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Acerbi e Juan Jesus, le versioni sono opposte. Patata bollente per il procuratore Chiné

di Raimondo De Magistris

Il 'Corriere della Sera' oggi in edicola ricostruisce quanto avvenuto in occasione dei faccia a faccia che Francesco Acerbi e Juan Jesus hanno avuto con la Procura Federale. Le due versioni sono opposte perché da una lato il centrale dell'Inter ha ammesso di aver pronunciato la parola nero, ma non in senso dispregiativo e ora spera nell'applicazione dell'articolo 39 del codice di Giustizia Sportiva che sanziona la condotta gravemente antisportiva con due giornate di squalifica salvo aggravanti. Dall'altro lato, il difensore del Napoli non ha fatto alcun passo indietro e confermato di aver udito distintamente l'insulto razzista 'negro'.

La palla passa ora al procuratore federale Giuseppe Chiné che deve decidere, in pratica, a quale delle due versioni dare più credito. Non esistono infatti filmati di quel battibecco, né traccia nel referto arbitrale o nell'audio del VAR. C'è da un lato la denuncia di Juan Jesus: "Mi ha chiamato negro, a me questo non sta bene". E dall'altro la difesa di Acerbi: "Nessun insulto razzista, gli ho detto 'Ti faccio nero'".

Ieri Acerbi si è video-collegato dalla Pinetina, mentre Juan Jesus ha scelto di non essere nel centro sportivo e si è consultato esclusivamente col suo procuratore Roberto Calenda. L'Inter sostiene Acerbi, convinta dalla sua versione. Il Napoli, dal canto suo, è dalla parte del suo tesserato. Entro metà della prossima settimana arriverà la sentenza.


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