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La finale Champions dei rimpianti d'Europa di Gianluigi Buffon

di Marco Conterio

Una rincorsa sportivamente maledetta, guanti, parate, sudore, lacrime, imprecazioni, vittorie e grandi delusioni. E' la Champions League del rimpianto e del destino beffardo per Gianluigi Buffon, che parte da Torino, atterra a Madrid, fa scalo nei sogni e nel petrolio di Parigi, si perde Cristiano Ronaldo, lo ritrova, e finisce a Lione. Intanto il Paris Saint-Germain, nell'anno in cui ha rivoluzionato meno, ha imparato a esser più squadra. Colpisce la frase di Kylian Mbappé degli scorsi giorni che ha detto che "io e Neymar abbiamo capito che abbiamo bisogno degli altri per vincere". E non era così, non è mai stato così, superato il confine. In Europa il Paris sembrava una costellazione, anche quando Buffon provò a guidarlo senza successo in Champions League. Mai ammesso, ma segreto di Pulcinella, scelse Parigi per la vita ma anche perché credeva che quella fosse la piazza perfetta per raggiungere la sua chimera. Poi la Juventus prese Cristiano Ronaldo, l'uomo di Champions, altro segno di un destino beffardo. Così il ritorno, solo che ora è il PSG in finale, all'ultimo scoglio, contro il Bayern Monaco. Come il gatto col top, in una rincorsa disperata, di uno dei più grandi portieri della storia che quella Coppa lì, anno dopo anno, non è mai riuscito a bloccarla coi suoi guantoni dorati.


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