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Inzaghi a Udine è al bivio tra la vecchia e la nuova Inter

di Ivan Cardia

È come se l’orologio del calcio italiano fosse tornato indietro. Il derby perso è stato sufficiente per alimentare nuovi e vecchi dubbi sull’Inter, almeno nell’ambiente esterno alla Pinetina. Sulla sua sua forza e sui suoi limiti: la squadra che sembrava destinata a vincere il campionato per inerzia non è più considerata invulnerabile. Deve dimostrare qualcosa. Ovviamente, non era vero prima che i nerazzurri fossero imbattibili e non è vero adesso che debbano sbandare. È iniziata una nuova stagione, con tutti i suoi fisiologici punti interorgativi.

È proprio questo il punto. La sconfitta contro il Milan come cesura. Di là, una vecchia Inter forte vincere; di qua, l’Inter che forte e vincente deve diventarlo. Con una linea di continuità nel
mezzo, ci mancherebbe altro. Ma non è solo una questione di principio: pure tattica. Se la condizione di Lautaro, che in settimana ha lavorato a doppio regime perché è quello il vero tema, rientra tra i tanti interrogativi del momento, la linfa arriva dai nuovi innesti.

È l’ora di Zielinski e Taremi. Ben più prosaicamente, si profilano alcune novità di formazione rispetto al derby. In difesa si fa spazio Bisseck al posto di Pavard, in mezzo Frattesi dovrebbe occupare lo spazio lasciato libero dall’infortunato Barella. Sia il polacco che l’iraniano dovrebbero partire da titolari, e questa è una scelta tecnica oltre che legata alle inevitabili esigenze di gestire le forze a disposizione. Uno titolare punta a divenirlo in pianta stabile, l’altro caccia il primo gol e la conferma di essere un’arma in più. Della nuova Inter rispetto alla vecchia, che cambierà superando un dogma: gioca chi sta meglio, anche i titolarissimi della scorsa stagione non hanno il posto garantito.


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