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La Juve vince ma fatica a dominare: bene il 3-0, l'approccio è un campanello d'allarme

di Ivan Cardia

Cercare dei difetti in un 3-0 può essere inseguire il pelo nell’uovo. La Juve ha battuto lo Spezia: missione compiuta, in piena emergenza. Il risultato, per i bianconeri di Pirlo, fa ben sperare. I segnali da alcuni singoli, Bernardeschi e Morata in primis, anche. Ma, fatta la doverosa premessa che contro i liguri fanno fatica un po’ tutti, e basterebbe chiedere al Milan secondo in classifica per avere una risposta in tal senso, la strada verso la rimonta col Porto continua a essere lastricata di dubbi. Non soltanto legati all’infermeria, debordante, della Continassa: è una considerazione da cui non si può sfuggire, la Vecchia Signora è funestata dagli infortuni nel momento decisivo della stagione e questo dato di fatto non può essere ignorato.

Ma il primo tempo è un campanello d’allarme. Perché conferma alcuni dubbi, uno su tutti: quando si tratta di guidare la partita, la Juve fatica. Se di fronte non trova spazi ma una squadra combattiva e, lo si legga con accezione positiva, tignosa, la manovra dei bianconeri non riesce a essere convincente. Fluida, avvolgente. Forse perché non supportata, complice l’infermeria piena di cui sopra, da grandissimi cervelli ma da ottimi faticatori e una batteria di campioni, attuali o futuri, in solitaria. E poi, c’è la questione dell’approccio: fino al palo di Ronaldo, la squadra campione d’Italia in carica ha sostanzialmente lasciato 40 minuti di gioco agli avversari. Lo Spezia perdona, il Porto? È quello l’obiettivo a cui va inevitabilmente puntata la barra in quel di Torino.


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