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Unai Emery e il ritorno di Mister Europa League

di Marco Conterio

Serviva Mister Europa League per superare la nemesi Valencia. Quella che con Alfredo Di Stefano in panchina sconfisse l'Arsenal nella finale della Coppa delle Coppe del 1980. Cinque partite totali, tre vittorie del Valencia e pure tre reti siglate in due occasioni diverse da John Carew. Seriva Unai Emery, per conqusitare la seconda vittoria per l'Arsenal. Per mettere il muso davanti. Per vincere una partita dove pure sembrava che la kryptonite sembrava avere ancora il solito effetto per i Gunners: spagnoli subito avanti con Mouctar Diakhaby, svettato in mezzo a tre torri dell'Arsenal. Lione lega la gara con un filo sottile ma chiaro: il centrale è arrivato in Spagna da lì e lo stesso vale, ma a squadre invertite, per Alexandre Lacazette. Due reti, poi quella finale di Pierre-Emerick Aubameyang con tanto di capriola.

Emery: l'Europa è casa sua Unai Emery Etxegoien da Hondarribia, quindicimila anime e il solo fiume Bidasoa di distanza dalla Francia, è uomo dei Paesi Baschi. Però è pure uomo di frontiera, pronto a partire, a difendere, a conquistare. Da tecnico condivide il record di Europa League con Giovanni Trapattoni, che le vinse quando si chiamavano Coppa Uefa. Nel palmares ha pure una Ligue 1, due Coppe di Francia, due Coppe di Lega in terra transalpina e due Supercoppe nazionali. Col PSG, tutto in Francia, col Siviglia invece, tutto in Europa. E' per questo che i Qatarioti non l'hanno confermato, perché l'avevano preso per sfruttare al meglio la sua caratteristica. Quella mostrata anche stasera, contro il Valencia. Che Mister Europa supera anche le nemesi, i tabù.


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