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Sampdoria, Darboe si racconta: "In confronto a quanto ho vissuto un infortunio non è niente"

di Daniel Uccellieri

"Questa settimana non ho forzato per una leggera distorsione alla caviglia rimediata in allenamento ma nulla di serio, ci sono. Sono nel mese del Ramadan ma niente scuse, riesco a gestirlo e quel che perdo sul piano fisico, lo recupero con la forza dell’anima", così Ebrima Darboe, centrocampista della Sampdoria, intervistato da Il Secolo XIX

Darboe racconta il suo arrivo in Italia
"In confronto a quanto ho vissuto un infortunio non è niente. Sono orgoglioso di essere gambiano, ma per il mio sogno dovevo partire. E ringrazio l’Italia. Il calcio mi ha dato la forza. Mia madre non voleva farmi giocare, giustamente. Io le chiedevo le scarpette, lei doveva pensare a come farci mangiare e studiare L’unico che ci credeva come me era mio zio, sono partito con lui. Per i giovani è più facile, ho sofferto meno, non mi hanno fatto nulla di male ma ho visto
cose brutte, verso i più grandi e le donne. E solo dopo, quando ci hanno salvato, ho capito quanto abbiamo rischiato in mare e sulla terra con quel che ti possono fare in Libia. Sono tra i fortunati. E appena in Italia ho pensato al calcio".

Obiettivi nella Samp?
"Continuare come stiamo facendo, lavorare duro, gara dopo gara, per giocarci la chance di riportare la Samp dove merita. E sogno il primo gol a Marassi, per esultare ancora di più con i nostri tifosi”.


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