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ESCLUSIVA TMW - Pochesci dopo l’esonero: “Bisceglie ostaggio del presidente”

di Claudia Marrone

Dopo l’esonero dal Bisceglie, mister Sandro Pochesci, per chiarire quanto successo in casa nerazzurra, ha parlato ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com.

Dopo un momento in cui sembrava tutto rientrato, ecco l’esonero. Se lo aspettava?
“No. Anche se premetto una cosa: io ero già stato esonerato dopo la sconfitta contro il Bari, mi ha salvato la squadra che ha fatto cambiare idea a Canonico, convinto di avere una rosa forte, e infatti serviva solo qualche innesto. Se ho fatto altre partite, comunque, lo devo ai ragazzi. Ma il presidente vuol fare il padre padrone, vuol dire la sua su tutto: io accetto il confronto, ma le scelte le prendo poi di testa mia. A ogni modo, dopo il 2-2 di domenica, come è mia abitudine, ho chiamato il presidente, non mi ha risposto e mi ha liquidato con un messaggio, comunicandomi così l’esonero: non sono più riuscito a parlarci, ho sentito solo la squadra che non ha preso di buon grado questa scelta. Che va comunque rispettata, non mi era mai capitato in carriera di non vincere in 9 gare: l’esonero è giusto, ma non accetto i modi”.

A cosa si riferisce?
“Dopo Bari avevamo fatto anche una cena insieme, avevamo ricompattato tutto l’ambiente, eravamo anche riusciti a convincere la tifoseria a limare la contestazione. Canonico mi aveva fatto promesse che non ha rispettato, quando per me la stretta di mano ha un grande valore, più di un contratto firmato. La squadra ora è sola, lui sta tenendo in ostaggio una città e una tifoseria, fa il male del calcio. Anche se è dimissionario, è peggio dei banditi di cui parla Ghirelli”.

Che fine farà quindi il Bisceglie?
“Non lo so, so solo che il calcio ha bisogno di altre persone. Canonico ha i soldi, e di sicuro la solidità economica è un bene, ma serve anche che venga rispettato quanto detto. Serve correttezza. E voglio dire agli allenatori che quando certi signori ci cacciano, dobbiamo parlare, perché nessuno deve pensare che tutto sia dovuto: prima di essere allenatori siamo uomini”.


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