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Juve, gli allenatori di Andrea Agnelli: la svolta con Conte, Allegri il tecnico simbolo

di Ivan Cardia

Inizia con Luigi Delneri, svolta con Antonio Conte, finisce con Massimiliano Allegri. Dal punto di vista degli allenatori, la traiettoria della Juventus di Andrea Agnelli, che si è dimesso ieri sera dopo dodici anni di presidenza, è questa qui.

Il primo: Delneri. Arrivato insieme alla coppia Marotta-Paratici dalla Sampdoria, il tecnico di Aquileia non è riuscito a riproporre in bianconero la magia blucerchiata. In bianconero nella stagione 2010/2011: 50 panchine complessive, soltanto 20 vittorie. E il settimo posto a fine campionato.

La svolta: Conte. Invocato per anni dalla tifoseria, l'ex capitano è stato l'uomo della svolta, soprattutto in campo italiano. Tre stagioni, tre scudetti: 102 panchine complessive in bianconero, un'incredibile 67,55 per cento di vittorie. L'anno iconico rimarrà per sempre il primo, quello delle zero sconfitte e di un tricolore inatteso. Saluta sbattendo la porta dopo aver concluso il campionato a 102 punti.

Max andata e ritorno. Con Allegri è iniziata tra le uova e ora qualche tifoso juventino replicherebbe volentieri. Nel mezzo, però, l'allenatore simbolo delle vittorie di Andrea Agnelli: cinque scudetti, quattro supercoppe, due coppe Italia. E due finali di Champions League, che restano l'apice mai raggiunto dalla Vecchia Signora in questi dodici anni di regno. Poi il bis, sinora meno felice: quarto alla fine dello scorso campionato, adesso insegue una rimonta complicata. In totale, alla data attuale, 344 panchine juventine: di più, soltanto Lippi e Trapattoni.

Maurizio Sarri e Andrea Pirlo. Le icone di quello che non ha funzionato negli ultimi anni. Col toscano, colpo di fulmine e rottura: vince lo scudetto, se ne andrà dopo una lunga e tormentata crisi di rigetto, 52 panchine dopo. L'ex Maestro sarebbe dovuto essere il colpo di genio di Agnelli: è durato soltanto un anno, non particolarmente entusiasmato.


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