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Roncone (CorSera) sugli azzurri: "Lampi di genio di Luciano, si può sperare"

di Paolo Lora Lamia

"L’ entusiasmo e la speranza sono i due sentimenti forti dentro cui restiamo stretti, adesso che la partita è finita. Ma dobbiamo lasciare che a prevalere sia la ragione. E dirci che l’unica cosa da fare è mantenere la calma, continuando ad affidarci a Luciano Spalletti". Parte così Fabrizio Roncone nel suo pezzo sul Corriere della Sera, riguardo al successo dell'Italia contro l'Albania.

Prosegue: "Sanguina calcio. È il suo genio, il suo carisma. Gli è bastato allenare questi azzurri per qualche giorno di seguito. Ritrovarseli al campo ogni mattina. Guardarli con i suoi occhi pieni di brace. E trasferirgli le sue magnifiche ossessioni (Walter Sabatini, amandolo, sostiene che è «un dirimpettaio della follia»). È il motivo per cui il nostro cittì vuole che i suoi giocatori, tutti, indistintamente, vivano di aspirazioni sublimi. Uno schema banale lo demoralizza, lo mortifica.

Osservando l’armonia di gioco degli azzurri si intuivano alcuni suoi colpi d’ingegno. Forse il più evidente: l’idea che Pellegrini, galleggiando a sinistra, diventasse nel palleggio un regista laterale, aggiunto, e per gli albanesi inatteso. Per lunghi tratti, abbiamo poi visto gli azzurri difendere a due, con Di Lorenzo e Bastoni, perché Calafiori diventava, in modo sistematico, una mezzala. Certo, è quello che gli ha fatto fare Thiago Motta a Bologna, per buona parte della stagione. Ma per mettere questo ragazzo esordiente in Nazionale a suo agio negli ingranaggi proprio alla prima partita di un campionato d’Europa, ci vuole coraggio e una certa visionaria consapevolezza".

In chiusura: "Andare sotto dopo 23 secondi, e per giunta per una follia, è durissima. Ma Spalletti aveva forgiato i suoi. Immaginare di affidarsi alla fortuna anche per un solo corner, lo fa letteralmente infuriare. Non sa cosa sia, la fortuna. Mai incontrata in una sua partita. Si è dovuto sempre fidare della fatica. Della passione. Dello studio profondo. Della sua capacità di essere concentrato (è facile immaginare cosa abbia pensato di Dimarco, in quel momento)".


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