.

La frecciata di Cristiano Ronaldo a Massimiliano Allegri

di Marco Conterio
Fonte: dal nostro inviato all'Allianz Stadium di Torino

Una domanda e si sfila le cuffie, Cristiano Ronaldo da Madeira. Niente traduzione, l'italiano lo capisce ma parla in inglese. L'escamotage è da intervistato scafato, da chi sul futuro dice che "l'età è un numero" e non risponde a chi gli chiedeva se farà tutti i quattro anni alla Juventus. Da chi quando gli si chiede di Dybala, Higuain, Matuidi, generalizza e mai specifica, al grido de "l'importante è la squadra", e poi vincere, comunque, altro che partecipare. Non era in conferenza stampa da un anno, dai tempi del caso Mayorga e da Manchester, dalla terra in cui l'ha consacrato prima dell'esplosione madrilena. Si è seduto accanto a Maurizio Sarri, oggi, in una scena che sembra ora consuetudine ma che è storia di Olimpo e polvere, gavetta e benedizione divina. Che s'incrociano, Ronaldo in tutta la sua perfezione, Sarri in quel che è sempre stato. L'allenatore con la tuta, che dell'immagine non ha mai fatto un'ossessione, tutt'altro.

La frecciata ad Allegri Che è sottaciuta ma ben gridata, sorriso e orecchino brillanti. "Abbiamo più fiducia. Abbiamo più occasioni. Siamo più offensivi". Poi il carico. "Abbiamo cambiato per migliorare". Da Allegri a Sarri, figli di un gioco diverso, non maggiore o minore, però sicuramente differente negli addendi per adesso e nel risultato chissà. Il pragmatismo del livornese, uno in più e buonanotte ai giochisti, la filosofia di Sarri il cui gioco è sinfonia, crescendo, occasioni e tritacarne. Ronaldo ha messo nel mirino il gioco, perché sì vincere e non partecipare, ma pure convincere e divertirsi. La definizione di my exhibitions, più volte usata, è esemplificativa. Personale e personalizzata. Ronaldo che si diverte, Ronaldo che dà spettacolo. Non vincere col solo scopo di farlo ma con tutto quel che al portoghese regala gioia. "Segnare, far gol, vincere le partite".


Altre notizie