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Fassone confessa: "Bonucci un errore. Yonghong Li sottovalutò i debiti"

di Dimitri Conti

Marco Fassone, ex ad del Milan, ha parlato dagli studi di Sportitalia: "Quando inizi un lavoro e per un anno sei convinto di aver seminato, e non puoi completarlo, allora ti rode. L'idea di cosa ci fosse dietro è semplice: il proprietario di allora ha sottovalutato l'idea di poter restituire il prestito entro 18 mesi. Era convinto di avere un debito piccolo in confronto ai beni che possedeva... E così ha dovuto passare la mano agli attuali proprietari. Ripensando all'agosto 2016, quando ricevetti la telefonata dei cinesi, credo che chiunque al mio posto non avrebbe resistito alla tentazione di far parte di un progetto che sembrava importante. Stava trattando con Fininvest, supportato da un advisor enorme e da uno degli studi legali maggiori d'Italia... Se cedi a questo signore è perché dietro c'è un progetto serio. Ero onorato e orgoglioso. Abbiamo cercato di fare il meglio possibile, per riportare entusiasmo. Strada facendo si percepiva che c'erano difficoltà finanziarie, ma non immaginavo potesse finire così".

Quanti soldi ha perso Li? "La società, in cambio del debito. Erano 300 milioni, con interessi 370, per il club e altri 250 milioni da parte della holding. Non ha restituito subito i primi. Non l'ho più sentito dopo la sua, e la mia uscita. Ma già prima era difficile, anche perché parla solo il cinese".

Occasioni per il futuro? "La nostra vita è fatta di sliding doors. Non è detto che squadre meno blasonate non possano offrire progetti comunque molto stimolanti".

Perché la scelta di Mirabelli ds? "Massimiliano era il primo collaboratore di Ausilio, l'ho conosciuto grazie a Piero e ci lavoravo assieme nell'Inter. Vedevo come operava, e che alcuni acquisti di quella Inter del 2014/15, alcuni ancora oggi punti importanti della squadra, erano state sue intuizioni. Cercavo un direttore che volesse scommettere con me, e lui mi disse che era pronto a lasciare l'Inter quando ancora il closing non era completato".

Avrebbe affidato a Maldini questo ruolo? "La mia idea all'epoca era un Milan a due punte: la vecchia volpe Mirabelli e con lui il campione Maldini. Paolo poi ha fatto le sue scelte. Immagino che ci siano poi stati risvolti per cui vede questo progetto di ora più interessante rispetto a quello in cui c'ero io. C'è anche una disponibilità economica che io non avevo. Hanno fatto la scelta di spendere molto più di noi sul lato dirigenziale".

Perché il Milan si è staccato dal treno delle big? "Non è l'unica. C'è un gruppo di squadre che ottengono risultati sopra i fatturati ma ce ne sono altre, come Milan, Inter e Roma, che invece hanno riscontrato qualche difficoltà in più, pagando il pedaggio da gestioni storiche ad altre internazionali, trovandosi così ad inseguire. Chi ha fatto meglio, come Juve, Napoli, Lazio e anche Atalanta, ha cambiato meno e raccolto risultati".

Bonucci è stato un errore? "Sì. Prima dell'acquisto di Leo abbiamo fatto otto-nove acquisti e nella strategia c'era l'intenzione di costruire una rosa per il 4-3-3 di Montella. I difensori centrali li avevamo già fatti, ci mancava la punta. Invece si scelse di ridurre la quota per l'attaccante e di destinare quei soldi ad un leader come Leo. Col senno di poi forse potevamo scrivere una storia diversa".

E l'altro errore? "Non ve lo dico".

Fu uno sbaglio anche il rinnovo di Donnarumma? "No, questo secondo me no. Non avevo avuto offerte, e per me andava assolutamente messo nella condizione di rimanere, così da mantenere nel Milan un talento così giovane. Il lavoro di Massimiliano andò a far rinnovare i vari Calabria, Cutrone, Suso, Bonaventura eccetera".

La conferma di Montella fu scelta giusta? "Sì. Sia per la logica di voler dare continuità, sia perché poi Vincenzo andò bene".

Ancora sull'acquisto dell'attaccante. "Mirabelli aveva messo al primo posto della lista l'arrivo di una punta, un profilo top da affiancare ad Andre Silva. Ne avevamo molti vicini, tra cui Belotti".

Cristiano Ronaldo vi fu offerto? "Il presidente insisteva, ma io avevo visto che non riuscivamo a farlo con le nostre potenzialità economiche. Il Milan è una realtà di grande fascino ma non siamo mai andati oltre a calcoli interni".

Avete provato a prendere Aubameyang? "Lui è sempre stato un pallino di Mirabelli, ma il Borussia Dortmund ci fece un prezzo più alto di quello che era il suo valore. Avessimo spinto forse l'avremmo preso".

Quando tornerà il Milan in Champions? "Mi auguro subito, anche se quando fai certi cambiamenti il primo anno è complicato, e dal secondo si comincia ad essere più competitivi. Quest'anno potrebbe essere di transizione".

Quale la sua migliore esperienza in carriera? "Da ogni tappa ho imparato qualcosa. Alla Juve ho fatto 8 anni e costruito la squadra che dal 2011 è arrivata a oggi. A Napoli è stata la mia prima esperienza da dg, riportando la squadra in Champions dai tempi di Maradona e vincendo la Coppa Italia nella mia ultima notte lì. All'Inter ho potuto aiutare Moratti nella trattativa di vendita del club, una cosa che non avevo mai fatto. Al Milan invece fu una gestione a 360° con il presidente più lontano".

Cosa pensa delle critiche di Pallotta? "Il Milan forse a qualcuno faceva anche un po' paura, a quel tempo".


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