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#CarrollComesHome. L'ariete, Newcastle, le birre e i consigli di Capello

di Marco Conterio

"Deve bere meno birra e non ama bere solo quella". Fabio Capello, allora commissario tecnico dell'Inghilterra, suggerì e bacchettò Andy Carroll. Rovesciava sul campo ma pure bionde sul tavolo, evidentemente. Adesso torna a casa, romantico, perché nel Tyneside tutto è iniziato. Gomiti alti, in area e con gli amici, la punta di Gateshead è quella che più d'ogni altra incarna l'essenza dell'ariete inglese. Altro, grosso, forte, potente, testa e brindisi. Un tipo forte, atletico e stravagente, Andy Carroll. Quando giocava al West Ham, dopo il secondo tempo contro il Burnley, volò al matrimonio della cognata. Non fece in tempo a cambiarsi, nelle foto ricordo ha la tuta degli Hammers.

Coi Magpies lo fa esordire Joe Kinnear, nel 2011, a gennaio, al gong del mercato, va al Liverpool come secondo giocatore inglese più pagato della storia del football dopo Rio Ferdinand. Dura poco, nell'estate del 2012 va al West Ham che prima lo prende in prestito e un anno dopo lo compra per 20 milioni di euro. La metà di quanto il Liverpool lo pagò, in una parabola che nel Merseyside ha interrotto premesse e promesse, che ha tenuto Carroll sempre ad alti livelli ma mai più in prima pagina. La storia riparte, ora, un anno per ricominciare. La stretta di mano con Steve Bruce, inglese d'origine controllata, sancisce una nuova storia. Carroll torna a casa.


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