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L'Hellas, Ilic e un riscatto non semplice. Ma D'Amico ci ha visto lungo, di nuovo

di Luca Chiarini

"Ci son cascato di nuovo" non è soltanto il verso di una canzone divenuta ormai celebre in tutte le radio e le piattaforme streaming dello Stivale. Senza scomodarne più del lecito l'autore, Achille Lauro, è anche declinabile (in senso assolutamente positivo) come una sorta di slogan da applicare al lavoro di scouting condotto nell'ultimo anno e mezzo da Tony D'Amico, direttore sportivo dell'Hellas Verona, in concerto con la sua rete di collaboratori. Il riferimento specifico è a Ivan Ilic, talento cristallino pescato quasi dal nulla dal club scaligero.

In quelli che sono i giorni della consacrazione alle platee europee del 2003 Musiala, i gialloblù si coccolano un protagonista inedito, di appena due anni più grande del trequartista del Bayern, e del quale iniziano ad intravedersi le stimmate di un futuro campioncino. Con tutti gli scongiuri del caso, ça va sans dire. Anche perché Ivan non è altro che un bambino (e qui citiamo Juric) dalle doti più che promettenti, virtuose, ma comunque ancora acerbe. Soprattutto in ripida (e rapida) crescita.

Un balzo in avanti niente male per uno che, fino a qualche mese fa, lottava senza garanzie per un posto da titolare al NAC Breda, nell'omologa olandese della Serie B nostrana. Eppure a Verona ci han visto lungo, ancora una volta. E soprattutto Ilic ha lavorato sodo, senza verbo proferire, non esitando a sfruttare le occasioni. Che di certo non sono mancate, perché Veloso si è fermato spesso in questa stagione. Il gol di Genova (secondo in campionato, dopo quello piuttosto fortunoso contro l'Inter) è un po' il coronamento dei suoi primi mesi italiani, una rampa di lancio dalla quale spiccare auspicabilmente il volo. I tempi non sono ancora maturi per identificarlo come primissima scelta per il centrocampo, anche perché la concorrenza è folta e agguerrita. Ma è innegabile che il suo status in squadra abbia subito un'evoluzione per molti versi impronosticabile a inizio stagione. Le prossime settimane saranno cruciali per il suo futuro, perché sulla testa del serbo pende un'opzione di riscatto (siamo oltre i dieci milioni) da corrispondere al City, club che ne detiene il cartellino e che si è comunque riservato una contropzione. E non è escluso che l'Hellas possa lasciarsi ingolosire, specie se Ilic dovesse continuare a brillare così.


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