distanza tra il campo e gli spalti e il dimezzamento della capienza, che si abbassò a 23.846. La stagione successiva, invece, ci fu il rizzollamento del manto erboso, che portò il Cagliari a giocare, da settembre a dicembre, al Nino Manconi di Tempio Pausania. I problemi più gravi, però, arrivarono nel 2012, quando la Commissione Provinciale di Vigilanza dichiarò inagibile il Sant’Elia «per indifferibili esigenze di tutela della pubblica incolumità», che comportò alla chiusura della Curva Sud e dei Distinti. Le ultime quattro gare della serie A 2011-2012, i rossoblù di Davide Ballardini le disputeranno al Nereo Rocco di Trieste, poiché la capienza dello stadio del capoluogo sardo scese a 14.000, troppo bassa per le norme della Lega Serie A. Dopo l’arrivederci per tutta la stagione 2012-2013, il 23 agosto 2013 il Comune e il Cagliari Calcio firmarono una nuova convenzione per poter riprendere a disputare le sfide casalinghe al Sant’Elia. Il 19 ottobre, seppur i lavori non fossero terminati – prevedevano la rimozione delle barriere, un nuovo tabellone luminoso e il rinnovamento della Tribuna Centrale, del Settore Ospiti e dei Disabili –, il Cagliari giocò contro il Catania nell’impianto, davanti a 5.000 spettatori e fino al termine del campionato. Nel 2014, il 24 agosto, il Comune rilasciò una nuova autorizzazione per l’accesso allo stadio, con capienza di 11.800 posti, per Cagliari-Catania (Coppa Italia); mentre il 21 dicembre dello stesso anno riaprì la Curva Sud, denominata “Curva Sky” in seguito al finanziamento da parte di Sky Italia, e ci fu l’ampliamento finale (16.074 posti). Il 21 marzo 2015 cominciarono i lavori di demolizione delle tribune di cemento, con l’eliminazione di «spicchi» delle gradinate delle Curve e dei Distinti, site sopra le strutture in Dalmine.

L’ADDIO. Domenica pomeriggio, il Sant’Elia ospiterà l’ultima gara in serie A, a distanza di 47 anni dalla prima (27 novembre ‘70, Cagliari-Sampdoria 2-1), del Cagliari. E lo farà contro il Milan, nell’incontro della 38ª e conclusiva giornata della massima serie. Chiuderà definitivamente i cancelli, invece, il 1° giugno, col “The Last Match”: in campo il Casteddu, composto da ex giocatori del Cagliari, e il Sant’Elia Friends, una rappresentativa di avversari che hanno calcato l’erbetta dello stadio. Che è stato teatro di traguardi importanti e delusioni cocenti, vittorie memorabili e sconfitte che gridano ancora vendetta, eroi, campioni e non. È partito tutto con Riva e i quattro mori sul tetto d’Italia, è proseguito con le notti di Coppa Campioni, i salti nel buio e i ritorni alla luce. E chissà, domenica, come si concluderà la storia del Sant’Elia.


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