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Storia di un predestinato. Vlahovic, i paragoni con Ibra e il colpo della Fiorentina

di Marco Conterio

Ivica Iliev, antica conoscenza del pallone nostrano e allora direttore sportivo del Partizan Belgrado, disse di Dusan Vlahovic, ieri due gol contro la Sampdoria nel 5-1 per la Fiorentina, che ancora aveva diciassette anni da compiere e giocava nei bianconeri. "Avrà bisogno di tempi d'inserimento i in una nuova squadra, ma si tratta di un attaccante bravo tecnicamente, col fiuto del gol e piazzato fisicamente. Farà strada anche lui, ve lo garantisco. Qui lo definiscono già il nuovo Ibrahimovic”. Uros Djurdjevic, che con lui giocava proprio a Belgrado, disse. "Avrà bisogno di tempo per adattarsi ma è un grande prospetto. Dovrà guadagnare l'esperienza necessarie ma può fare al caso di chiunque". Il 23 giugno 2017, Dusan Vlahovic divenne ufficialmente un giocatore della Fiorentina, accordo ratificato poi al compimento del diciottesimo anno d'età. Questo perché extracomunitario ma il direttore sportivo Pantaleo Corvino credeva così tanto nell'ariete serbo da anticipare i tempi. Da bruciarli, da accelerare, da spendere 1,4 milioni di euro per prenotare Vlahovic. Per il quale il Partizan si è garantito una ricca percentuale sulla futura cessione, perché è bottega sì cara e fruttifera ma pure lungimirante.

Un predestinato Dusan Vlahovic, classe 2000, ha avuto bisogno di tempo per adattarsi e ambientarsi. Adesso, vent'anni, è un centravanti da Serie A. La forza con cui ha calciato il rigore che ha piegato le mani di Emil Audero lo racconta al meglio. Forza bruta ma pure tecnica pura. Paragonato in patria a Savo Milosevic, ha sempre detto d'ispirarsi a Zlatan Ibrahimovic. Quando firmò con la Fiorentina, gli addetti ai lavori strabuzzarono lo sguardo, perché "uno così è da grande squadra, subito". Si aspettavano firmasse e saltasse dal Partizan allo United o al Real, per intendersi, ma la Fiorentina ha avuto brama e fretta di firmarlo. E ora è sbocciato. Sembra solo l'inizio.


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