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TMW RADIO - Ds Pro Patria: "I playoff non dipendono da noi, abbiamo detto no. Ci hanno capiti"

di Dimitri Conti

Sandro Turotti, direttore sportivo della Pro Patria, si è così espresso ai microfoni di TMW Radio, intervenendo in diretta nel corso di Stadio Aperto, trasmissione condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, a partire dalla rinuncia a priori del club per un eventuale posto ai playoff: "Il fatto di non aver certezze di poter disputare i playoff e dipendere da un'altra squadra (finale Juve U23-Ternana di coppa, ndr) dopo tre mesi di stop, abbiamo deciso di rinunciare. Anche perché qua in Lombardia non è che il Coronavirus non esista più, col rischio che se qualcuno veniva contagiato poteva venir meno ancora la possibilità di giocare i playoff".

La squadra e l'allenatore come l'hanno presa?
"La voglia di tutti era di giocarsela, ma hanno capito la decisione della società, e mi permetta che è una situazione un po' diversa, la nostra non era consolidata direttamente dal campo. Prima dell'algoritmo, addirittura, sarebbe toccato al Como. Insomma, anche i tifosi hanno capito".

Lei ha detto che siamo già in ritardo per il tempo della riforma.
"Questa cosa è ormai così da inizio Duemila, e secondo me siamo andati avanti troppo. Il passaggio da C1 e C2 ad una C unica andava fatto ben prima, così come la prossima riforma, cui lavoreranno, serviva già da tempo. Dalla crisi economica sono passati 12 anni, eppure guardate quante squadre sono fallite, quanti problemi e punti di penalizzazione ci sono stati...".

Il numero dei club professionistici è un problema relativo?
"In Serie A, soprattutto, si fa impresa. In B ci sono comunque contributi importanti che permettono una certa gestione. In C si vive sugli utili delle aziende che ha il presidente, non ci sono altri discorsi. Quando l'economia italiana è stata colpita in una certa maniera, dal 2008 in poi, con meno soldi entrati nel calcio, e qualche cattiva gestione, hanno creato una certa crisi. Il calcio è cambiato, le favole Verona '85 e Sampdoria '90 oggi non ci sono più, siamo entrati in un sistema in cui tre squadre hanno potenzialità di vincere, due hanno avuto difficoltà e una vince il campionato da otto anni perché ha introiti totalmente differenti e può permettersi rose di giocatori che gli altri non possono avere".

Secondo lei le promozioni e retrocessioni d'ufficio sono giuste?
"Qualsiasi decisione avrebbe creato degli scontenti, la mia idea era un'altra, quella di provare a concludere il campionato".

Bella sfida costruire una squadra in questa situazione?
"Sì, anche perché non sappiamo niente delle regole del gioco, come sarà regolamentato il prossimo campionato, che contributi avremo... Noi che siamo una piccola realtà cercheremo di guardare con maggiore attenzione ai ragazzi più giovane ma non è semplice, non sappiamo neanche quando programmare i ritiri. Le incognite sono tante".

Javorcic è un buon allenatore?
"Molto bravo, è con noi ormai da tre anni e sicuramente ha potenzialità per far bene".


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