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Roma, dal delisting al binomio ds-dg: ecco le tre “D” dei Friedkin

di Dario Marchetti

Fonseca ieri in conferenza stampa è stato chiaro: “Il futuro è domani (oggi, ndr)”. Riferimento chiaro alla sfida delle 15 con il Genoa che, con una vittoria, potrebbe chiudere il primo tour de force dell’anno (sette gare in 20 giorni) senza sconfitte. Al futuro, quello un po’ più lontano, invece pensa la dirigenza. Tre, infatti, sono gli argomenti che più di altri tengono impegnato il management giallorosso. Il primo è il delisting, ovvero l’uscita dalla Borsa, per il momento solo rimandata. Fallita l’Opa, ai Friedkin l’86,8% del club e per portare comunque il club da Piazza Affari rimane solo la fusione con un’altra società non quotata e facente parte del gruppo del magnate texano.

Gli altri due nodi in casa Roma, poi, iniziano sempre con la D e fanno parte dell’organigramma giallorosso. Da tempo manca un direttore generale e nei giorni scorsi si era fatto il nome di Michele Uva, ex vice presidente Uefa, ora in cerca di nuovi progetti. La la posizione alla quale si guarda con più urgenza è quella del direttore sportivo. Dopo il licenziamento di Petrachi a condurre il mercato sono stati Fienga, De Sanctis e degli intermediari di fiducia, ma per il futuro il profilo studiato è quello a metà tra un diesse vero e proprio e capo scouting. Per questo la figura di Giovanni Sartori dell’Atalanta piace molto. La sensazione, però, è che ci vorrà ancora del tempo con sostanziali novità che potrebbero arrivare a fine novembre, primi di dicembre. Nel frattempo dalla Roma è uscito anche Paul Rogers, ormai ex responsabile della comunicazione digital del club giallorosso.


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