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La riforma sparita: dalla centrale unica all’authority, i tentativi sfumati di blindare il protocollo

di Ivan Cardia

La vicenda di Lazio-Torino, non giocata e ora prossima a divenire l’epicentro di una controversia giudiziaria, mette il calcio italiano di fronte alle proprie responsabilità. E al mancato intervento per anticipare problemi di questo tipo. Su quello che si poteva fare e non si è fatto fa il punto La Gazzetta dello Sport: memore di Juventus-Napoli, negli ultimi mesi, Lega e FIGC avevano cercato di irrobustire il protocollo. Anche per cercare di mediare rispetto alle indicazioni delle ASL. Così, nel documento predisposto dal presidente Dal Pino e dall’ad De Siervo, dietro le indicazioni di Casasco, numero uno dei medici sportivi, era individuata la necessità di una centrale unica dei tamponi, come anche la richiesta al Ministero della Salute di una figura di raccordo rispetto alle autorità sanitarie. Un’authority, che avrebbe comportato qualche rinuncia in termini di sovranità da parte dei club. E infatti ha sbattuto contro il muro in assemblea: tra chi si è messo di traverso alla centrale unica, chi ha detto no all’ipotesi di una bolla per e chi ha sollevato altri distinguo, è rimasto infine in vigore l’attuale protocollo. Decisamente superato.


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