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Monza, un anno di Brocchi: "Il bello deve ancora venire"

di Tommaso Maschio

In una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport il tecnico del Monza Cristian Brocchi ha fatto il punto sull’anno alla guida della squadra brianzola dove era stato chiamato da Silvio Berlusconi e Adriano Galliani. “Ricordo la firma negli uffici di Fininvest e la chiamata il giorno prima di Galliani con cui abbiamo trovato l’accordo in cinque minuti. Si parlava di me fin da quando era cambiata la proprietà, ma non avevo sentito nessuno. Io cocco di Berlusconi? Aveva apprezzato il mio lavoro nel settore giovanile, e allora? Conosceva le mie qualità, ho lanciato talenti come Donnarumma, Calabria, Cutrone. Il Milan è una famiglia. E io sono in sintonia con l’idea di calcio di Berlusconi e Galliani”.

Spazio poi ai propri modelli da Capello (“Il mio mentore”) passando per Ancelotti (“Da lui ho imparato i segreti del 4-3-1-2”) fino a Prandelli (“Per la cura dei dettagli”) e al presente in Serie C: “Ho sempre giocato in squadre che avevano forti pressioni, ho allenato il Brescia che doveva salvarsi, ma in Serie C le gerarchie si consolidano a fatica e i play off sono un azzardo. Senza Berlusconi non sarei in questa categoria, ma non per presunzione, ma ambizione. Uno ambizioso sa quello che vale e ha un progetto in testa, uno presuntuoso si piace troppo, perde il senso della realtà. - continua Brocchi – Il bello deve ancora arrivare, abbiamo vinto tanto, ma non basta. Con Berlusconi l’attenzione mediatica si è ingigantita. Speriamo di rilanciare il senso di appartenenza brianzola”.


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